Lettera al sito: "Io e l'Atalanta"
Fra pochi giorni compirò QUARANTANNI,
il calendario dirà 40 ma io me ne sento massimo 38: il passaggio del turno di Champions della Dea (anche per come è avvenuto) è stata una scarica di positività e vitalità che mi ha investito in pieno e non credo che si esaurirà a breve perchè resterà comunque un ricordo meraviglioso per tutta la vita.
Intendiamoci: ci sono cose molto più importanti nella vita, essendo (stato) anche un attivista politico molto coinvolto posso dire che non mi sfugge il peso diverso che può avere un'impresa sportiva rispetto ai drammi che affliggono il mondo.
Una delle più grandi difficoltà che ho avuto nella mia esperienza politica è trovare tante persone a impegnarsi per un obiettivo. Un conto è andare in piazza una volta l’anno, un’altra è impegnarsi in un progetto, per questo chiedo E POI?
Torno all’atalanta...
La consapevolezza e la razionalità però non devono schiacciare la gioia e la felicità.
Reprimere la gioia sarebbe la cosa più sbagliata da fare.
Giusto non perdere il controllo, come hanno saputo fare Gasperini e i suoi ragazzi in questi anni strepitosi, ma altrettanto giusto esaltarsi e godersi al 101% questi momenti perchè sono comunque situazioni di carica e ricarica fondamentali, utili in futuro quando le cose magari non vanno come vorremmo.
Torno sull'impresa, ancora più strepitosa perchè realizzata senza 2/3 top player, senza stipendi da record, senza campioni che oscurano tutto il resto, un'impresa di uomini NORMALI. Sicuramente strafortunati, che lavorano giocando a pallone, ma comunque non singoli fenomeni mediatici da copertina. Il fenomeno mediatico che ha preso la ribalta è l'insieme, il progetto, il collettivo. Una meraviglia.
La storia del club somiglia a quella del brutto anattroccolo simpatico ma bruttino che diventa cigno invidiato da tutti e di cui tutti si innamorano. Quella gioia la puoi raggiungere solo se sei stato brutto anatroccolo, se nasci già cigno non puoi capire cosa si prova.
Noi con "solo" una coppa in bacheca che abbiamo avuto probabilmente raggiunto il culmine della "carriera" con la semifinale in coppa delle coppe del 87-88 che ricordo in modo sfocato per il mio pianto d'ingiustizia per un rigore un po' dubbio concesso alla squadra avversaria.
Ricordo l'orgoglio di quei giorni però, quelli in cui tutti i tg raccontavano l'impresa di una squadra di serie B che arriva a giocarsi una coppa europea ambita con altre tre squadre molto più blasonate. Ecco oggi sento quello stesso orgoglio, ma la coppa che stiamo giocando non è la stessa, è il massimo punto a cui una squadra europea di club può ambire.
C'è anche un'altra differenza: il calcio che giocavamo nel 1987-88 era un calcio dignitosissimo, umile e spesso di rimessa. Oggi stiamo giocando nella massima competizione con testa alta, coraggio, corsa, intraprendenza e all'attacco. Non so se sia un nuovo modello di calcio ma di certo anche in Italia ha pochi eguali aldilà dei risultati sportivi che comunque sono sotto gli occhi di tutti:
nel 2016-17 in campionato siamo finiti al 4° posto e nella stagione successiva abbiamo vinto il girone di Europa League contro squadre ben più quotate (Everton e Lione), siamo stati eliminati ai sedicesimi di finale dal Borussia Dortmund alla fine di due partite apertissime e combattutissime.
Nella stessa stagione (2018-19) abbiamo concluso campionato al 7° posto ma siamo arrivati in finale di Coppa Italia sconfitti dalla Lazio a Roma (sappiamo come...) e in campionato siamo arrivati al 3° posto!!!!
Poi c'è questa stagione ancora tutta da scrivere cominciata meglio dell'anno scorso in campionato (+7 punti) e con la ciliegina della qualificazione agli ottavi di Champions League...
chissà poi come andrà... intanto la Primavera che ha vinto il campionato italiano l'anno scorso si è qualificata prima nel suo girone nella Champions League dei più "piccoli" (Youth League).
Non so se il calcio di Gasperini sia un modello unico e perfino storico, solo la storia può rispondere a questa domanda. Sprazzi di una certa mentalità si sono visti anche negli anni di Del Neri ma questa continuità e questi risultati sono unici nella storia del club.
Da tre anni io non vedo l'ora che giochi l'Atalanta, che sia il Lunedì, il Martedì, il Mercoledì, il Giovedì, il Venerdì, il Sabato o la Domenica (oggi il calcio va così...) attendo ogni partita non tanto perchè deve vincere ma perchè è un piacere vedere il progetto all'opera. Mentalità vincente ma la solita umiltà di approccio, il mix vincente.
C’è un’ultima grande soddisfazione, vedere i ragazzini e bambini di oggi che sempre più tifano la Dea, con “l’opportunismo” buono che li contraddistigue in quell’eta.
Marco C.