07/07/2020 | 10.25
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Me regorde l'Atalanta (1° episodio)



L'Atalanta, per me e presumo per tutti i suoi tifosi, in questi ultimi anni, non ha scalato soltanto le classifiche sportive, ma è via via salita di rilievo in quella scala dei nostri valori personali, che ci portiamo, magari inconsapevolmente dentro di noi.

Conseguentemente , diventando tra le primissime nostre attenzioni, il pensiero verte spesso sull'andamento del gioco, dei risultati, dell'ampliamento dello stadio e della prossima conclusione della Champions, al cui riguardo non diamo pronostici, ma conserviamo fervide speranze. Forse solo io o pochi meno giovani, come me, ritornano volentieri a ricordare il passato, non tanto per i grandi traguardi raggiunti dallAtalanta, ma con maggior certezza perchè dimentichiamo qualche primavera di troppo, alleggerendola, ipoteticamente, con i ricordi di allora, che riaffiorano.

Tanti generi di ricordi, qualcuno tenero, come il pensiero del Rocco, un personaggio con diverse problematiche, che viveva della generosità del prossimo e che , talvolta, riavviandosi verso il centro, a partita ultimata, lanciava messaggi del tipo:" Atalanta batte Torino uno a zero, primo tempo due a due". Le bufale mi pare vivano nelle zone del meridione, ma ne giravano anche da noi, nell'area stadio dove, la costante presenza in campo di Chicco Nova, in quel periodo non nelle grazie del pubblico, ma comunque schierato, si raccontava fosse nelle grazie della figlia di un importante dirigente, che ne imponeva l'utilizzo.

Solo dopo anni, si venne a sapere che questo ipotetico dirigente aveva soltanto figli maschi e che la figlia femmina era semplicemente una bufala. In quegli anni sessanta il numero undici, ala sinistra era Longoni, detto Ciccio, proveniente dall'area di Lecco. Nei suoi ultimi anni di carriera si era consacrato beniamino del pubblico, date le fughe rapidissime che lo portavano in area avversaria, ad addurre scompiglio e segnature. Zazzera rossa e ricciolina impose la propria candidatura alla chiamata in nazionale ed, in una partita contro l'Austria, giocata a Genova, segnò le due reti della vittoria. Fu il suo splendido canto del cigno e, di lì a poco tempo, si perse l'abitudine alle sue splendide incursioni.

Anni prima, nel corso della partita Roma Atalanta, trasmessa in diretta televisiva RAI, nel corso di un sabato pomeriggio ebbi modo di assistere alla sciagurata conclusione della carriera di un nostro celebre ed amato centravanti, il danese Paul Rasmussen, detto Rassi, che a seguito di una criminale entrata del romano Cardarelli, si fratturò malamente una gamba. Ho uno splendido ricordo di lui, biondiccio e tracagnotto, con gambe arcuate, una corsa irresistibilmente potente, ed un tiro micidiale a rete. Qui il ricordo si sofferma sulla sua velocità, un poco traballante,ma irresistibile, che ricordava una nave sbattuta dal vento...

In quegli anni vigeva una consuetudine simpaticissima che consentiva, agli spettatori delle due curve, di trasferirsi nella curva opposta, qualora si ritenesse di volerlo fare. La cosa era appetibile quando, trovandosi nella curva verso la cui porta attaccavano i nostri, di conservare lo stesso previlegio, scambiando la propria postazione.

Si ritirava la contromarca e tutto era a posto. Ricordo che, negli intervalli venivano sorteggiati dei regali commestibili, offerti dalle ditte che fruivano della pubblicità sonora ed ho scoperto come le talune assegnazioni avvenissero a tavolino, anzichè a sorteggio. Anche allora esisteva un potentato arbitrale, espresso con un autoritarismo ed una arroganza, spesso associati alla capacità, che seminavano il terrore in campo, come ad esempio il siciliano Concetto Lobello, che a fine carriera, lasciò il posto al figlio ,dando origine ad una dinastia arbitrale che ha seguito anche oggi. Effemeridi sparse che danno l'idea di tempi magici, invece, inesistenti. La magia sarebbe arrivata decenni più tardi, con l'avvento di un Gasp, allora beato infante, che crescendo ha apportato la beatitudine calcistica da noi. E con lui si avvia una diversa collezione di ricordi , tutti da gustare e da rimarcare. Anche e perchè, il meglio, dave ancora venire.

Renato
By sigo
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