Luigi Garlando dalla Gazza
Il giornalista rosa piu' vicino alla Dea ha scritto ieri a proposito della qualificazione agli ottavi
"Luci di Champions a San Siro non ne accenderanno più? E invece sì. Solo che non le accenderanno i cinesi e neppure gli americani, ma un bravo imprenditore di Clusone (Bergamo), Antonio Percassi, che con il figlio Luca e una dirigenza capace ha costruito questa meraviglia di Atalanta, tenendo sani i bilanci. A febbraio, per gli ottavi di finale, non le accenderà Antonio Conte, l’allenatore più pagato e celebrato d’Italia, ma Gian Piero Gasperini, quello cacciato dall’Inter dopo 5’, perché osava impugnare la difesa a 3, che nella metropoli ancora inebriata dal Triplete veniva considerata un arnese da contadino. Non si va in Europa con la difesa a 3. No, infatti... Zappando le sue idee, Gasp ha fatto crescere un gruppo di buoni giocatori, non di più, e li ha portati tra i primi 16 club del continente. Ieri l’Atalanta poteva solo vincere in Ucraina. Ne ha fatti 3 prendendo il pallone al fischio d’inizio e consegnandolo all’arbitro alla fine. Il modo con cui ha vinto è stato più esaltante della vittoria stessa. Un’impresa che non ci sta dentro le mura di Bergamo, un’impresa che finisce dritta nella storia dello sport italiano. Ma è anche una lezione che non deve andare dispersa. Dopo 3 turni di Champions, la Dea aveva 0 punti e 11 gol al passivo. Si ironizzava, anche nelle redazioni, dei contadini rozzi e fuori luogo nel castello nobile. Ma quei contadini avevano in tasca un tesoro: il gioco. Che ti fa sentire un re, anche se sei vestito di stracci; che ti dà fiducia e sicurezza, anche se non hai il talento dei più bravi. L’Atalanta ha continuato a ripetere il suo gioco con fede ed è risalita fino al trionfo di ieri. C’è ancora chi crede che conti solo il risultato e accusa filosofi e scienziati, perché il calcio è semplice e istintivo. L’Atalanta è l’Atalanta perché ha studiato e lavorato molto, anche con tecnologia all’avanguardia; perché ha ripetuto le sue idee fino a farle diventare automatiche; perché ha coltivato una manovra collettiva che rende migliori individualità imperfette; perché è stata programmata per attaccare sempre, anche senza palla. Perciò se poi si ritrova a dover battere lo Shakhtar a tutti i costi, non è angosciata come l’Inter, che ha alle spalle un’altra educazione, ma le sembra la cosa più naturale del mondo e dopo il primo gol cerca il secondo, il terzo... È esattamente il nuovo spirito che Sarri sta faticosamente cercando di trapiantare alla Juve. «La scintilla emotiva», «la spavalderia ovunque», «l’orgoglio di attaccare e di non godere per uno 1-0»: l’Atalanta è ciò che cerca Chiellini. Moduli e numeri, quelli sì, contano poco. Contano i principi, conta con quanti uomini riempi l’area degli altri. Ieri due gol su tre li hanno segnati i terzini, fondamentali per Gasp fin dalla prima ora di Conti e Spinazzola. Tutti avanti. In altri 3-5-2 i terzini difendono e basta. L’Atalanta ha il furore moderno del Liverpool e l’arte della cantera del Barça. Solo che, avendo fatturati diversi, i suoi Ansu Fati deve venderli per alimentare il circolo virtuoso. Ma - questa la lezione più preziosa - l’Atalanta dimostra che si possono fare buon calcio e risultati senza svenarsi, con idee valide, lavorando come bergamaschi. E se ti vengono a mancare Ilicic e Zapata, invece di strillare, provi a farne a meno. Buttando dentro magari il debuttante Ibanez, 21 anni, prima presenza stagionale, nel momento più caldo del match. Perché la fede nei giovani si dimostra con i fatti. Era da 7 anni che non portavamo 3 squadre agli ottavi. Con Napoli e Juve, più attrezzate, qualifichiamo la nostra squadra più bella e più europea. Non importa se la Dea incapperà in un top-club e subirà un’altra dolorosa lezione, tipo City. Questa Champions l’ha già vinta, dimostrandosi degna del palcoscenico. E riaccendendo San Siro, spento dal Barça.
Luigi Garlando"