08/06/2017 | 17.00
0

Lettera al sito : "Ringraziamenti alla squadra da un bambino degli anni ottanta"

Di questa storica stagione si è detto di tutto.

E' semplicemente un sogno per un atalantino, nato come chi scrive negli anni Ottanta, che per anni si è sentito raccontare la mitica sera del ritorno di semifinale di Coppa Coppe del 1988: avendo all'epoca nemmeno quattro anni l'ho sempre vista come una sfida leggendaria (avendone ben donde), una cavalcata fino a quel momento mitica interrotta sul più bello dai rivale del Malines visti mai come rivali da me ma come parte integrante della leggenda. Molti anni più tardi passando in treno dalla stazione della cittadine delle fiandre non ho potuto fare a meno di scattare una foto al cartello con la scritta Mechelen tra lo sguardo perplesso dei compagni di viaggio che non capivano.
E' semplicemente un sogno per un atalantino nato nella prima metà degli anni ottanta che ha solo un vago ricordo dell'ultima Coppa UEFA giocata dalla Dea e dell'ultima sfida nei quarti di finale con l'Inter.

I miei ricordi più nitidi partono dalla stagione del tridente Lentini-Inzaghi-Morfeo, con il giovane Inzaghi preso e rimasto a Bergamo come scommessa che finisce la stagione da capocannoniere della Serie A, un giocatore dell'Atalanta roba impensabile, passano per lo sfortunato epilogo del doppio spareggio salvezza con la Reggina (che grandinata, lì posso dire c'ero...) e attraverso gli innumerevoli anni delle “retrocessioni fisiologiche”. Nel frattempo ricordo le innumerevoli partite viste al Comunale spendendo quasi tutta la domenica (ora con l'asse interurbano e motorizzato impiego poco più di venti minuti, alla fine degli anni '90 le due sole corse domenicali dal mio paese a Bergamo mi imponevano di partire più o meno a mezzogiorno e di tornare quasi alle venti...), le imprese dei Vava Boys ed il primo Doni quello con i capelli lunghi che è andato al Mondiale 2002 direttamente da giocatore delle Dea e che poi è andato a cercar fortuna altrove accorgendosi poi dell'errore (e qui, aimè, mi fermo...), gli anni di Del Neri dove ho visto personalmente giocare all'Atalanta il suo miglior calcio fino a quest'anno e poi quelli di Colantuono, delle penalizzazioni con lo spettro della retrocessione a tavolino. Da buon bergamasco sono poco incline ai festeggiamenti, forse troppo poco incline, troppo abituato a sentirmi ripetere di aver sempre fatto il mio dovere nei migliore dei casi. Anche per questo mi sono sempre riconosciuto nell'Atalanta: una piccola nel campionato più difficile (ora magari non il più importante ma tatticamente sempre il più impegnativo) del Mondo che ha sempre dovuto affrontare le squadre più blasonate e facoltose. Ho sempre visto con orgoglio la per me mitica maglietta “nerazzurra”: mi sono sempre identificato con la mentalità del giocatore da Atalanta, magari non così tecnicamente forte ma che buttava il cuore oltre l'ostacolo. Ho sempre parlato con orgoglio del nostro leggendario settore giovanile sempre improntato a provare a formare uomini prima che calciatori, riuscendo sempre a tirar fuori buonissimi giocatori.

Arrivando ai giorni d'oggi abbiamo ancora tutti negli occhi l'esordio della stagione appena terminata: la nostra più bella stagione sulla quale finalmente potrò dire “io c'ero” con orgoglio.
La Lazio non vede palla, mai vista giocare l'Atalanta in quel modo in attacco: è decisamente spettacolare e, di fatto, mi luccicano gli occhi ma prendiamo tre imbarcate in difesa e siamo sotto tre a zero. Sono consapevole che il Gasp ha bisogno di un pochino di assestamento, è il mio allenatore italiano preferito (l'estate scorsa quando ho letto che arrivava a lui pensavo nella classica bufala), confido che gli si dia tempo: anche un Genoano scrive al sito di aver pazienza, ci divertiremo, nel frattempo però ne prendiamo quattro. Si perde anche con la Samp a Genova, vinciamo con un Torino ampiamente rimaneggiato (mors tua vita mea) e ne prendiamo tre a Cagliari: poco male ci attendono un Palermo destinato alla retrocessione e poi il Crotone, anche se quest'ultimo in trasferta. Perdiamo in casa con il Palermo, il perché non c'era un uomo sul primo palo in occasione del gol degli ospiti resterà per me un mistero ma succede. Dubito anche io, si iniziano a sentire mugugni e voci di allenatori contattati vinciamo con il Crotone e i più pensano “si ma con il Crotone vincevano tutti”. Ci ripresentiamo in casa con il Napoli, poi rivelatosi il miglior attacco del campionato, e con sommo stupore leggendo la formazione vedo che il Gasp ne sta facendo una delle sue: se ne intende di giovani, speriamo bene. Iniziamo la nostra vera stagione, da lì in avanti è un sogno ad occhi aperti durato in pratica trentadue partite sempre sentendo dagli altri scuse: il Napoli era in turnover (avete fatto solo un tiro in porta accenna un collega napoletano), con l'Inter l'olandese non capisce nulla, il Pescara è un'altra predestinata alla B. Annientiamo (è proprio il caso di dirlo) Genoa e Sassuolo, la rivelazione della scorsa stagione (il doping finanziario non conta purtroppo) e ci presentiamo alla sfida in casa con la Roma e penso: speriamo che la difesa regga o ce ne danno di santa ragione. La difesa regge e Kessie, subentrato, spacca la partita.

Da lì in avanti tutti si accorgono che non è solo fortuna e non parlano più di sorpresa Atalanta ma iniziano a temerci e a lodarci: abbiamo un centro sportivo all'avanguardia, investiamo nei giovani, programmiamo il futuro. La realtà è che a noi era predestinato un altro allenatore, grazie Campedelli, e che tutto per una volta si è incastrato nel modo giusto: l'allenatore giusto che ha saputo adattare le sue idee al materiale a disposizione e che ha saputo crescere e fare esplodere i vari Caldara, Conti, Freuler, Gagliardini, Kessie, Petagna. Il tecnico che ha avuto anche il merito di far rendere al meglio il Papu Gomez e Masiello (hai sbagliato ma sei uno dei pochi ad aver pagato, grande Andrea!) e che ci ha regalato questo sogno ad occhi aperti.

Non so se i nostri eroi, lo so è un termine impegnativo ma per il traguardo ottenuto in questa stagione adeguato, si rendono ancora conto di cosa significa tutto questo per noi tifosi e per la nostra Città.

Non so come sarà la prossima stagione ma so di certo che porteremo in Europa (non ci credo ancora...) tutto il nostro orgoglio di bergamaschi, tutto l'orgoglio per una squadra che da sempre rappresenta la nostra Città in giro per l'Italia con qualche capatina nelle competizioni continentali.

Non so come saranno tutte le stagioni a venire ma aspettando di viverle nello Stadio finalmente ristrutturato, per riportare uno striscione esposto quest'anno in Curva,

“Largo ai sogni senza paura, cavalchiamo questa avventura”.

Forza Atalanta da un bambino degli anni ottanta che finalmente, con orgoglio indipendentemente da cosa succederà, questa volta c'è stato: ha dovuto aspettare di diventare uomo per dirlo ma ne è valsa la pena...


Aleksandar84

By staff
0 commenti