03/01/2024 | 07.27
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Matteo Ruggeri, made in Atalanta



La fascia sinistra dei nerazzurri è proprietà del fu terzino, ora esterno a tutto campo, cresciuto nel settore giovanile dei bergamaschi

Le scorribande europee dell’Atalanta internazionalizzata da Gian Piero Gasperini avevano fatto dimenticare che c’è stato un tempo nel quale il settore giovanile bergamasco era il migliore d’Italia. E allo stesso tempo aveva convinto più d’uno che per vincere e fare bene sia in Italia che in Europa serviva internazionalizzare la rosa, a costo di fregarsene del settore giovanile. Antonio Percassi, presidente dell’Atalanta (un tempo proprietario, ora coproprietario al 45 per cento, il 55 per cento è di una cordata americana), è uomo che da anni sa che non esistono ricette semplici per fare bene e che, soprattutto, sa che senza fondamenta solide non si possono costruire palazzi. E questo lo ha ripetuto spesso in questi anni.

La fondamenta solide per Percassi, ma anche per il direttore generale Umberto Marino, il direttore sportivo Gabriele Zamagna – un tempo emanazione di Giovanni Sartori, ora in proprio seguendo ancora i consigli del fu maestro – sono ancora i giovani. Il settore giovanile non ha mai smesso di essere finanziato, sistemato, curato nei minimi dettagli. A volte ha dato meno di quello che si poteva attendere, ma il talento si sa può saltare visita e va avanti sempre in modo ondivago. A buone piene corrispondono altrettante secche.

Le secche ci sono state, per qualche stagione il meglio che avevano da dare i giovani non era abbastanza. Succede, serve una dose di gran calma per evitare di arrivare a conclusioni affrettate. Percassi, Marino e Zamagna (e prima Sartori) lo sapevano, e lo sapeva pure Gian Piero Gasperini, che dell’Atalanta ha iniziato a comprendere tutto, soprattutto i tempi. Soprattutto il tempo giusto per dare fiducia a qualcuno quando questa fiducia la merita, perché il talento è quello giusto, la testa è quella giusta e la paura di sbagliare è ridotta al minimo.

Con Matteo Ruggeri sembra aver azzeccato i tempi.

Matteo Ruggeri è entrato nel settore giovanile dell’Atalanta, anno dopo anno è sempre stato titolare nelle selezioni giovanili, spesso ha giocato sotto età. Si è fatto un anno in prestito alla Salernitana nella stagione 2021-2022, poi è rientrato alla base. L’anno scorso l’ha passato tra panchina e campo, ha provato a fare il titolare, non sempre con grande successo, poi si è infortunato e il campo non l’ha più visto. In estate diverse squadre l’hanno chiesto in prestito, Gian Piero Gasperini però ha detto alla società che non era il caso, che voleva il ragazzo con lui perché lui era sia presente che futuro.

Gian Piero Gasperini sapeva che Matteo Ruggeri per capacità di stare in campo, di corsa e di tecnica aveva pochi rivali. Aveva capito però che l’esterno sinistro (fu terzino) aveva bisogno di tempo e soprattutto di consapevolezza. Andava istruito alla gestione della responsabilità. L’istruzione è andata nel migliore dei modi. Del ragazzo timoroso che guardava ogni stadio con uno sguardo colmo di sorpresa e meraviglia non c’è più nulla. È rimasto un giovane uomo che ha imparato a non meravigliarsi, che ha trovato la consapevolezza che non c’è alcun motivo per sorprendersi di giocare

in grandi stadi. E che soprattutto difficilmente viene sorpreso in campo.

Matteo Ruggeri ha preso dimora nella fascia sinistra bergamasca, come d’altra parte sempre aveva fatto negli anni delle giovanili. Proprio come aveva fatto il compagno di giovanili Giorgio Scalvini e come potrebbero fare a breve Leonardo Mendicino e Tommaso Del Lungo (che si stanno sgrezzando nell'Under 23 bergamasca), due che sembrano pronti a smentire tutti quelli che avevano creduto che l’Atalanta ormai s’era internazionalizzata dimenticandosi del settore giovanile.

fonte il foglio.it
By marcodalmen
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