Me regorde l'Atalanta (3° episodio)
Semplicemente rimestando sul fondo del contenitore, ricordi di fatti, episodi e persone, si rimettono in movimento, rinnovando situazioni ed incontri, certamente non essenziali nella storia del mondo, ma presumo di un certo interesse per chi segue l'Atalanta.
Il sodalizio, come più o meno ogni umana attività, non ebbe sempre le migliori fortune. E non parlo delle traballanti situazioni di classifica , con prospettive gravide di retrocessione, sempre alle porte, ma anche della conduzione societaria, che, credo, toccò il fondo, all'incirca negli gli anni settanta, quando si istitui un comitato di responsabili, raccolto tra i nomi d'ingegno delle nostre industrie. Se l'unione di più energie produce forza, non di meno quello di tante inadeguatezze, porta al naufragio e così ebbe termine quella poco fortunata esperienza.
Significativo il fatto che, uno di questi personaggi, presente nello spogliatoio al momento del prelievo di liquido organico ,necessario per la verifica antidoping, vista la difficoltà in atto da parte di un nostro giocatore, suggerì, con sagacia volpina, di mettere della birra nella provetta. Non sto a raccontare che il fatto fu scoperto, con regolare applicazione di una serie di penalizzazioni. Ma tra i collaboratori dell'Atalanta, ci furono personaggi di grande levatura , di capacità ed addirittura di simpatica, amabilità.
Previtali fu uno di costoro: apparentemente schivo, non mancava di cedere dolciumi di cui era sempre fornito, ai ragazzini che sostavano, all'esterno dell'area spogliatoio, in attesa di incontrare i giocatori, per richiedere loro gli autografi. Allora lo stadio era davvero la casa dell'Atalanta, perchè, sul terreno di gioco , si svolgevano tutte le attività di allenamento ed altre, che consentivano, con carattere di continuità, la vessazione dei giovani tifosi, nei confronti dei giocatori, cui rivolgere delle richieste. Alla disponibilità generale, faceva contrasto la resistenza di Nello Malizia, prima calciatore e poi preparatore dei portieri, che spesso negava ai richiedenti la cessione di una sua reliquia grafica.
Ceresoli, ex nostro portiere, che difese la porta della nazionale a Londra, parando un rigore, fece parte per tanti anni dell'equipe tecnica della società, con una modestia pari al suo valore sul campo ed un grado di affidabilità, mai venuto meno. Ma il campione di signorilità, a mio avviso, resta il Glenn.
Non appena arrivato a Bergamo, il Pennellone biondo fece una strage di cuori femminili, non esclusa una mia figlia, allora adolescente, che, dopo un pomeriggio di allenamenti, mi richiese di poterlo incontrare per scattare una fotografia. Non dimenticherò mai il suo tratto,gentilissimo e disponibile, che manifestò, in un attimo, tutta la sua tenera umanità. Serio quanto paziente, accettò quale gratificazione, la corte che un nugolo di amiche di mia figlia, lei compresa,che lo attendevano per richiedergli l'ennesimo autografo, ma anche la sua maglia , ottenendola insieme alla sua amicizia. Forse fu proprio quella sua disponibilità a sollecitare qualche beota, di cui abbiamo una sovrabbondante abbondanza, che travalica le reali necessità, che diffuse voci di grave discredito sul suo conto, vanificatesi da sole, come succede alle imbecillità genuine. Non altrettanto signorile era un suo collega, specialista nel calciare punizioni, che avevo avvicinato, in diverse occasioni.
Gli avevo chiesto di soddisfare la richiesta, inespressa, di un ragazzo disabile, passandolo a trovare e regalargli una grande gioia. Alle diverse richieste mi rispose sempre affermativamente, indicandomi la tasca in cui aveva riposto il biglietto da visita, ma in effetti non mantenne mai fede alla promessa. Mia figlia , da allora, a fronte di possibilità remote di concretizzare una promessa, mi ripete, in tono canzonatorio:' Ce l'ho qui...' percuotendosi ripetutamente la posizione di una tasca. Il nostro terreno di gioco fu teatro di grandi sceneggiate partenopee, quando Alemao, nel corso di una partita col Napoli, si schiantò a terra, quasi colpito a morte,, e non si rialzò, dietro suggerimento del signor ( per modo di dire...) Carmando, che gli impose, stando chinato su di lui, di non rialzarsi.
Un imbecille, lanciatore di una moneta da cento lire, aveva regalato ai ciucci, la partita, vinta a tavolino per due a zero, con la conseguente vittoria dello scudetto. Non so quali e quanti ringraziamenti possano essere stati inoltrati da Torino, sponda bianconera, ma ho verificato come un atteggiamento singolo, quanto inconsulto di uno spettatore, possa aver modificato la destinazione di un trofeo, al momento ancora in ballottaggio. Parlare di questo episodio mi riporta all'incontro avuto con Maradona, proprio un attimo dopo che avevo ascoltato alla radio, dell'allestimento di una partita tra la nazionale inglese ed il resto d'Europa, per un anniversario concernente la federazione calcistica di Albione. Il servizio forniva particolari sulla convocazione di Maradona, cui sarebbe stato corrisposto un presunto cachet da cinquanta milioni di lire.
Riportai la notizia ad Armando, che mi anticipò la sua indisponibilità partecipare, in quanto, per quella cifra non si sarebbe neppure mosso da Napoli. Evidentemente ci ripensò, partecipando, ma con una convinzione ed un rendimento pari a zero. Una dimostrazione pratica dello starci, senza in effetti, esserci, che la dice lunga sulle patologie dell'arricchimento facile. Ora ci dò un taglio, come dice Jannacci, perchè mi sono reso conto di essermi prolungato, e ho rutt i ball, ma non senza prima di assicurare che, se qualcos'altro riemerge da tempo, vedrò di farvelo sapere.
Tornando al presente: forza Atalanta, che ti voglio ricordare, così , superba e vincente.
Renato
By sigo