Il Mondo: per sempre legato all'Atalanta
SuperNews ha intervistato in esclusiva Emiliano Mondonico nel giorno in cui l’Atalanta compie 110 anni. L’ex Mister ha giocato con la squadra bergamasca nella stagione 1971/1972 e da allenatore ha guidato i nero-azzurri per due volte, dal 1987 al 1990 e dal 1994 al 1998. Abbiamo parlato con lui del rapporto con la piazza e la società bergamasca e della stagione in corso.
L’Atalanta festeggia 110 di storia, ci parla del suo legame con la piazza e la società atalantina?
Il legame è stato ottimo sotto tutti i punti di vista. Con l’Atalanta ho giocato un anno, all’epoca il presidente era anche vice-presidente della Cremonese e perciò ci conoscevamo bene. C’è stato più un rapporto di amicizia che di lavoro con tutti i membri della società. Poi da allenatore ho ritrovato un ottimo ambiente, abbiamo raggiunto ottimi risultati grazie anche ad ottime squadre a disposizione e alla grande conoscenza da parte di chi di dovere di tutti gli aspetti del calcio. Il ricordo dei colori nero-azzurri è sempre vivo e sempre presente e continua anche ora che l’Atalanta, esclusa l’ultima partita, sta facendo un cammino davvero eccezionale.
A livello sportivo, quale è il suo ricordo più bello legato all’Atalanta?
Il ricordo sportivo più bello è sicuramente la partita col Malines, la semifinale di Coppa delle coppe, dove ci è mancato veramente poco per andare anche noi su tetto d’Europa. In quel momento eravamo l’unica squadra che rappresentasse l’Italia in Europa e diciamo che quella serata, quello stadio strapieno, quella voglia di vincere e quella felicità di giocare una partita così importante, hanno segnato uno dei momenti più belli della mia avventura a Bergamo. Il momento più brutto, di contro, è stato quando abbiamo lottato per non retrocedere ma alla fine non siamo riusciti a rimanere in serie A.
Del lavoro fatto da Gasperini mi piace tutto. Ha messo insieme giovani e meno giovani, esperienza e tanta gioventù, tantissima fantasia ma anche geometria e quindi possiamo dire che fino ad ora è stato perfetto nel rapporto allenatore/squadra. In più è riuscito a sfruttare il settore giovanile dell’Atalanta che ogni anno fornisce ragazzi sui quali poter lavorare. Gasperini è sempre stato un grande allenatore per lanciare i giovani e, a Bergamo, ha trovato l’ambiente perfetto per fare il suo lavoro.
In queste prime giornate l’Atalanta ha sempre espresso un bel gioco anche se al momento è ancora un po’ attardata in classifica. In Europa League è lanciata invece verso la qualificazione nel suo girone. Secondo lei, dove possono arrivare i nero-azzurri in entrambe le competizioni?
Io, prima dell’inizio del campionato, avevo pronosticato che l’Atalanta potesse arrivare quarta a fine stagione. Non mi sembrava ci fossero altre squadre con un potenziale maggiore ma, ad oggi, Lazio e Inter stanno dimostrando di essere più forti. Il problema della competizione europea è non fare una scelta fra il campionato e l’Europa League.
Bisogna avere la forza di trattare le due competizioni allo stesso modo e Gasperini deve essere bravissimo a non far credere ai suoi ragazzi che una sia più importante dell’altra. Come sappiamo nella competizione “secondaria” spesso e volentieri scatta il turnover e i giocatori in campo possono sentirsi non protagonisti, riserve impiegate in una gara poco importante e, come forse è accaduto domenica con la Sampdoria, non essere in grado a reggere mentalmente la partita e quindi ad un certo punto finire per mollare e perdere.
Questa forse è la cosa più difficile per un allenatore: far sentire tutti i giocatori determinanti e far percepire ad ognuno che la partita che stanno giocando è sempre una sfida fondamentale.
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