15/10/2020 | 11.30
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Me regorde l'Atalanta : Giano e la Dea



L’aria lievissima della montagna mi ha suggerito un’imprevista affinità tra la nostra dea nerazzurra ed il suo collega Giano, Il dio bifronte, che regalava benessere e gioia al suo popolo, guardando, simultaneamente, al passato ed al futuro.

La dea Atalanta non dispone di due facce contrapposte, l’una rimirante il passato e l’altra volta ad organizzare il futuro, ma in sintonia con Giano, si sforza di regalare benessere e picchi di inarrivabile felicità, al proprio stuolo di seguaci. Da vecchio seguace atalantino, credo che si debbano distinguere, nell’unicità della stessa, indomita fede, due aspetti, ascritti al passato e variati sostanzialmente in chiave prospettica futura.

Non voglio, con questo rinnegare o sminuire alcunchè del suo passato, legato, oltretutto a tanti miei anni lontani, quando la flebile fiamma atalantina, bastava a rallegrare tanti pomeriggi dorati, che obliteravano parecchi altri momenti di afflosciamento: la dea, allora non ancora definita tale,donava lo stesso senso di appartenenza, che ci teneva allacciati alle sue stesse sorti, che si accettavano come venivano, senza intaccare la sostanza del legame intangibile. Direi anzi che, proprio da prove tanto lunghe nel tempo, ma sempre ancorate ad incerti divenire si siano cementati quei supporti che hanno trasmesso credito a tutte le compagini che si sono via, via avvicendate sul campo, riverberandole sulla globalità della crescente tifoseria.

Ancora oggi mi sorprendo nel pensare ad una fidelizzazione così positivamente radicata, nonostante le poche occasioni di rallegrarsi, ma sempre con la consapevolezza di essere figli di una dea minore, di quelle, per intenderci, mai ammesse ai convivi regali od agli eventi che davvero contano. Aver avuto la fortuna di vivere la seconda fase, che ne ha consacrato la grandezza e lo splendore di una dea, reincarnatasi in personaggio calcistico di primo piano, che travalica le nostre splendide valli, senza limiti di apprezzamento, che tra poco diventerà mondiale, credo sia il premio dovuto, da un tempo galantuomo, che ha messo sulla nostra strada, un grande pensatore del calcio.

Incontrare il nostro Gasp era verosimilmente scritto nel dna , sia dell’Atalanta, che di Gian Piero, pur se, nessuno dei due, ne avesse mai avuto la minima consapevolezza. L’ambiente atalantino, eccellente per ogni aspetto, mancava di una immaginifica ambizione, che si presupponeva conseguente al  fare passi più lunghi della gamba, pena la decadenza in ambiti di minore importanza e rilievo, quale la serie cadetta, senza dimenticare l’ infausta caduta in serie C.

Gasperini, al contrario, non aveva di queste remore e la sua voglia di esplodere era unicamente vanificata, per il fatto che, i suoi presidenti erano finanziariamente contingentati dal voler attingere fondi piuttosto che versarne per migliorare l’assetto delle proprie compagini. A rappresentarne la concretezza valga il richiamare la cessione del diritto di partecipare ad una competizione europea, ad altra squadra, nonostante Gian Piero ne avesse avuto il pieno diritto, guadagnato onestamente sul campo, ma non sostenibile economicamente.

Forse, nei suoi destini trascorsi, era precluso l’incontro con presidenti sanamente illuminati, e dopo la prima esperienza sotto la lanterna genovese, ne ebbe riprova alla scala del calcio, ove, alla sua voce furono preferiti i ragli di calciatori somari e lazzaroni. La sua venuta a Bergamo, dopo che si era avuta percezione di un diverso e sgradito arrivo, smentito dal presidente del pandoro, portò a contatto la sana tradizione bergamasca con il compresso fuoco sacro di un allenatore, di fatto, incompreso.

La reciproca intelligenza, dopo il necessario rodaggio, portò i due magnifici personaggi, alla giusta  e concreta realizzazione, di tutto ciò che, unitamente all’intero ambiente atalantino, non si poteva sperare e nemmeno  immaginare, tanto sembrava folle ed irrealizzabile. Ora la fiammella tremolante di un tempo è divampata in un grande incendio:  un presidente davvero illuminato ha trovato la propria consacrazione a vita, diventando un mecenate dello sport,  ma senza rinunciare all’oculatezza che gli è congeniale ed un allenatore si sta ascrivendo molteplici allori che riconoscono i suoi reali ed inespressi meriti, con prospettive sempre più ampie.

Quale vecchio tifoso di questi nostri colori, godo di un appagamento che, debbo dirlo con sincerità, non era mai stato nelle mie corde, come del resto nelle speranze di tutti, ma questo diventa oggi, un autentico, maggior motivo di gioia ed orgoglio. Spero solo che un siffatto perfezionamento, così unico ed irripetibile, possa durare a lungo, assecondando il volere di un fato, tardivamente giunto a dimostrare la propria benevolenza.

Certamente una nuova situazione in cui la dea Atalanta, ha dimostrato di sapersi immediatamente e pienamente calare, ma con un nuovo sguardo, come quello di Giano, rivolto al futuro. Mantenendo l’impegno e l’entusiasmo di ieri, di fornire ai propri seguaci, sempre maggiori gioie e soddisfazioni, ma in un’ottica di ben più agguerrita potenzialità.

ReMo
By sigo
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