21/06/2023 | 07.27
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Mercato di nuovo paralizzato: perché nessuno fa la prima mossa



C'è chi non può, chi non riesce, chi ha deciso di attendere. E tutti sperano in grandi offerte dalla Premier o dall'Arabia

Un anno fa, di questi tempi, il calciomercato aveva di che raccontare: Il rinnovo di Inzaghi con l'Inter, il ritorno di Lukaku e la scelta di 'liberare' Dybala, poi alla Roma. Era già arrivato André Onana, quello che poi si rivelerà il miglior portiere della successiva Champions League.
Non di sola Inter si parlava, tutt'altro: il rientro a Torino di Pogba e l'accordo tra la Juve e Angel Di Maria erano notizie di questi giorni. Faceva rumore il Milan che dopo i festeggiamenti cambiava proprietà e tentennava sui rinnovi di Maldini e Massara, silurati un anno dopo. E poi il Napoli, alle prese con una rivoluzione che iniziò solo dopo dolorosi addii: erano i giorni dei saluti a Insigne e della trattativa - poi sfumata - per rinnovare il contratto di Mertens. Era già arrivato Kvicha Kvaratskhelia, attaccante che poi si rivelerà il miglior calciatore del campionato.
Visto oggi quel mese di giugno sembra tanta roba perché in questo momento - chi per scelta, chi perché obbligato - nessuno muove un passo. Né pensa a una nuova direzione tecnica. Napoli e Frosinone si sono ritrovate costrette a cambiare tecnico, ma ne avrebbero volentieri fatto a meno. Magari anche Baroni a Lecce farà oggi un passo indietro, ma per il resto solo semafori verdi. La Serie A potrebbe ripartire con 18 allenatori su 20 confermati: a memoria, negli ultimi anni non è mai accaduto.


Perché sta accadendo tutto questo? C'è chi è obbligato
Come sempre il mese di giugno è il più complicato per chi deve chiudere il mercato in attivo per ottemperare ad accordi con la UEFA o, più semplicemente, fare i conti con i propri limiti finanziari prima della chiusura del bilancio.
E' il caso della Roma: Tahirovic all'Ajax, presto Volpato e Missori al Sassuolo, poi anche Kluivert al Bournemouth è il piano architettato dalla dirigenza per rientrare di quei 28 milioni di euro pattuiti con Nyon. Nel frattempo il club giallorosso ha anche vagliato e lavorato sul mercato degli svincolati. L'unica big di Serie A a farlo seriamente, con gli ingaggi di Aouar e N'Dicka.
Lo stesso problema della Roma ce l'ha l'Inter, che s'è ritagliata un vantaggio importante per il centrocampista più richiesto della Serie A ma ora non ha le risorse per chiudere. Servono 30 milioni cash per acquistare Davide Frattesi dal Sassuolo, soldi che Marotta e Ausilio possono mettere sul piatto solo con qualche uscita. Nel frattempo, alleggeriscono il monte-ingaggi salutando un giocatore come Dzeko che quest'anno ha contribuito eccome alla causa nerazzurra.
Altro club concentrato solo e unicamente sulle cessioni è la Juventus. L'ultima deludente stagione, soprattutto le vicende giudiziarie hanno portato la proprietà a chiudere i cordoni della borsa e a chiedere alla 'nuova' dirigenza di ricominciare da almeno 80 milioni di euro di cessioni. Trenta sono arrivati da Kulusevski, almeno altri 50 dovranno arrivare dai vari McKennie, Zakaria, Arthur, Luca Pellegrini, Nicolussi-Caviglia, Koni De Winter e Ranocchia. Potrebbe comunque non finire qui perché nell'ottica di un monte-ingaggi da snellire e di investimenti da non sciupare ecco che anche le offerte per Vlahovic e Chiesa vengono valutate. Poi qua e là qualche innesto c'è: la conferma di Milik, si spera quella di Rabiot, sono le mosse a cui si lavora per rendere più agevole la seconda parte del lavoro, quella che prevede gli acquisti. Perché anche quella dovrà arrivare, anche se per ora nessuno sembra farci caso.


C'è chi ha deciso di aspettare
Aurelio De Laurentiis che ieri ha presentato alla stampa il suo nuovo allenatore non ha i problemi della scorsa estate. Non deve ricostruire il Napoli, ma deve eventualmente sostituire chi per soldi o per ambizione deciderà di andare via. Sicuramente partirà Kim, potrebbe farlo anche Lozano, molto difficilmente arriverà l'offerta giusta per Osimhen. Il mercato del Napoli oggi è fermo perché al netto di qualche operazione di contorno (il secondo portiere, il vice Di Lorenzo, il sostituto di Ndombele) tutto dipenderà solo e soltanto dalle uscite.
Hanno deciso di adottare questa strategia anche altri club. E' il caso della Fiorentina che ha fissato il prezzo per Milenkovic, Amrabat e Nico Gonzalez e solo dopo le cessioni si muoverà per sostituirli. E' il caso della Lazio, anche se Maurizio Sarri non è poi troppo d'accordo. Salutato Tare, il club biancoceleste con Fabiani e un importante consulente esterno ha stilato la lista degli obiettivi, ma per ora resta a guardare perché, anche qui, tutto ruota attorno alle cessioni: che fine farà Milinkovic-Savic? E Luis Alberto accetterà l'Arabia?
Se l'Atalanta può grossomodo ricalcare questo discorso, il Milan merita un ragionamento diverso. Quello rossonero è in teoria l'unico club tra le big con immediata capacità di spesa dopo aver raggiunto già quest'anno il pareggio di bilancio. Ha esigenze chiare, Pioli ha fatto richieste precise. Eppure oggi fa fatica per i motivi noti a tutti. Per la decisione di voltare pagina quando un programma era già stato stilato e solo da poco è stato rapidamente rivisto.

Tutti sperano nella Premier. O nell'Arabia
Avete presente la gif dei due Spider-man che si indicano a vicenda? Ecco, potrebbero essere due presidenti di Serie A che contemporaneamente chiedono all'altro di fare il primo passo, si guardano fissi negli occhi con area di sfida ma restano piantati.
Tutti vigili ma tutti in attesa. Tutti che sperano nell'aiuto esterno, magari in quella Premier League che con i suoi soldi può sbloccare un mercato oggi paralizzato. Carnevali s'è detto dispiaciuto del fatto che, un anno dopo aver ceduto Scamacca al West Ham, Frattesi abbia detto no all'Inghilterra (lo voleva il Brighton). E' un po' il segno dai tempi perché oggi i soldi o arrivano da lì o da altre 3-4 big in giro per l'Europa o, in terza battuta, dall'Arabia Saudita. Da un paese tiranno che oggi sta dopando il calciomercato Mondiale prospettando ingaggi folli per qualsiasi altra realtà. Un'operazione di sportwashing imponente che preparerà il terreno alla candidatura per ospitare il Mondiale del 2030 (al più tardi quello del 2034). Giusto per dimostrare che la storia, anche quella recente, non ha insegnato nulla a chi governa il calcio.




fonte tmw.com


By marcodalmen
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