25/12/2018 | 21.45
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A lezione da Costanzi: "Vi racconto lo scouting dell'Atalanta"

Un ottimo reportage di Alberto Trovamala di gianlucadimarzio.it

Abbiamo viaggiato all'interno del settore giovanile dell'Atalanta per conoscere i segreti del vivaio più prolifico d'Italia. Per iniziare, il responsabile dello scouting della Dea, Maurizio Costanzi, ci racconta in esclusiva il minuzioso lavoro degli scout nerazzurri: "L'osservatore è come il cercatore di funghi. Seguire il modello Athletic Bilbao? Magari...". La nostra intervista con le prime due lezioni

Entri nel centro Bortolotti di Zingonia e percepisci subito due cose: perfezione e cura del dettaglio. Sette campi da gioco, tre in erba e quattro in sintetico, un mondo perfetto Made in Atalanta. Pianificazione, programmazione e ricerca della qualità, il tutto attraverso quattro lezioni da imparare a memoria: scouting, talento, tradizione ed eccellenza: “Abbiamo una rete di osservatori che monitora tutta la Lombardia”. Parola di Maurizio Costanzi, responsabile dello scouting nerazzurro che ci ha aperto le porte del suo mondo e, con lo sguardo di un “prof”, ha iniziato la sua lezione. Noi seduti, sul banco ad ascoltare, lui nel suo ufficio a parlare di quel mondo che negli anni ha lanciato i talenti più importanti del nostro calcio: Caldara, Baselli, Gagliardini, Conti e tanti altri.

Lezione n°1 – Dove trovare il talento

Il talento va protetto, sostenuto, cercato. In poche parole: il lavoro dello scout. Quando si parla di Atalanta questa ricerca parte sempre dalla Lombardia. “Il nostro primo obiettivo è valorizzare territorio. Poi abbiamo contatti in tutta Italia, con varie società affiliate. Stiamo parlando di circa 80 squadre sparse sul territorio nazionale”.

Modello Athletic Bilbao? Tutti giovani, tutti baschi: “Magari! Loro se lo possono permettere perché sono 12 milioni, quasi una nazione! Non si può pensare che una città come Bergamo con annessa provincia possa soddisfare le esigenze di una società di Serie A per quanto riguarda la produzione dei calciatori. Per questo partiamo dalla Lombardia e poi ci allarghiamo in Italia o in Europa”.

Difficile competere con Inghilterra e Germania, da sempre un’eccellenza per quanto riguarda i giovani: “Andiamo a guardare in paesi minori, con giocatori che potrebbero essere interessati a venire in Italia. Poi, svolgiamo una ricerca ‘mondiale’ quando assistiamo ad eventi come i Mondiali o gli Europei under. Noi definiamo il nostro lavoro ‘settore di ricerca e sviluppo’”.

La domanda che tutti si pongono: come vengono scelti i giocatori? “Impossibile sintetizzare tutto in poche parole, ma qualche parametro importante c’è”. Sentiamo: “La sintesi di un calciatore è che un atleta deve fare la scelta migliore nel minor tempo possibile, realizzarla e renderla efficace. Ci vogliono requisiti tecnici, poi in un calcio atletico come quello di oggi, un giocatore deve avere forza esplosiva legata a velocità, rapidità e altre componenti”. Per ottenere l’atleta perfetto “forza e struttura ti avviano al modello ideale, ma la tecnica è indispensabile”.

Lezione n°2 - Il manuale dello scout
Il bravo scout inoltre deve individuare il talento dove magari molti altri non riescono ad intravederlo. “Ci sono eccezioni, talenti veri che rubano l’occhio in 5’. Capita spesso. L’osservatore è come il cercatore di funghi: se si alza presto e va nel bosco trova i funghi migliori, se ci va tardi invece no. La tempestività è importante, il porcino da 3kg lo si deve riconoscere subito. Poi tutto il resto richiede qualcosa in più”. Ovvero? “Se si scovano giocatori con potenzialità in divenire serve vederli più e più volte. È un lavoro enorme. L’anno scorso abbiamo analizzato 4400 relazioni”.

Continua Costanzi, lo farebbe per ore: “Ci sono giocatori che si scartano, altri da prendere, altri ancora su cui riflettere. Ci sta l’errore ma anche il non aver dato peso a qualcuno che poi col tempo ha stupito. Serve andare in proiezione e al di là della prestazione”. Anche nello scouting è fondamentale il lavoro di squadra: “Noi ci confrontiamo molto e credo molto nel lavoro di gruppo”. Nonostante sia Costanzi stesso il responsabile per quest’area: “Sarei presuntuoso a dire che voglio comandare. Il calcio è lavoro di gruppo. Quello che viene fuori non è merito mio ma merito di un lavoro svolto dall’Atalanta”.

Dopo anni e anni ad analizzare giocatori in divenire, Costanzi è ancora follemente innamorato del proprio lavoro. E dello scouting. Impossibile non dedurlo dai suoi racconti: “Amo vedere che attraverso questo tipo di lavoro si realizzano i sogni”. Non solo per i calciatori: “La soddisfazione riguarda sia il ragazzo che arriva in Serie A, ma anche l’allenatore che matura. Ad esempio, ai tempi del Chievo portai in Primavera Pioli: oggi guardo la sua carriera e sono fiero di lui. Non ci sono solo i ragazzi ma un mondo intero alle spalle. Bisogna essere disponibili ad aiutare il prossimo e noi abbiamo questo grande compito”.

Altre due lezioni, il nostro viaggio non è finito (qui la prima parte). Maurizio Costanzi – responsabile del settore giovanile nerazzurro - fa leva su altri due temi: la tradizione e l’eccellenza.

Lezione n° 3 - La tradizione

“Il senso di appartenenza che dà l’Atalanta sul territorio di Bergamo è unico. Una specie di modello, per il quale noi siamo spesso elogiati e citati come riferimento.Per come arrivano i ragazzi, per come sono educati. L’Atalanta è una scuola di vita e ogni scuola deve lasciare qualcosa agli alunni mettendo a disposizione valori sportivi, morali e educativi”,racconta Costanzi orgoglioso.

Un percorso formativo a 360 gradi: “Nonostante l’esposizione mediatica siamo consapevoli che per qualcuno il sogno si avvera e per altri no. Dobbiamo gestire questo equilibrio nel vivere un’esperienza che dovrà risultare positiva per tutta la vita”. La tradizione di questo settore giovanile “si è sedimentata negli anni caratterizzando l’Atalanta e il territorio bergamasco con un progetto che ha avuto sempre continuità, anche se qualche passaggio a vuoto c’è stato. È normale. L’importante però è stata sempre la continuità”.

Lo dicono i giocatori prodotti. “Negli ultimi anni abbiamo dovuto caratterizzarci ancor più con sforzo e investimenti. Oggi il calcio ha bisogno dei settori giovanili e di produrre calciatori, ma è un grosso problema. Noi siamo fortunati perché la società ci ha messo a disposizione strutture e mezzi alla luce dei buoni risultati degli ultimi anni”.

Tanto che ora il centro Bortolotti è addirittura in ampliamento. “Il settore giovanile dell’Atalanta è articolato: la punta dell’iceberg sono le squadre che fanno campionati nazionali ma è un mondo che parte dall’attività di base fino alla Primavera, contando anche il femminile”.Sono circa 400 gli atleti che vestono questa maglia. “Per non parlare di campi estivi: 3700 iscritti quest’anno”. L’obiettivo è sempre lo stesso: “Portare giocatori in prima squadra. Non ci interessano gli scudetti. Il nostro grande risultato è far sì che i nostri ragazzi arrivino in Serie A”.


Lezione n°4 – L’Eccellenza
Un’Eccellenza con la “E” maiuscola: “Ci fanno tanti i complimenti anche dalle nazionali giovanili perché ci dicono che i nostri ragazzi hanno un loro stile”, continua Costanzi. Nello specifico, ci sono due tipologie di ragazzi in questo settore giovanile: quelli che prevengono dalle vicinanze e vivono ancora con la famiglia e quelli ospitati alla Casa del Giovane.“Per quelli che vivono in famiglia c’è la forte somministrazione dei contenuti tecnici in allenamento ma c’è anche un’attenzione molto forte con le famiglie per sensibilizzarle attraverso incontri in cui tocchiamo temi che fanno parte della vita di tutti giorni: social, educazione civica, scuola, rispetto, comportamenti dentro e fuori dal campo. Valori che devono costruire l’uomo e il giocatore”.

Per quanto riguarda i ragazzi in convitto invece: “Vivono lì 24 ore su 24 ed è stato costruito un mondo che possa aiutarli a vivere la distanza, il cambiamento”.Soltanto un giocatore su 20mila arriva in Serie A, è importante preparare i ragazzi ad ogni evenienza. Per questo la Dea ha istituito il ‘Premio Brembo’: uno speciale riconoscimento volto a premiare anche chi eccelle nella disciplina scolastica: “Lo facciamo per gratificare i ragazzi non per il merito sportivo ma per quello scolastico. Questo premio racchiude l’insieme dei valori che vorremmo trasmettere per la formazione di un calciatore. Portare avanti diversi aspetti nella propria crescita è imprescindibile per noi”.

Ma non solo. L’Atalanta infatti, oltre a quella dei ragazzi, si occupa anche di organizzare corsi per allenatori, preparatori atletici e preparatori dei portieri: “Siamo un vero e proprio riferimento culturale – conclude Costanzi- ma non perché siamo depositari di una verità o di una scienza perfetta ma perché siamo convinti che attraverso il confronto e l’esperienza si possa costruire una cultura di basa in Italia per migliorare il prodotto”.

Le lezioni agli ordini del “prof” Costanzi si concludono qui, ma non il nostro viaggio. La prossima – ed ultima - parte riguarderà nello specifico la super Primavera dell’Atalanta, inesauribile fabbrica di talento, che ci verrà raccontata da tre protagonisti d’eccezione di questa splendida realtà.

By staff
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