26/03/2017 | 08.05
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Nato pronto

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Chi è davvero Mattia Caldara

Il giovane difensore cresciuto nell’Atalanta ha grandi margini di miglioramento, ma rappresenta già oggi le speranze della difesa italiana del futuro.

Il 2 ottobre 2016 l’Atalanta affronta in casa il Napoli. Solo due settimane prima Giampiero Gasperini era giunto a un passo dall’esonero, dopo la sconfitta interna col Palermo, la quarta nelle prime cinque partite. La vittoria esterna con il Crotone aveva rasserenato l’ambiente, ma nulla lasciava presagire l’esplosione successiva della squadra.

Contro il Napoli Gasperini schiera una squadra infarcita di giovani. Giocano Andrea Petagna e Andrea Conti, esordisce dal primo minuto Roberto Gagliardini e, al centro della difesa, è schierato Mattia Caldara, all’esordio assoluto in stagione.

L’Atalanta vince la partita e da allora conquista 49 punti in 23 partite, seconda in serie A solamente a Juventus e Roma. Notevolissimo, tra le altre cose, il miglioramento dell’efficienza difensiva: l’Atalanta, che aveva subito 12 gol nelle prime 6 partite, 2 gol di media per ogni match, ne subisce 21 nelle successive 23 (di cui 7 solo nella disastrosa partita contro l’Inter), quelle che vedono al centro della difesa a 3 di Gasperini, Mattia Caldara. Nelle prime 6 giornate gli expG subiti sono 0.96 a partita, nelle successive 23, con Caldara in campo, 0.76: solo la Juventus e il Napoli hanno meno expG subiti dell’Atalanta nel campionato di serie A.

Assecondando una certa logica, i bianconeri lo hanno già acquistato nel mercato di gennaio, lasciandolo in prestito per 18 mesi all’Atalanta.

Nato pronto

Mattia Caldara aveva già esordito in serie A nell’ultima giornata del campionato 2013-14, quando Stefano Colantuono lo aveva inserito nel secondo tempo della partita esterna contro il Catania. Allo stadio Massimino Caldara aveva già in mostra molte delle qualità che lo stanno rendendo uno dei migliori giovani del nostro campionato. Ci mette 45 minuti a essere il giocatore della partita a effettuare più spazzate: 7 in un solo tempo.

Per un ragazzo che veste i colori della “Dea” dall’età di 9 anni, l’esordio in prima squadra è un evento segnato e preparato da tempo. Ma non c’è niente di troppo improbabile: il club bergamasco investe il 10% del fatturato sul settore giovanile, che poi diventa anche la principale fonte di guadagno, grazie alla cessione dei calciatori.

Come molti giovani provenienti dalla Primavera, dopo il fugace esordio in prima squadra, Caldara viene mandato in prestito in serie B. Per crescere va a Trapani, sotto la guida tecnica di Roberto Boscaglia, l’allenatore che aveva condotto i siciliani dalla serie D alla serie cadetta.

Nonostante abbia solo 45 minuti tra i professionisti, Caldara trova presto continuità nella difesa a 4 del Trapani. Al termine della stagione avrà accumulato 17 partite da titolare, 3 da subentrante e 2 gol realizzati. Di lui Cosmi, che a metà stagione sostituisce in panchina Boscaglia, dice: «Di testa è fortissimo e anche quando sale in area avversaria fa davvero paura. È un falso lento perché quando allunga e va in progressione si fa rispettare. Mi ricorda molto Dellas che ho avuto come centrale a Perugia. Non mi sarei mai aspettato che l’Atalanta se ne privasse e lo rispedisse in prestito in serie B. Per me Caldara avrebbe tranquillamente potuto giocare in A».

 Invece l’Atalanta, paziente, lo manda ancora una stagione in prestito, sempre in serie B, ma stavolta a Cesena. Massimo Drago, l’allenatore dei bianconeri romagnoli, lo descrive dicendo: «La sua forza va al di là delle doti tecniche. Gioca e si comporta da veterano, e in campo dimostra una concentrazione che difficilmente ho visto in altri difensori della sua età. Lo chiamavo sempre “giovane vecchio”» . A Cesena gioca 27 partite da titolare e segna 3 gol.

Durante la sua stagione a Cesena giunge pure la convocazione nell’under 21, con cui esordisce a Waterford, in Irlanda, vincendo per 4-1. In quell’occasione la linea difensiva della nazionale under 21 è costituita da Andrea Conti, Caldara, Romagnoli e Barreca, con Donnarumma tra i pali. Per Caldara è la prima volta in maglia azzurra: non è mai stato convocato in nessuna delle varie selezioni under nazionali, a dimostrazione di un talento non smisurato e di una crescita progressiva, frutto del lavoro costante.

Per Caldara è tempo di tornare a casa, letteralmente, visto che è di Scanzorosciate un piccolo paese alle porte di Bergamo che ha rinominato (ufficiosamente) una via a Caldara dopo la doppietta di Napoli.

 Un difensore cerebrale

Gasperini lo impiega come centrale nella sua difesa a 3. Una novità per un difensore abituato, sia nei club che nell’under 21, a giocare in una difesa a 4. Caldara però non ha avuto alcun problema a interpretare alla perfezione la fase difensiva degli “orobici”.

Caldara è alto 187 cm e pesa 80 Kg: un difensore robusto, dotato di discreta progressione sul lungo, ma poco reattivo nel breve e senza particolare forza esplosiva. Eppure è molto bravo a utilizzare bene il suo corpo e a nascondere i propri difetti atletici. È un destro naturale, ma riesce a utilizzare con buona disinvoltura il piede sinistro nella circolazione del pallone. Controllo, conduzione palla e passaggio sul breve sono sufficientemente sicuri, mentre i passaggi lunghi e i filtranti hanno margini di miglioramento .

Proprio a causa di doti atletiche non eccezionali, Caldara è un difensore tattico e cerebrale, che ha nella concentrazione e nella comprensione del gioco le proprie principali armi. In particolare, la sua qualità migliore è probabilmente il senso della posizione, sia lontano dalla propria area di rigore che più vicino alla propria porta.

Le sue ottime capacità di prendere la posizione più corretta in relazione allo svolgimento dell’azione offensiva da fronteggiare, gli consente di coprire efficacemente gli spazi utili alle giocate dell’attacco avversario. Questo è uno dei motivi per cui Caldara riesce ad intercettare tanti palloni e a liberare con frequenza l’area di rigore dai cross avversari. Con 3.4 passaggi intercettati ogni 90 minuti è il quarto difensore di serie A per numero di intercetti.

 Il sistema difensivo di Gasperini è molto aggressivo sull’uomo, sia sul portatore di palla che sui possibili riceventi. Saltata una marcatura, di solito si scala in avanti senza temporeggiare. A dispetto della comune convinzione riguardo la relativa semplicità della marcatura a uomo, l’intero impianto difensivo di Gasperini dipende fortemente dall’attenzione e dalla capacità degli interpreti di leggere le situazioni di gioco.

È una struttura difensiva che rischia continuamente di saltare, per disattenzioni individuali e scalate imprecise nello spazio e/o nel tempo, come dimostra la partita di due settimane fa contro l’Inter. Le ottime doti di posizionamento di Caldara sono fondamentali in questo contesto, dove sempre offrire copertura ai compagni che cercano l’anticipo con frequenza.

Partendo da un posizionamento in campo corretto, Caldara è particolarmente abile a leggere le intenzioni degli avversari, muovendosi in anticipo per coprire, quando serve, la profondità, compensando così eventuali gap di velocità con gli attaccanti.

Quando lo sviluppo dell’azione lo richiede, è capace di fermarsi, evitando di seguire il movimento dell’avversario e lasciandolo così in fuorigioco. La natura dei principi difensivi di Gasperini rendono la scelta di provare a mettere in fuorigioco l’attaccante puramente individuale e non di reparto. È quindi richiesta una corretta interpretazione dell’azione e un’assunzione di responsabilità.

La costante aggressività sull’uomo richiesta dall’allenatore nerazzurro rende però anche il centrale della difesa a tre molto impegnato nella marcatura diretta degli avversari. In questo senso, l’esperienza con l’attuale allenatore nerazzurro ha forzato Caldara a sviluppare le proprie doti in marcatura, orientandole il più possibile alla ricerca dell’anticipo. La presa di posizione è quindi più aggressiva e tende a distanziarsi dalla linea immaginaria tra attaccante e centro della porta per posizionarsi più lateralmente per agevolare il movimento di anticipo.

L’intelligenza calcistica di Caldara lo rende un ottimo interprete del gegenpressing proposto da Gasperini; da dietro, leggendo lo sviluppo delle azioni, il numero 13 nerazzurro è capace di difendere in avanti rubando il tempo agli avversari.

Gli anticipi di Caldara sono più frutto della previsione delle intenzioni degli avversari che delle sue modeste doti atletiche. Quando è puntato in campo aperto preferisce temporeggiare e far deragliare l’avversario verso la direzione meno pericolosa: un frangente dove sono particolarmente evidenti le sue doti di lettura e concentrazione.

La necessità di essere sempre attento e concentrato è evidente quando Caldara non applica con precisione la sua tecnica difensiva. In queste occasioni il numero 13 nerazzurro non può contare su doti atletiche tali da potere compensare l’imprecisione e l’errore è quasi inevitabile.

Il fisico imponente lo aiuta nell’affrontare gli avversari spalle alla porta che riesce a neutralizzare imponendo le sue doti aeree e il suo peso, ma talvolta mostra ancora qualche ingenuità nel gestire il corpo a corpo e consente agli avversari più smaliziati di utilizzarlo come perno per girarsi, impedendogli di intervenire.

Caldara di testa

Le doti aeree sono notevoli, sia quando stacca frontalmente che quando difende i cross provenienti dalle fasce. Il combinato tra la sua abilità nei colpi di testa e le sue doti di posizionamento lo rendono un formidabile difensore dentro l’area dei palloni che piovono dall’esterno.

Ma anche quando deve attaccare l’area avversaria Caldara è già uno dei migliori del ruolo in Italia. Con 5 gol realizzati è di gran lunga il difensore che ha segnato di più in serie A, con un’irreale percentuale di conversione del 50%, figlia di soli 10 tiri effettuati durante la stagione. Oltre alle note doti aeree offensive, già evidenziate in serie B, Caldara ha mostrato insospettabili doti di coordinazione nel calciare al volo, mettendo a segno, di destro e sinistro, due bellissimi gol, contro il Napoli e il Sassuolo.

In fase di possesso palla, anche nel rispetto dei principi della squadra, Caldara si limita a una circolazione palla elementare verso i compagni di reparto con più oneri nella verticalizzazione. È il giocatore della squadra meno coinvolto nella costruzione della manovra, con una media di 33.9 passaggi ogni 90 minuti, contro i 50.9 di Toloi e i 46.1 di Masiello, i due difensori laterali. Anche il numero di palle lunghe è molto inferiore a quello dei due compagni: Caldara gioca in media 4.7 passaggi lunghi ogni 90 minuti, sbagliandone più della metà, mentre Toloi e Masiello ne giocano molte di più con una percentuale di riuscita vicina o superiore al 50%. A differenza di molti sistemi che utilizzano la difesa a 3, le direttrici del possesso palla di Gasperini non prevedono grosse responsabilità in costruzione per il centrale di difesa, ma, nonostante questo, è evidente come Caldara giochi il pallone in maniera molto conservativa e come abbia ancora possibilità di migliorare nella gestione del pallone e nella ricerca di soluzioni più complesse.

Margini di miglioramento

Caldara viene descritto da tutti come un ragazzo tranquillo e umile. Dice di andare a trovare i nonni praticamente ogni giorno. Ha raccontato di essere cresciuto con il poster di Chiellini in camera, di cui apprezza la grinta che lui ritiene di non avere, ma non ha avuto il coraggio di chiedergli la maglietta alla fine della partita contro la Juventus. In campo però dice di ispirarsi ad Alessandro Nesta. La sua tranquillità si esprime anche in campo, dove mostra un gioco attento ed estremamente riflessivo.

Si è perfettamente adattato al calcio di Gasperini a dimostrazione della maturità tattica che gli ha consentito di interpretare il ruolo di centrale in una difesa a 3 fortemente aggressiva e orientata sull’uomo, forse distante dalle sue naturali caratteristiche. È un difensore estremamente tattico e dotato di ottime capacità di lettura del gioco, ma con buoni margini di miglioramento sui suoi difetti: l’atletismo, la tecnica, la personalità.

Certo, a 22 anni Caldara può – e deve – ancora migliorare le sue doti di forza ed esplosività, oltre alla qualità della sua impostazione della manovra lavorando sulla tecnica di passaggio e sulla capacità di assumersi responsabilità in costruzione. Ma già oggi, assieme a Rugani e Romagnoli – salvo gli imprevisti che nel bene e nel male fanno parte del calcio – Caldara può essere considerato il futuro dei difensori italiani, che ancora una volta appare roseo e all’altezza della propria tradizione.

 fonte ultimouomo.com

By marcodalmen
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