29/05/2024 | 04.33
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Lo strano sogno del Capitano Ubbiali

Il capitano Ubbiali è di fretta. Di grandissima, quasi disperata fretta. La solita riunione indifferibile che si protrae oltre ogni ragionevole termine lo ha trattenuto al comando provinciale sino a pomeriggio inoltrato, e adesso l’ufficiale è in ritardo, in terribile ritardo nella sua corsa in auto verso l’aeroporto. Deve prendere un volo per assistere di persona ad un evento sportivo di storica importanza per l’Atalanta. Ma in questo momento l’unico pensiero che ha in testa è arrivare in tempo per salire su quel dannato aereo.

Carlo è profondamente inquieto. L’ansia per il ritardo fa riaffiorare antichi e piu’ intimi affanni. Fosse stato ancora a Menaggio, avrebbe potuto concedersi il lusso di una mezza giornata di riposo per raggiungere in tutta calma Malpensa. Invece gli era piovuta tra capo e collo quella promozione a cui non teneva neppure,  con il supplemento di un incarico piu’ importante ed impegnativo che in fondo non aveva mai desiderato.  E la cieca riffa della carriera militare l’aveva rispedito ancora una volta troppo lontano da casa. Aveva  fatto presente ai vertici dell’Arma che, approssimandosi ormai l’età del congedo, avrebbe preferito avvicinarsi a Bergamo anche a costo di qualche rinuncia dal lato dei riconoscimenti professionali. Ma nessuno sembrava avergli prestato ascolto. Dopo tanto girovagare su e giu’ per la Penisola, Carlo nemmeno sapeva piu’ cosa lo stesse richiamando verso la terra natia. A Bergamo gli restava una sorella con cui non andava d’accordo, una nipote che non staccava mai gli occhi dallo smartphone e qualche cugino con cui non parlava quasi piu’. Forse era solo il desiderio di spendere il crepuscolo dell’esistenza non troppo lontano dallo stadio dell’Atalanta.

Certo che neppure l’Atalanta era piu’ quella di un tempo. Carlo aveva guardato con diffidenza al passaggio della proprietà del club ad un tycoon di Wall Street. Quello che aveva letto in passato a proposito dei fondi di private equity lo lasciava tutt’altro che tranquillo. Storie di aziende acquisite per poi venire spolpate e messe in liquidazione, con centinaia di operai lasciati a casa. Di catene produttive delocalizzate in Polonia o in Romania, e di posti di lavoro bruciati in Italia. E se alla fine fosse successo lo stesso con la sua squadra del cuore ? Ad opinione  del capitano Ubbiali, per l’Atalanta si sarebbe dovuto prevedere quello che alcuni paesi asiatici - come la Thailandia o le Filippine - caparbiamente impongono per il proprio suolo: non puo’ in nessun caso essere ceduto agli stranieri. E anche la squadra di Bergamo dovrebbe tassativamente restare in mani bergamasche.

Finalmente l’ufficiale arriva in aeroporto. Un aeroporto  che dista da Bergamo quasi quanto dalla destinazione del volo su cui il carabiniere si deve imbarcare oggi. E’ un giorno infrasettimanale di un mese di modesto transito, per cui d’ora in avanti tutto dovrebbe filare liscio. Ma entrando nel salone delle partenze il militare ha l’ennesimo tuffo al cuore: la coda verso i controlli di sicurezza è inspiegabilmente lunghissima. Ed il tempo inesorabilmente scorre. Carlo reprime a fatica l’istinto ad estrarre il distintivo per passare davanti a tutti. L’attesa per sottoporsi al metal detector gli pare interminabile, e nel frattempo sugli schermi dell’aeroporto lampeggia l’avviso di ultima chiamata per il suo volo. Altri lunghi minuti vengono  persi perchè si è sbadatamente scordato una bottiglietta d’acqua nel bagaglio a mano, che viene fin troppo zelantemente perquisito. Superato quest’ultimo ostacolo il passeggero si lancia di corsa verso il gate che ormai è in chiusura, imprecando contro l’inestricabile labirinto di corridoi del terminal.

All’uscita del suo volo non c’è ormai piu’ in coda nessun viaggiatore. L’addetta al desk inizia a rampognare che a quest’ora non potrebbe piu’ far salire nessuno a bordo. Poi, dopo aver scannerizzato controvoglia la carta di imbarco, la megera prende ad inveire contro il bagaglio a mano del ritardatario. Apparentemente la borsa di Carlo è troppo grande per essere ammessa in cabina senza il pagamento di un sovrapprezzo. L’ufficiale si affanna allora a comprimere il sacco nel parallelepipedo di tubi cromati che serve a determinarne le dimensioni massime, cercando di dimostrare alla petulante impiegata che è tutto in regola. Per soprammercato il telefono del carabiniere inizia a squillare, con la suoneria che pulsa peggio di un martello pneumatico. Il militare si mette allora ad armeggiare con il congegno per provare a zittirlo, ma non c’è verso di interromperne il frastuono.

Ed alla fine l’insopportabile fragore ha il sopravvento. Il capitano Ubbiali spalanca gli occhi di soprassalto, soccombendo al latrare della sveglia che aveva programmato per le 15:00. Attraverso la finestra del soggiorno prende poco a poco forma la rassicurante sagoma del monte San Defendente, che si staglia imponente sull’opposta sponda del Lario. Carlo inizia a realizzare, non senza sollievo, di trovarsi ancora a Menaggio, e non  già in qualche remoto scalo aereoportuale della Penisola. Le papacelle napoletane ripiene che ha divorato a pranzo in pizzeria dall’amico Salvatore erano formidabili, ma la digestione ha finito per giocare qualche brutto scherzo durante il pisolino pomeridiano.

Stasera a Bergamo contro l’Atalanta è di scena il Carpi, e tra non molto Carlo dovrà mettersi  in viaggio perchè dal lago di Como allo stadio sono due ore buone di strada. Non si tratta certo di un incontro di cartello, ma l’Atalanta, dopo una salvezza sofferta al termine della scorsa stagione, si trova adesso in una posizione di classifica abbastanza tranquilla. E questo basta e avanza per sentirsi appagati. In panchina c’è sempre il vecchio mister goriziano che al militare piace parecchio, e poi l’ufficiale è curioso di rivedere in campo quel centrocampista olandese con il viso da ragazzino arrivato da poco, che pare promettere piuttosto bene.  Per non dire del “Papu” Gomez, che finalmente sembra inizi ad ingranare dopo essersi lasciato alle spalle le disavventure in Ucraina.

Un paio di mesi prima il capitano Ubbiali si era addirittura concesso il lusso di una gita a Londra per assistere ad un’amichevole  con il Queens Park Rangers. « Crepi l’avarizia! » - aveva borbottato tra sé e sé . « E quando mai mi capiterà  di nuovo di vedere l’Atalanta giocare in Inghilterra ? ». Il calcio – rimugina il carabiniere - non è certo piu’ quello di venticinque anni fa, ai tempi del Malines e della coppa UEFA. Ormai tra piccoli e grandi club la sproporzione delle disponibilità finanziarie è troppo ampia perchè la squadra di Bergamo possa  ancora aspirare ad un posto nelle competizioni europee.

« In fondo è stato solo un sogno strano, quasi un incubo » - conclude Carlo con una scrollata di spalle mentre si alza dal divano. E già pregusta l’odore di cemento dei vecchi gradoni del Comunale, e le rasoiate di « fosforo » Cigarini a fendere le verdi praterie del terreno di gioco.

 

SenzaMalizia

 

By staff
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