Lookman: "Dalla Little Lagos di Londra ai 30 del Pallone d'oro. E che bello quando Gasp ha detto..."
L'attaccante si è confessato a France Football: "Mia madre a volte non aveva tempo per cucinare così mangiavo coi vicini. Ho vissuto un'infanzia dura, ma la strada non è mai stata un'opzione: ero tutto scuola, casa e calcio".
Ci sono i ricordi più vicini, come la tripletta in finale di Europa League. E quelli più lontani, come l'infanzia non facile, ma felice, nel sud multietnico di Londra, anche se non sempre c'era da mangiare nel piatto. L'attaccante dell'Atalanta, Ademola Lookman, si racconta a France Football, da candidato per il Pallone d'oro: “Quando ho visto il mio nome tra i trenta mi sono detto che era una cosa da pazzi”.
ORO
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Notevole è l'aggettivo che Lookman utilizza per raccontare la tripletta in finale e il percorso dell'Atalanta in Europa League la scorsa stagione: “La sensazione di vincere e avere l'oro al collo è una sensazione imparagonabile. E scrivere la storia in una città piccola come Bergamo è qualcosa di straordinario. Mi ha molto colpito il fatto che Gasperini qualche giorno dopo mi abbia detto che sono entrato a far parte della storia del calcio. E' vero, è un onore, ma ho lavorato tanto per arrivare fin qui”. Partendo dal sud di Londra, tra Peckham e Camberwell, dove è cresciuto con il pallone sempre tra piedi: “C'erano un sacco di comunità di origini e culture diverse, e anche una grande comunità
nigeriana. Era la mia Little Lagos e ne riserbo molti bei ricordi. Viverci rende più forti, più duri, difficili da spezzare. Ho imparato a lavorare duro, perché se di talento ce n'è molto, non basta. Tanti hanno scelto la vita di strada. Per me non è mai stata un'opzione. La mia vita era casa, scuola e calcio”. Nonostante non fosse sempre così semplice: “Mio padre e una delle due mie sorelle vivevano in Nigeria, a Lagos. Io con mia madre e un'altra sorella a Londra. Mia madre è superwoman, una persona geniale, lavorava molto ma a volte non aveva tempo per prepararmi da mangiare, così andavo dai vicini”.ISPIRAZIONE
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In Nigeria, Lookman ci andava in vacanza, non tutti gli anni: “Ho imparato a capire la Nigeria nel tempo. Anche se ho fatto le giovanili con l'Inghilterra, vincendo anche il Mondiale U20 nel 2017, ho deciso con il cuore di giocare per i Super Eagles perché ho un legame intimo e personale con questo Paese”. L'ispirazione però veniva da altri confini: “Da piccolo ammiravo Robinho, un giocatore diverso. E poi naturalmente Messi e Cristiano Ronaldo. Il mio è un calcio istintivo. Se ci penso troppo mi blocco”. Un calcio che l'ha spinto fino a far parte
dei trenta candidati per il Pallone d'oro: “Una cosa pazza. Ed essere il solo africano della lista è ancora più speciale. Ne sono fiero. E' un onore, sapendo da dove vengo”. Nel frattempo, Lookman continua a celebrare i suoi gol con il gesto degli occhiali: "E' nato a Bergamo e viene dal mio nome: Look-man". (gazzetta.it)