Lettera al sito: Pensieri nerazzurri
Buongiorno,
scrivo questa lettera più come una valvola di sfogo, cercando di estrapolare dalla mia mente tutti i pensieri che ne scorrono all’interno.
E allora inizio con una premessa: cercherò di non filtrare me stesso, a costo di risultare troppo severo o estremamente esagerato.
Vorrei esprimere una critica complessiva, scaturità in realtà da una sensazione quasi straziante che mi viene dal cuore: non sto riuscendo a godermela.
La scorsa stagione e quella prima ancora sono state magnifiche, le più splendide per un tifoso che, come me, è poco più che maggiorenne ed era sempre stato abituato, da piccolo, a quelle montagne russe tra i piaceri della B e le sofferenze della A.
Abbiamo vissuto momenti surreali, come il rigore di Kessie in Atalanta Roma 2-1, l’Europa League, il 4-1 all’Inter l’anno scorso, o l’eliminazione della Juve in Coppa, e tantissime altre occasioni magnifiche hanno potuto essere apprezzate dal calore e dall’amore di migliaia di bergamaschi.
Ora, tuttavia, non ce la faccio proprio.
L’anno della Champions, del nuovo stadio, sento che manca qualcosa: l’Atalanta non mi sembra più essere l’Atalanta, a partire dalla società.
Abbiamo scalato una montagna e, arrivati in cima, dovremmo contemplare estasiati il panorama che si trova innanzi ai nostri occhi ma, purtroppo, io non ci riesco.
Non posso non pensare al trattamento che coloro che ci sono sempre stati hanno ricevuto con gli abbonamenti. Coloro che erano in tribuna praticamente espulsi verso la Curva, che si è trovata ad un aumento degli abbonamenti tale da giungere al 2° posto nazionale (in Europa i veri top club, inglesi a parte per dinamica stipendi elevati, hanno costi decisamente minori, poiché i tifosi sono “belli” da vedere in TV e quindi fanno sì che il prodotto scenico che vai ad offrire sia più gradito).
Non posso ignorare che tifare l’Atalanta non sia più un club per soli bergamaschi masochisti che dalla loro Dea proprio non riescono a separarsi, ma in fondo questo fa parte del gioco e io, personalmente, ho saputo accettare le nuove leve invogliate dai risultati della Dea, con le semplici condizioni che ci devono caratterizzare: l’umiltà e il rispetto per chi suda la maglia, mantenendo un sostegno incondizionato verso tutti coloro che scendono in campo lottando (ragion per cui amiamo da sempre i grandi corridori/lottatori).
E ora, non posso togliere dalla mia mente che per la società Atalanta noi siamo solo e semplicemente dei numeri, caratteristica tipica di chi non tiene al proprio “cliente”.
E la verità è che purtroppo l’Atalanta questo trattamento può mantenerlo, perché noi non riusciremo mai a stare lontani dalla nostra squadra, che rappresenta la nostra città.
La questione Champions fa male, specialmente per la situazione trasferta, perché ci è stato praticamente tolto il diritto di poter comprare un biglietto ed andare in trasferta con amici e/o famiglia, senza doverci appoggiare ad agenzie e associazioni varie che, dal nome stesso, agiscono per i loro interessi (economici, ndr). Mio padre, ai tempi delle trasferte europee di fine ’80 e inizio 90’ nelle Wild Kaos, questa situazione non se la sa spiegare.
Di fatto, se un tifoso non è nel giro di Curva e associazioni varie, si trova costretto a rivolgersi a Ovet e strapagare per finire su un pullman che (vedi finale di Roma) non sempre garantisce le condizioni adeguate per una trasferta e (considerazione mia e rischiosa) finisce per amalgamare persone estremamente diverse tra loro su questa sorta di treno merci. Non era più semplice dividere in 3 le quote tra Ovet/associazioni, Curva e vendita libera/cani sciolti ?
Amareggiato, ma conservando speranza per un futuro più libero al fianco della nostra corazzata nerazzurra, auguro una serena annata di gioie a tutti, e sempre Forza Atalanta.
Riccardo