05/11/2017 | 09.31
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Nel viaggio spallino l’incontro con una Dea

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La prossima trasferta tra le più toste dal punto di vista atletico Con i bergamaschi ok i lanci lunghi ma serviranno esperienza e gamba

Come sarà confrontarsi con una Dea? Finora, la Spal, ha avuto modo si sfidare un’aquila, un biscione. Un diavolo e anche una vecchia signora: uscendone a testa alta ma battuta. Tranne che nel primo faccia a faccia con la mitologia del campionato: il 20 agosto a Roma contro l’Aquila laziale. Duello terminato 0-0 e che tanto ha incoraggiato la formazione biancazzurra. La truppa di mister Semplici formato export finora ha portato a casa il cadeau del punto nella Capitale, poi quattro sconfitte. Ma giocava contro alcune big dell’italico torneo. L’Inter formato biscione che, all’ora di pranzo, ha esultato sbloccando su rigore (Icardi) e arrotondando nel finale con una magia di Perisic. Dieci giorni dopo riecco San Siro, questa volta col Diavolo milanista in attesa: due rigori ed estensi fiaccati nella speranza. Epperò, prestazioni convincenti. Spal manovriera e coraggiosa, agonisticamente pronta fin dove fisico e gambe l’hanno supportata. In settembre era una squadra ancora figlia della serie B, con il credo del fraseggio e della faccia pulita. È mancata della malizia che quando arrivi ai piani superiori devi fare tua: a volte, meno fronzoli e palla lontana. Denti affilati e, se serve, tackle tosti.

Poi è arrivato l’autunno, con le nebbie del derby di Bologna. Che ha sì portato il primo gol in trasferta, ma pure ha mostrato le sabbie mobili in cui si stava inabissando la squadra: giro palla lento e prevedibile. Un possesso sterile, che una folata rivale metteva a nudo. È stata, quella del Dall’Ara, una Spal del “vorrei ma non posso”. A fine della scorso mese, ecco Disneyland: il tour a Torino per immergersi nel fascino della Vecchia Signora. Contro la Juve, biancazzurri altalenanti. A volte timidi, altre con la testa fuori dal guscio. In alcune circostanze sballottati, poi tra fine primo tempo e metà ripresa il bubu-settete con tanto di pari (annullato) ha fatto venire qualche capello grigio ai dominatori bianconeri. S’è visto, per la prima volta con continuità, il ricorso alla palla lunga. Non più e non solo al tocco tra difensori e Viviani per innescare l’azione. Pareva fosse una costrizione quel lanciare lungo, una sorta di rifugio obbligato a fronte della pressione juventina. Invece, s’è capito sette giorni dopo col Genoa, erano i primi vagiti di un piccolo cambio pelle.

Domenica, si diceva, la Spal va a sfidare la Dea Atalanta, fiera figlia calcistica della passione di Bergamo. I nerazzurri sono considerati la “Regina della provinciali”, laurea che deriva dai 57 campionati di serie A affrontati (il primo nel 1937/38): nessuna città ha fatto meglio tra quelle che non sono capoluogo di regione. E Ferrara, che nel dopoguerra era la provinciale terribile, ha un motivo in più per dare battaglia. Sarà dura: l’Atalanta ha spessore. Finora, in casa, 4 vinte, 1 pari ed 1 solo ko (all’esodio con la Roma). Mette fisicità. E fuoco. Ecco, se c’è una partita in cui la Spal deve essere gladiatoria è questa. Semplici userà esperienza (Borriello e Felipe) e tecnica (Antenucci). E tanta gamba (Schiavon e Mattiello).

fonte lanuovaferrara.it

By marcodalmen
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