29/08/2022 | 16.45
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Metamorfosi nerazzurra

Metamorfosi nerazzurra.



Da quando il mondo è mondo, ogni aspetto della vita, inteso come regola o comportamento, si è dovuta piegare, consapevolmente o meno, a nuovi atteggiamenti, più consoni alla circostanza o più opportuni per il rendimento.

Esaminando il mondo atalantino, nello spazio di tempo gestito dal mister in carica, possiamo verificare come gli archetipi del gioco siano stati efficienti e propedeutici di schemi leggiadri da vedersi e vincenti nelle classifiche. La sorpresa introdotta dal nostro trainer ha sbaragliato gli avversari regalando alla squadra livelli qualitativi innovativi ed imprevedibilmente vincenti.

Solo avviene che anche le innovazioni più sconcertanti, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, vengano studiate, scomposte ed assorbite anche dalle squadre che ne erano diventate vittime. Un poco come avviene con la concessione dei brevetti industriali, che, ad avvenuta scadenza, passano dall’esclusività dell’utilizzo singolo al pubblico dominio.

Negli ultimi mesi lo avevamo percepito tutti: il fenomeno sorpresa si era esaurito e gli avversari non subivano più i ritmi che un tempo costituivano il fulcro dei nostri successi. In questa logica è stato concepito il nuovo credo calcistico del Gian Piero Gasp, basato su di una rifondazione della squadra e sul ringiovanimento dei componenti.

Nelle dichiarazioni postpartita con il Verona, il mister è stato chiaro e spiazzante, sostenendo che, vista la scarsa qualità della prima metà della gara, ha introdotto, nella ripresa, concetti difensivi più stretti, quelli ha aggiunto che usano le squadre più piccole, con un gioco che io odio, ma che bisogna praticare quando è necessario, anche se mi infastidisce vincere con questo modulo. Una forma di apostasia che rinnega apertamente le credenze che stanno alla base delle proprie convinzioni e che preferisco definire metamorfosi concettuale.

Vista questa impostazione del gran capo credo che anche la tifoseria debba rivedere certi parametri di giudizio e certi presupposti sino a qui intangibili. Quest’ultima vittoria, in effetti, non è risultata, specie nella prime frazione, di alcun apprezzamento, anche se nella seconda parte le cose sono in effetti migliorate. Il pubblico bergamasco, da sempre considerato dal palato fino, per via del tradizionale apprezzamento del bel gioco, ha mantenuto questa prerogativa e storce la bocca quando il risultato si disallinea dalla qualità delle giocate.

Per noi la vittoria dovrebbe essere espressa prima dalla buona qualità della gara ed il punteggio a seguire, ma mai rimuovendone la spettacolarità. Siamo  rimasti in pochi a pensarla così, tant’è che le compagini definite grandi, molto spesso privilegiano la vittoria, anche sparagnina, rabberciata e magari immeritata, che comunque ascrive i tre punti nelle caselle della classifica.

A Bergamo conserviamo un nobile vezzo che ci è graziosamente rimasto a che ci inquadra provinciali, visto che le metropoli del calcio hanno fissato nuovi criteri, quelli che Gasp sta andando a rimuovere, con decisione da condividere e apprezzare. I molti scudetti assegnati malgrado ‘vittorie sporche’ debbono metterci sui giusti binari al fine di ottimizzare i risultati sportivi: pertanto i tre punti strappati a Verona sono preziosi ed apprezzabili. Va da sé che non potremo essere orgogliosi dal punto di vista dello spettacolo, ma  possiamo pur sempre rimediare al prossimo incontro, mentre se soccombiamo, magari con un pregevole gioco all’attivo, alla fine non raccogliamo punti. In altre parole, non si tratta di disdegnare il bello spettacolo, ma piuttosto di acquisire una concretezza che prelude a migliori prospettive concrete.

Condividendo la metamorfosi prospettata saremo in grado di combinare il dilettevole con l’utile, ma, in ultima analisi, pronti a cogliere quantomeno l’utile, nel caso che la spettacolarità non avesse a presentarsi in quell’occasione. Un modo di allinearsi alla sagacia delle grandi, anche se , detto tra noi, non si vogliono perdere le caratteristiche strutturali delle piccole: restiamo la piccola, amatissima Atalanta che non vuole rinunciare a crescere, ma vuole diventare più grande. Sempre di più.

E ci riuscirà. Forza Atalanta !

 

By ReMo
By sigo
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