Mai dire spareggio
Negli ultimi anni, quando si avvicina la fine del campionato ci siamo abituati a guardare calendari e risultati degli scontri diretti.
Infatti, in caso di arrivo a pari punti le qualificazioni in Europa vengono decise dalla classifica avulsa, definita da risultati negli scontri diretti e differenza reti negli stessi.
Da qualche anno però, non tutti i piazzamenti vengono però decisi così.
Nel 22/23 venne (re)introdotto lo “spareggio salvezza” (che sicuramente agli Atalantini non evoca bei ricordi) che venne subito inaugurato dall’incontro di Reggio Emilia in cui il Verona (di Hien e Sulemana) si salvò a scapito dello Spezia.
La stagione successiva (23/24) invece venne introdotto lo spareggio scudetto, una riforma che, evocando un calcio d’altri tempi (l’unico fu nel 1964), fece notizia all’inizio ma uscì presto dai discorsi sportivi mentre l’eventualità veniva scongiurata dall’Inter che vinceva il campionato con quasi 20 punti di vantaggio.
Ma cosa dice di preciso ADESSO il regolamento a riguardo?
In caso di arrivo a pari punti in prima posizione il titolo viene deciso da una partita secca, simile ad una Finale, ma con due particolarità:
• La prima è che in caso di parità al 90’ si procederà direttamente ai rigori, evitando i supplementari (a differenza, ad esempio, della Finale di Coppa Italia che prevede altri due tempi da 15’ prima della lotteria dagli 11 metri)
• La seconda è che il terreno di gioco non sarà un campo neutro, bensì quello della migliore classificata per la classifica avulsa, definita dai “soliti” criteri (nell’ordine scontri diretti, differenza reti negli stessi, differenza reti generale, reti totali e sorteggio)
Vista la classifica attuale, ben diversa dall’anno scorso in cui alla 26esima giornata il distacco tra prima e seconda era già di 12 punti, questa possibilità per quanto remota, va tenuta in considerazione.
Lorenzo
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