12/07/2018 | 14.40
0

In questo momento i funerali di Titta Rota, il ricordo in un pezzo di Ildo Serantoni

Risultati immaginiAlle ore 14.30 i funerali di Titta Rota, leggenda atalantina. Quello che segue è un articolo di ricordo di Ildo Serantoni comparso ieri sul cartaceo della Gazzetta dello Sport

Nemmeno i tifosi, ieri pomeriggio a Rovetta, avevano voglia di far festa. La squadra si stava allenando, sì, ma il pensiero di tutti era rivolto a quella bandiera nerazzurra idealmente ammainata sopra le loro teste. In mattinata era arrivata su in valle la triste notizia della morte di Titta Rota, all’anagrafe Giovanni Battista, leggendario giocatore dell’Atalanta degli anni 50-60 e successivamente allenatore della promozione in serie A nel 1976-77 negli spareggi con Cagliari e Pescara. Il Titta aveva 85 anni (avrebbe compiuto gli 86 fra una settimana, essendo nato a Bergamo il 18 luglio 1932), gli ultimi dei quali tormentati da una grave malattia che ne aveva minato la forte fibra. Da giocatore era stato un difensore di quelli che, ai tempi, si era soliti definire rocciosi, un terzino destro in possesso di una straordinaria forza fisica aggiunta a una tecnica più che buona. Due qualità che gli avevano permesso di disputare 15 campionati consecutivi di serie A: quattro nell’Atalanta, sei nel Bologna, due nella Spal e infine altri tre nell’Atalanta, per un totale di 284 presenze, tutte nella massima divisione. Nel suo stato di servizio anche due presenze nella Nazionale olimpica a Helsinki ‘52, una in Nazionale B e una nella Giovanile.

PELLE NERAZZURRA Pur avendo militato otto anni tra Bologna e Spal, Titta Rota è stato fondamentalmente un uomo della Dea, nerazzurro nel cuore e nell’anima. Nell’Atalanta era cresciuto da ragazzo, nell’Atalanta aveva debuttato in serie A, nell’Atalanta aveva chiuso la carriera di calciatore, di rientro dalla duplice esperienza emiliana. Aveva fatto parte dell’organico che aveva conquistato la Coppa Italia nel 1963, pur non giocando la finale di San Siro contro il Torino. E ancora nell’Atalanta, partendo dalle giovanili, aveva iniziato la carriera di allenatore che lo avrebbe portato su diverse panchine di serie A, B e C.

GOLEADOR Pochi, tuttavia, conoscono un aneddoto legato al suo esordio come calciatore. Campionato 1950/51, l’Atalanta sta lottando nei bassifondi della classifica e ha un grosso problema: segna pochissimo. Mancano cinque partite al termine e, non sapendo più a che santo votarsi, l’allenatore inglese Neville tenta una carta disperata: prende Rota, che non ha ancora 19 anni e fino ad allora aveva fatto il terzino nella squadra Ragazzi, e gli affida la maglia numero 9, contando sulla forza d’urto di quel ragazzone grande e grosso, tutto muscoli e spigoli. Risultato: in cinque partite Rota segna cinque gol, quattro dei quali decisivi ai fini della salvezza. Particolare curioso: saranno i soli cinque gol della sua lunghissima carriera, perché poi sarebbe tornato a fare, benissimo, il suo mestiere di terzino. I tifosi di mezza età, tuttavia, lo ricordano soprattutto come allenatore della promozione in A, con una squadra nella quale aveva lanciato ragazzi promettenti come Fanna, Tavola, Bertuzzo, aveva recuperato il quasi quarantenne Pizzaballa e aveva valorizzato il fantasista Augusto Scala. L’anno precedente, allenando la Cremonese in serie B, aveva lanciato Antonio Cabrini.

AMICI L’appartenenza del Titta alla famiglia atalantina era stata poi ribadita da una scelta assai significativa una volta chiuso anche l’itinerario professionale in panchina, quando aveva assunto, mantenendola per diversi anni, la presidenza del Centro di coordinamento del Club Amici dell’Atalanta, in pratica il tifo organizzato nato prima del fenomeno ultrà e tuttora molto attivo.

By staff
0 commenti