Lettera al sito sull'intervista odierna a Luca Percassi
Tutto è bene ciò che finisce bene racconta un vecchio detto popolare.
Nella intervista odierna Luca Percassi ha annunciato imminenti cambiamenti nella politica di pricing e di prelazione per le partite casalinghe dell’Atalanta. In sostanza si parla di corpose riduzioni di prezzo annunciate per la tribuna Rinascimento e di regole di prelazione che dovrebbero favorire gli “occupanti” di ogni settore, dedicando prima a loro alcune fasi di vendita dei biglietti. Della serie, se sei abbonato in un settore specifico, prima di aprire il tuo posto ad altri, chiedo a te se vuoi confermarlo.
Di fatto due scelte che rimandano ad una sola parola: buonsenso. Quello che forse spesso manca nelle decisioni che vengono prese dal management di Atalanta, non per cattiva volontà, non per disinteresse verso la tifoseria, non per chissà qualsivoglia motivo. Semplicemente le aziende sono fatte di uomini e la differenza spesso e volentieri la fa la qualità delle persone. Oltre che la conoscenza del contesto nella quale operano.
La qualità degli uomini della famiglia Percassi è la storia che lo dice ed i risultati in tutti i campi nei quali si sono cimentati, è sicuramente fuori discussione. La loro conoscenza del contesto nel quale operano è indubbiamente uno dei punti di forza che da anni caratterizza la gestione dell’Atalanta.
Da dove derivano allora queste sbandate?
Non sono le prime e probabilmente non saranno le ultime, ma come dice sempre anche il Tone quando parla della nostra presenza nella Champions, siamo all’università e lo siamo per imparare. Ecco allora che si tratta di imparare dagli errori del passato, per non ricommetterli.
Successe che la prima campagna abbonamenti post nuova curva Nord venne clamorosamente ciccata dalla società che propose prezzi fuori scala ed abbonamenti ridotti per donne, ragazzi ed anziani cancellati con un colpo di spugna. Ed il Tone ventiquattro ore dopo ci mise una pezza. È risuccesso ora, e Luca ci ha messo una pezza. La domanda che sorge spontanea è la seguente: essendo uomini di qualità e persone che respirano Atalanta da quando sono nate, come appunto è per la Percassi family, come si può incorrere in errori talmente grossolani?
Ci sono due scuole di pensiero sulla tematica in discussione. La prima rimanda ai Percassi grandi imprenditori, abili nel fare affari e che ci provano con operazioni fuori da quel “buonsenso” richiamato prima e che per dirla in bergamasco suona così: se la ga i gambe la ula. Ci si prova e se non ci sono lamentele siamo a cavallo. La seconda scuola di pensiero rimanda alla teoria che in alcune posizioni chiave del management siedano persone la cui conoscenza del territorio, delle abitudini e dell’humus di essere tifosi dell’Atalanta nulla sanno, provenendo gli stessi da esperienze di altre piazze ed essendo non nativi di Bergamo e conseguentemente nemmeno tifosi dell’Atalanta (tifosissimi sicuramente quando arriva il giorno dello stipendio).
Delle due l’una: se la prima teoria è quella attinente alla realtà, quel A GUARDIA DI UNA FEDE che era uno slogan della tifoseria organizzata, trova ancora maggior senso venga esercitato oggi da ogni singolo tifoso, evidenziando nei modi e nei toni giusti ciò che non va.
Se è invece la seconda la teoria attinente alla realtà delle cose, allora l’evoluzione naturale delle cose dovrebbe portare a qualche bella tirata di orecchi da parte della proprietà verso chi è responsabile di aver generato questa situazione. In una recente intervista rilasciata ad un quotidiano sportivo nazionale, Zvonimir Boban in relazione al suo addio al Milan ed alla permanenza invece di Paolo Maldini ha detto:” “All’epoca ci siamo detti che qualcuno doveva restare a difendere la squadra, la bandiera e la cultura milanista. Meno male che Paolo è rimasto. È cresciuto tanto, ora è un dirigente di alto livello. Avere in società lui, come Baresi e Massaro, significa avere un vero cuore milanista che batte."
È necessario, tra tanti amministratori, uomini di marketing, esperti di numeri e gente che non ama il calcio e capisce poco del Milan. Ecco, excursus sul Milan a parte (le citazioni su Massaro e Baresi onestamente…coppa Italia docet) la frase conclusiva suona come un qualcosa per il quale forse anche dalle parti di Zingonia sarebbe necessario cominciare a riflettere. Iniezioni di Atalantinità in seno alla società non possono che fare bene, questo il mio umile consiglio.
Guido LV
Nella intervista odierna Luca Percassi ha annunciato imminenti cambiamenti nella politica di pricing e di prelazione per le partite casalinghe dell’Atalanta. In sostanza si parla di corpose riduzioni di prezzo annunciate per la tribuna Rinascimento e di regole di prelazione che dovrebbero favorire gli “occupanti” di ogni settore, dedicando prima a loro alcune fasi di vendita dei biglietti. Della serie, se sei abbonato in un settore specifico, prima di aprire il tuo posto ad altri, chiedo a te se vuoi confermarlo.
Di fatto due scelte che rimandano ad una sola parola: buonsenso. Quello che forse spesso manca nelle decisioni che vengono prese dal management di Atalanta, non per cattiva volontà, non per disinteresse verso la tifoseria, non per chissà qualsivoglia motivo. Semplicemente le aziende sono fatte di uomini e la differenza spesso e volentieri la fa la qualità delle persone. Oltre che la conoscenza del contesto nella quale operano.
La qualità degli uomini della famiglia Percassi è la storia che lo dice ed i risultati in tutti i campi nei quali si sono cimentati, è sicuramente fuori discussione. La loro conoscenza del contesto nel quale operano è indubbiamente uno dei punti di forza che da anni caratterizza la gestione dell’Atalanta.
Da dove derivano allora queste sbandate?
Non sono le prime e probabilmente non saranno le ultime, ma come dice sempre anche il Tone quando parla della nostra presenza nella Champions, siamo all’università e lo siamo per imparare. Ecco allora che si tratta di imparare dagli errori del passato, per non ricommetterli.
Successe che la prima campagna abbonamenti post nuova curva Nord venne clamorosamente ciccata dalla società che propose prezzi fuori scala ed abbonamenti ridotti per donne, ragazzi ed anziani cancellati con un colpo di spugna. Ed il Tone ventiquattro ore dopo ci mise una pezza. È risuccesso ora, e Luca ci ha messo una pezza. La domanda che sorge spontanea è la seguente: essendo uomini di qualità e persone che respirano Atalanta da quando sono nate, come appunto è per la Percassi family, come si può incorrere in errori talmente grossolani?
Ci sono due scuole di pensiero sulla tematica in discussione. La prima rimanda ai Percassi grandi imprenditori, abili nel fare affari e che ci provano con operazioni fuori da quel “buonsenso” richiamato prima e che per dirla in bergamasco suona così: se la ga i gambe la ula. Ci si prova e se non ci sono lamentele siamo a cavallo. La seconda scuola di pensiero rimanda alla teoria che in alcune posizioni chiave del management siedano persone la cui conoscenza del territorio, delle abitudini e dell’humus di essere tifosi dell’Atalanta nulla sanno, provenendo gli stessi da esperienze di altre piazze ed essendo non nativi di Bergamo e conseguentemente nemmeno tifosi dell’Atalanta (tifosissimi sicuramente quando arriva il giorno dello stipendio).
Delle due l’una: se la prima teoria è quella attinente alla realtà, quel A GUARDIA DI UNA FEDE che era uno slogan della tifoseria organizzata, trova ancora maggior senso venga esercitato oggi da ogni singolo tifoso, evidenziando nei modi e nei toni giusti ciò che non va.
Se è invece la seconda la teoria attinente alla realtà delle cose, allora l’evoluzione naturale delle cose dovrebbe portare a qualche bella tirata di orecchi da parte della proprietà verso chi è responsabile di aver generato questa situazione. In una recente intervista rilasciata ad un quotidiano sportivo nazionale, Zvonimir Boban in relazione al suo addio al Milan ed alla permanenza invece di Paolo Maldini ha detto:” “All’epoca ci siamo detti che qualcuno doveva restare a difendere la squadra, la bandiera e la cultura milanista. Meno male che Paolo è rimasto. È cresciuto tanto, ora è un dirigente di alto livello. Avere in società lui, come Baresi e Massaro, significa avere un vero cuore milanista che batte."
È necessario, tra tanti amministratori, uomini di marketing, esperti di numeri e gente che non ama il calcio e capisce poco del Milan. Ecco, excursus sul Milan a parte (le citazioni su Massaro e Baresi onestamente…coppa Italia docet) la frase conclusiva suona come un qualcosa per il quale forse anche dalle parti di Zingonia sarebbe necessario cominciare a riflettere. Iniezioni di Atalantinità in seno alla società non possono che fare bene, questo il mio umile consiglio.
Guido LV
By staff