16/09/2017 | 13.30
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Lettera al sito : before, during the game and after

E finalmente il grande giorno è arrivato.

E’ arrivato dopo giorni di febbrile attesa, in cui ognuno ha vissuto emozioni differenti ma accomunate dallo stesso denominatore. Erano anni che non vedevo la città di Bergamo stringersi in modo così caloroso alla propria squadra: la corsa ai biglietti, l’organizzazione della “trasferta casalinga” per Reggio, le centinaia (nel reale senso della parola) di messaggi scambiati per l’Atalanta, i discorsi sull’Atalanta anche da parte di gente che normalmente non è interessata alla Dea. Insomma, si respirava Atalanta.

Anche noi, tra amici, abbiamo passato i giorni precedenti a pensare ai dettagli, che poi dettagli non sono. Vedere un gruppo di splendidi quarantenni cercare di imparare il nuovo coro della curva, emozionarsi tanto da non dormire la notte precedente, guardare centinaia di volte il tragitto da fare in auto, pensare all’abbigliamento migliore, come una quindicenne alla prima uscita importante. Perché l’importanza di un appuntamento si capisce anche da ciò che si indossa: io, ad esempio, maglietta storica “Sit-in” di Agostinelli con il numero slavato da mia moglie, sciarpa Brigate anni ’80 ed anfibi come nelle trasferte ai tempi che furono.

E la giornata inizia con piccoli segnali: andando al lavoro, l’autoradio seleziona in modo casuale dal mio elenco alcuni MP3 che sembrano ricollegarsi al “Leit motiv” della giornata: “Emilia paranoica” (vedi la tappa della giornata), poi i Beatles (di Liverpool, come i nostri avversari) ed un attimo dopo “One step behind” dei Madness (la canzone che viene sparata a tutto volume allo stadio al termine di una partita conclusa con la vittoria). Segnali de destino?

Al lavoro avvertire vampate di calore come se si stesse aspettando chissà che cosa. Poi uscire di casa venti minuti prima dell’appuntamento fissato per la partenza ed essere tesi come se si stesse andando ad un esame di vitale importanza.

Ed in macchina tutti concordi nel dire: “E poi vada come vada. Perché in fondo per noi è già una vittoria il poterci essere”. Frase ripetuta all’infinito anche con tanti altri incontrati prima della partita, che rendeva bene lo spirito di come i bergamaschi avessero approcciato questo evento. Era una festa, un appuntamento storico a cui bisognava esserci. A prescindere dal risultato.


Ecco, questo è stato il “prima”.

Immaginatevi il “durante”…

Ed immaginatevi il “dopo”!

P.s. A proposito… chiedo scusa ai vicini di posto per l’esultanza “scomposta” sul terzo gol ed a mia sorella per l’occhio nero che le ho causato

 

Ago76

By staff
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