23/12/2016 | 04.13
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Lecchiamoci le dita

L’Atalanta agguanta all’ultimo tre punti preziosi e il bilancio dell’andata, cui manca una partita, è incredibile. La partita dimostra ancora una volta la capacità di adattarsi e di imparare dagli errori, oltre che l’assenza di un calo fisico. Arriva il calciomercato, con Caldara già promesso alla Juve, ma i segnali per essere fiduciosi, e sperare in una conferma del gruppo, sono evidenti.


CHE BOTTINO!
Grandiosa questa Atalanta. Il gol di D’Alessandro è arrivato a tempo scaduto, vero, ma sarebbe stato assurdo non vincere una partita dominata in questo modo.
Gasperini cercherà di lavorare sulla mentalità di questo gruppo per capire come sia possibile sbagliare tante occasioni sottorete, o creare un volume di gioco così cospicuo senza capitalizzare, ma resta indubbio che non ci siamo mai divertiti tanto ad essere tifosi della Dea. Al punto che i nerazzurri stanno attirando le simpatie di diversi addetti ai lavori, più o meno celate, grazie al suo bagaglio di gioventù e agonismo, di spensieratezza e qualità. Ben venga, in futuro questa stagione, come successo a suo tempo con i Vava Boys, porterà una nuova generazione di tifosi, oltre a qualche sogno in più.
Dopo la partita con l’Udinese ecco un altro match casalingo da brividi, stavolta con lieto fine natalizio annesso: difese arroccate e sporadiche comparsate davanti alla porta di Sportiello, inoperoso ma comunque trafitto alla prima occasione.
Quando manca una partita alla fine del girone di andata, siamo già a quota 32 punti, oltre ogni più rosea aspettativa, ed è già un record. Tirando le somme, abbiamo vinto 10 volte su 18, e delle 6 sconfitte si potrebbero non considerare le 4 dell’inizio barcollante, quando Gasperini ancora non aveva in mano completamente la squadra. Rimangono due pareggi ben diversi, con Fiorentina e Milan: se nel primo match il punto ci sta stretto, nel secondo è stato strappato con le unghie.
Nel nuovo corso, dalla partita di Crotone in poi, solo la Juventus ci ha battuti nettamente a Torino, mentre con l’Udinese sappiamo tutti come sia andata la gara. Tralasciando l’avvio ad handicap è l’unico vero rimpianto di questo campionato, ma le vittorie a tempo scaduto con Roma ed Empoli, oltretutto in rimonta, rendono positivo il saldo con la fortuna.
Insomma, nessun atalantino si sognerà mai di lamentarsi per quanto raccolto finora, ma l’Atalanta non solo ha meritato ogni punto conquistato, ma ha le carte in regola per fare anche meglio nel ritorno. Il sesto posto non deve essere un punto di arrivo, ma un punto di partenza, perché sarebbe un delitto non lottare per un traguardo prestigioso, ora che mai come prima appare alla portata.

DA CICALA A FORMICHINA
Spunti di riflessione per il futuro non sono mancati neppure in questo match, che è piaciuto non solo per il modo in cui si è vinto, nonostante una vittoria nel recupero regali sempre una botta di entusiasmo incredibile, ma anche per come è maturata la vittoria.
La squadra infatti è partita come un diesel e si è accesa una volta in svantaggio. Al di là della reazione è sembrato quasi che fosse una scelta di Gasperini quella di giocare con il freno a mano tirato, una mossa molto saggia.
Due settimane prima l’Udinese aveva dimostrato come aggredire l’avversario nel primo tempo senza tregua possa risultare un’arma a doppio taglio, poiché la squadra si arrocca in difesa e, se non si trova subito il vantaggio, si rischia di sprecare energie inutilmente. Il risultato è che, soprattutto se in panchina c’è una volpe come Del Neri, nella ripresa basta dare maggiore freschezza all’attacco avversario per poter fare male in contropiede e vincere sul piano del fisico.
Con l’Empoli dopo lo svantaggio la squadra non ha reagito con una fiammata, tanto che i tifosi hanno temuto non ci fossero più le energie per ribattere. Dopo tutto i nerazzurri avevano giocato solo tre giorni prima e gli inserimenti di Gilardino e Pucciarelli hanno ricordato le mosse viste con l’Udinese. Stavolta la tattica di Gasperini ha funzionato e soprattutto i cambi, più Kessie di D’Alessandro, hanno dato quella sferzata che anche con la Roma aveva ribaltato il risultato. La differenza sta che in quel caso nel primo tempo era la qualità degli avversari, i capitolini, a imporre una certa cautela nell’attaccare.
A volte, con certe squadre chiuse in difesa, serve avere pazienza e pensare di poter vincere non per forza andando in vantaggio nel primo tempo, ma anche accelerando nel momento giusto. Un plauso a Gasperini e ai ragazzi, che lanciano un messaggio chiaro: non sono cotti, gestiscono solamente in modo diverso le energie, a seconda del tipo di partita, anche perché giocare a quel ritmo per tutta la gara non sarebbe umano.

IL PATTO DI FERRO
Inizia il calciomercato e subito arrivano mille voci, ma stavolta il gruppo ha dimostrato, fino a questo momento, di non avere mal di pancia e di saper tenere alta la concentrazione.
Caldara è già stato promesso alla Juve per 15 milioni più bonus, ma rimarrà a Bergamo fino al 2018. Qualcuno storce il naso, ma sappiamo che conta la volontà del giocatore e a certi club e a certe cifre è difficile chiudere la porta, soprattutto per lui, il ragazzo. Abbiamo tutti visto cosa è successo a rimandare una vendita, prendendo l’impegno con il giocatore, come nel caso di Bonaventura. E abbiamo tutti ben chiaro cosa succede quando si ha troppa fretta di lasciare una squadra in cui giri a mille per uno squadrone, come nel caso di Grassi. Non possiamo inoltre dimenticare cosa succede nel bloccare un giocatore, che già è altrove con la testa, come accaduto con Sportiello.
Nel giro di pochi mesi può cambiare tutto, e in società sanno esattamente cosa sia meglio per tutti quanti. Tante mosse di mercato, giudicate sbagliate o frettolose dai tifosi, si sono poi rivelate azzeccate, altre che facevano sognare sono state un buco nell’acqua. Questa stagione dovrebbe essere di lezione per i tifosi, che mai avrebbero pensato a certi risultati e a certe scoperte in così poco tempo.
Se Gasperini è l’uomo giusto, la società saprà aiutarlo nel rendere al meglio e allo stesso momento trovare una stabilità economica preziosa, anche in vista della realizzazione del nuovo stadio.
Tutti davano Kessie e Paloschi tra i partenti, mentre i giocatori stessi dimostrano di voler restare. Dall’altra parte perché non pensare che forse Caldara ha visto presentarsi il sogno di una vita e ha trovato con la società il giusto compromesso per restare all’Atalanta e allo stesso tempo garantirsi un futuro?
Sappiamo tutti che più di un anno giocatori come lui e Gagliardini non ce li potremo godere: è nella storia dell’Atalanta. Così come sappiamo che sono già pronti altri talenti, pronti in casa o meno, che non ce li faranno rimpiangere. Soprattutto se a guidarli c’è un maestro come Gasperini.
Prendiamo questa novità, quella di tenere giocatori già promessi ad altre squadre, come qualcosa di positivo: non c’è più la frenesia di volare via, di abbandonare questi colori, di sognare obiettivi più importanti irraggiungibili con questa maglia, anche se a chiamarti non è il Sassuolo o il Torino, ma la Juventus. Padoin, per fare un nome del recente passato, non ci ha pensato su due volte, lasciandoci a Gennaio.
E se questo gruppo avesse stretto un patto di ferro? Se nessuno volesse abbandonare la barca prima che almeno non si sia provato a lottare fino in fondo per un obiettivo ben chiaro? Forse è solo una illusione, ma ogni partita abbiamo dimostrazione di quanto questi ragazzi siano uniti e di quanto vogliano lottare insieme, al di là dei singoli obiettivi personali. E i messaggi d’amore per questa maglia sono numerosi.
Solo a fine gennaio capiremo se si tratta di una illusione, sia fuori che dentro il campo, ma le premesse per una storia diversa dal solito ci sono tutte. Crediamoci.

 

BY MACCIU

By staff
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