28/04/2019 | 11.30
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Lettera al sito

Buongiorno.
 
Mi chiamo Jacopo e sono un 28enne molisano, tifoso dell’Atalanta da sempre. Ieri ho scritto questo pezzo, magari pubblicabile per il vostro sito, che seguo sempre con piacere. 
 
Un caro saluto, buon lavoro e forza Atalanta!
 
 
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Innumerevoli volte, il quesito, ma-perché-sei-dell’-Atalanta, tu che da Bergamo disti chilometri settecento-quindici, e otto ore di viaggio, non è mica Testaccio-Garbatella, mica le conosci le Orobie infarinate di neve, e mica come te conversano, ché là è tutto un pota scecc ciapala sura sota baloss, altri suoni, altro ceppo, altra scorza.
 
Ma è la stessa, la scorza, è la stessa la pelle di chi non dice vado-allo-stadio, ma dice vado-all’-Atalanta, e io vado all’Atalanta da quando ero alto un metro, sfogliavo l’album per sceglierne una, e questo nome classicheggiante mi chiamava come una sirena, lunghi fluenti dorati capelli al vento.
 
E poi ho capito, un giorno, poi un giorno tutto ha incominciato a riordinarsi, ché in ‘Us and them’ di Gilmour e soci sento cantare black and blue, ed è quella l’investitura cromatica. E poi il cinema di Vigo, la sua barca, il suo film, ‘L’Atalante’, la dolcezza in bianco e nero, Jean che si tuffa in acqua per ritrovare Juliette, sconfinato acquatico amore.
 
E ancora Bufalino detto Dino, che mai è contento della sua opera, mai sente di mettere un punto definitivo, di continuo quell’opera la plasma, la impasticcia, la rilucida, ché il perfettismo è la sua fede, il perfettismo come ciò-che-quasi-grandiosamente-è, ma-non-è-ancora, dunque perenne condizione di crescita, di progressione, di onanismo, di non-morte, senza mai appagare del tutto, se no che gusto ci sarebbe. E l’Atalanta è questo, è sempre ciò che potrebbe essere e non è ancora, ché ci manca sempre qualcosa, è l’avventura, l’Atalanta, l’ho capito in un documentario di Herzog in Antartide, si dice che rivelare l’ultimo luogo sconosciuto e vergine sulla terra fu irreversibile e triste, ché al Polo Nord e sull’Everest non si doveva andare, ché un luogo inesplorato sulla mappa ci vuole sempre, serve la chimera, il sogno, l’imperfezione, anzi il perfettismo, come l’Atalanta, non è altro che l’avventura, non è altro che il continente inesplorato, ed è già tutto scolpito nella sua natura, erroneamente la chiamano dea ma Atalanta fu invero ninfa, metà umana metà divina, e non è questa la più grande traccia del suo perfettismo, del suo essere monca, avventurosa, illimitata?
 
Jacopo S. 
 
By staff
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