26/02/2021 | 10.25
2

L'interpretazione in opposizione al VAR



E’ nostro malgrado tornata in auge la diatriba che prevede, consiglia ma non obbliga, in caso di decisioni problematiche, alla consultazione del VAR. Sappiamo che l’umana natura induce ad errare e che la categoria arbitrale ha fatto della possibilità di errore, il supporto di sforzi tesi, sempre che sussista la buona fede, alla rimozione degli stessi. Nelle attuali competizioni calcistiche , al di là dei presunti valori sportivi, si impiegano denari a profusione e si compete per salvaguardarne la sussistenza, pur tra complesse difficoltà. Ultimamente gli investimenti nell’acquisto dei giocatori, ha dato la stura a pesanti situazioni dei bilanci, al punto che, il mancato accesso a determinati obiettivi, rischia di compromettere in via definitiva, l’integrità del sodalizio prospettandone il fallimento.

Queste realtà hanno dato luogo a disamine che permettessero una reale valutazione dei falli di gioco, motori primi dei successi o degli insuccessi delle squadre, al fine di circoscriverne tutti gli errori di valutazione, rendendo i risultati il più possibile dei casi, allineati al reale svolgimento. Il VAR, consentendo la disamina analitica di ogni movimento dell’azione, è apparso come il grande pacificatore di giudizi, prima impostati su valutazioni estemporanee di quanto l’occhio pareva aver osservato. Si sono enumerati molti degli errori commessi e si è determinato di risolvere così ogni spinoso dubbio o perplessità. Qualcuno ha osservato che, in tale maniera, la mente umana veniva spesso mortificata dal mezzo meccanico non consenziente, arrecando un danno morale all’immagine arbitrale.

Personalmente ritengo questa motivazione autentica lana caprina per chi, alla voce della libera interpretazione associava interessi nascosti, quanto facilmente intuibili e spesso farlocchi. Si è ovviato alla precipua obbligatorietà della consultazione, con una serie di codicilli integrativi aggiuntivi che di fatto concedono all’arbitro di ignorare l’esistenza del mezzo di controllo. Per chi ritiene la verità una determinazione personale risulta estremamente lusinghiero eliminare prove schiaccianti di una presunta osservazione, dietro cui potrebbe celarsi una manovra atta ad indirizzare l’andamento della gara. Dato che eventuali quanto legittime contestazioni degli interessati danneggiati vengono soffocate penalizzando finanziariamente e disciplinarmente i riottosi, la faccenda ha tutto l’aspetto di voler sopravvivere, con buona pace di chi vorrebbe gare giuste e linearmente corrette.

Si deve intraprendere una campagna di contrasto a norme sull’arbitraggio che conseguono delle risultanze esattamente opposte ai postulati proposti, dando obbligatoriamente accesso e validità ai reperti tecnici prodotti. In ogni campo di attività il progresso si impone sulle  tradizioni in uso e sui criteri personali di giudizio, infischiandosi della suscettibilità decaduta ed archiviata. Già l’opporsi al nuovo stato dell’arte configura una scorrettezza di cui vanno previste sia il reato che la pena, da comminarsi integralmente a tutti i livelli che non si confacessero alle norme. E’ tristissimo leggere di persone che seguono il calcio e manifestano un disgusto per come viene amministrato, appalesando l’idea di abbandonarlo. Il calcio, in particolare nei tempi attuali, rappresenta uno sfogo che consente di aprire l’anima a dei valori veri, ideali che si inseguono con speranza ed entusiasmo: purtroppo invece diventa troppo spesso, una manifestazione di becera negazione del buon diritto e delle giuste opportunità.

Altro che propinare ipotesi di nuovi campionati: ci bastano quelli in corso, ma a patto che siano un reale evento sportivo e non romanzi gialli in cui si ignorano i delitti che , inevitabilmente saranno perpetrati, seppur conoscendo i colpevoli, tanto regolarmente assolti. Speriamo che il domani a venire sia davvero un altro giorno.

Resisti e combatti sempre, magica Atalanta !

Remo
By sigo
2 commenti