Lettera al sito: "non 'da dove veniamo' ma 'chi eravamo' ”
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Buongiorno, pur non essendo registrato al sito vi leggo quotidianamente da quando vi chiamavate atalantini.it, scrivo questa e-mail per rimarcare l’importanza non del “da dove veniamo” ma “chi eravamo”.
E’ una differenza abissale dal mio punto di vista, perché “da dove veniamo” dipende esclusivamente dalla squadra/società, il “chi eravamo” è il nostro modo di essere.
Ero un atalantino orgoglioso di esserlo, perché durante l’infanzia, quando in classe eravamo in 2 su 17 ad essere atalantini e l’Atalanta retrocedeva, pur avendo un enorme tristezza nel cuore, ho sempre guardato gli altri (juventini, milanisti, interisti) vincitori di scudetti e coppe con lo sguardo fiero e il petto in fuori, perché a prescindere da tutto io ero atalantino e gli altri no.
Sono un atalantino orgoglioso di esserlo, perché oggi come allora il mio orgoglio di essere atalantino esula dai risultati sportivi ottenuti dalla squadra/società che mi hanno dato si grandissima gioia ed emozioni in questi anni.
Il mio orgoglio di essere atalantino nasce anche dal concetto “la maglia sudata sempre” che è un concetto valido anche con l’Atalanta al terzo posto, non è e non sarà mai uno slogan dei tempi passati, perché in un campionato i periodi di difficoltà ci sono, indipendentemente dai mezzi a disposizione e dall’enorme crescita avuta in questi anni e il massimo impegno non deve mai mancare e questo, il mio orgoglio di essere atalantino mi ha insegnato a giudicare. E questo ad oggi dal mio punto di vista non è mai mancato.
Il mio orgoglio di essere atalantino nasce anche dal sostenerla sempre, non solo quando va a gonfie vele e non ce ne sarebbe bisogno, ma nei momenti di difficoltà. Sia chiaro, girano anche a me alcuni punti persi per strada che avrebbero potuto farci accarezzare ancora di più il sogno scudetto e non solo (ma quanti tifosi di squadre avversarie potrebbero dire la stessa affermazione?); come sono stato orgoglioso dei 12.000 atalantini a dublino per conquistarsi la prima coppa europea lo sono stato dei 900 atalantini a siena al seguito di un’Atalanta ormai retrocessa.
Ricordiamoci “chi eravamo” perché l’applauso alla fine di una partita vinta significa complimentarsi con i ragazzi e condividere con loro la gioia, quello alla fine di una partita persa significa incitare i ragazzi a non mollare e condividere con loro la rabbia e la voglia di riscattarsi!
Ciao
Marco
