15/04/2017 | 09.33
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Mounier: «Io, Benzema e la petanque»

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«Sapevo che arrivando in una squadra vincente, era difficile trovare spazio. E non sono nemmeno uno che lo va a chiedere al mister. Per me l’unica via per ottenerlo è allenarmi duramente». Anthony Mounier, 4 presenze dall’arrivo all’Atalanta, il 31 gennaio, domani a Roma ha più di una chance di esordire da titolare, complici le assenze di Gomez e Spinazzola.

Lei è uno tecnico, ma ama anche sacrificarsi.
«Sono uno a cui piace correre e ripiegare in difesa. Ho quasi un bisogno fisico di correre, per sentirmi bene. A volte esagero e spreco energie, lo dice anche il mister che mi chiede di rallentare per essere più lucido negli ultimi 25 metri di campo».

 Qual è il ruolo che preferisce?
«In Francia giocavo come attaccante esterno a sinistra. In Italia ho imparato a coprire anche l’altra fascia. Per me è indifferente anche se cambia il tipo di gioco: a sinistra crosso di più e cerco l’assist. A destra posso rientrare e calciare in porta con il mio piede preferito».

Cosa le spaventa più dei giallorossi?
«È una squadra forte che sta lottando per lo Scudetto. I punti di forza sono in attacco e a centrocampo dove ci sono giocatori molto validi, come Nainggolan e Strootman. È un piacere incontrare certi avversari perché possiamo misurare il nostro livello».

Dopo la Roma, ci sarà il Bologna, la sua ex squadra.
«L’anno scorso, quando sono arrivato, giocavo parecchio. Sia con Delio Rossi che con Donadoni. In questa stagione sono arrivati altri calciatori e ho avuto poco spazio. Ho preferito trasferirmi in un altro club».

Arriviamo al Saint-Etienne. Lei firma coi francesi, ma i tifosi non la vogliono per via dei trascorsi con il Lione. Quindi rescinde e arriva a Bergamo.
«Sono rimasto deluso per un paio di giorni, poi non ho più pensato alla vicenda. Anche perché volevo rimanere in A. L’Atalanta si era fatta viva a inizio mercato, ma in Italia i trasferimenti si concretizzano a ridosso della scadenza. Ho 29 anni e non potevo attendere. Così ho accettato il Saint Etienne».

È in prestito per sei mesi. Le piacerebbe restare?
«Sì, mi trovo bene qui e anche la città piace molto a me e alla mia famiglia».

Com’era l’atmosfera nello spogliatoio dopo il Sassuolo?
«C’era del rammarico. Meritavamo di vincere. Un po’ come accaduto con la Fiorentina, quando la partita finì 0-0».

Il giorno dopo però il Crotone vi ha fatto un «regalo».
«Ho sentito dire che il pareggio col Sassuolo è stata un’occasione persa. Ma chissà coi tre punti cosa sarebbe accaduto. Magari l’Inter avrebbe avuto altri stimoli e avrebbe vinto. Idem la Lazio. Il calcio è così».

Quando è arrivato cosa l’ha colpita di più?
«Non sono rimasto sorpreso della squadra. Ho invece constatato le qualità del mister, che sprona tutti ogni giorno. Sa preparare alla perfezione le gare: quando uno di noi ha la palla sa cosa deve fare. Quando non l’ha, idem. Il gruppo è giovane e molto affiatato».

Infatti lei ha 29 anni ed è uno dei «vecchi» dello spogliatoio.
«Sì, ma sono giovane eh (ride, ndr)! Qui sono uno dei più esperti, ma non mi sento un senatore, parlo poco, preferisco dare l’esempio con i fatti».

Chi è il compagno che ammira particolarmente?
«Ce ne sono molti, ma dico Freuler. È un ragazzo molto intelligente, recupera centinaia di palloni e quando ha la sfera tra i piedi difficilmente la perde».

Facciamo qualche passo indietro. Lei ha cominciato nelle giovanili del Lione.
«Sono arrivato a dieci anni. Prima ero nell’Etoile sur Rhone, un paese a pochi chilometri da Valence. Sempre in attacco».

Nel Lione è stato con grandi campioni: Pjanic, Juninho, Benzema...
«Sono amico di tutti e tre. Pjanic e Benzema li sento spesso. Soprattutto Karim. Abbiamo la stessa età e abbiamo giocato sempre insieme».

Domanda trabocchetto: la finale di Champions è tra Juve e Real. Per chi tifa?
(Ride, ndr) «Per Benzema, quindi per il Real. Mi ha invitato anche a San Siro l’anno scorso per la finale con l’Atletico».

Quali erano i suoi idoli da bambino?
«Zidane, Robben e Ribery. Giocatori rapidi e con grande tecnica».

Lei è «drogato» di calcio anche quando stacca?
«Preferisco stare con la famiglia e i bimbi. Passioni particolari? In vacanza mi piace andare a pescare. O, da buon francese, giocare alla petanque».

fonte corriere-bergamo.it

By marcodalmen
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