Nemo propheta in patria. By ReMo
Sin dalle rime battute di gioco contro il Villarreal, la nostra Atalanta ha rimosso ogni genere di perplessità sorta nel contesto delle partite disputate nel campionato italiano.
Positivamente sorpresi dagli scambi velocissimi che hanno articolato stupore tra gli avversari e timore tra i loro tifosi, abbiamo spuntato un risultato assolutamente positivo contro una squadra tosta, attrezzata e valida.
Non che questo possa cancellare talune ingenuità che hanno consentito prima il recupero e poi il provvisorio sorpasso, ma è doveroso sottolineare come il predominio sia stato equamente ripartito tra le contendenti che hanno dato vita ad un incontro bello ed affascinante.
Certo le tradizioni consolidate negli stadi d’Europa generano slancio e dedizione estese a tutti questi incontri, ma, non di meno, stride il contrasto tra le esibizioni del campionato e le prestazioni espresse a livello continentale.
D’altro canto la partita di sabato era talmente prossima all’incontro europeo da poter linearmente escludere un salto qualitativo di tanto spessore, che comunque si è espresso.
L’arbitro di ieri non è stato impeccabile, come del resto non può esserlo nessun vivente che per definizione è fallace malgrado correttezza ed impegno profusi, ma dobbiamo riconoscere come si sia conformato alle logiche del proprio ruolo, quello della vestale di uno sport che richiede la concessione del massimo spazio alla creatività ed al fluire delle azioni di gioco.
Il nostro essere di parte induce spesso critiche ingenerose, pur senza dequalificare un atteggiamento permissivo, sempre che tale resti ed accettabile nel contesto e rispetto delle regole.
L’ atteggiamento del giudice di gara ha reso possibile ampie espressioni di gioco, appannaggio sia dell’una che dell’altra squadra, che hanno regalato ampi squarci di godibilità di un avvincente spettacolo sportivo.
Penso che a questo punto si renda opportuno spendere qualche considerazione a riguardo del tipo e della qualità degli arbitraggi, cui compete una troppo ampia discriminazione sulla qualità del gioco espresso, confermando che l’ingrata ‘patria’ si concretizza proprio qui.
Gli arbitri tricolori hanno la propensione a diventare il fulcro del gioco invece che accompagnatori dello stesso ed esplicano questa loro ossessione con innumerevoli trilli di fischietto, che mortificano il gioco, spesso invertendo le valutazioni dei falli.
Per parte nostra possiamo considerarci vittime designate, cui impunemente sottrarre finali di coppa, o semplicemente addurre danni, senza che gliene derivino conseguenze restrittive.
Le nostre preoccupazioni pre partita, incredibilmente si concentrano sulle designazioni arbitrali, che temiamo, spesso, più delle formazioni avversarie.
Talvolta ci pervade un senso di tranquillità, leggendo il nome di un benemerito del fischietto che ci arbitrerà, salvo poi scoprire che l’improvvida soddisfazione si riafferma in delusione ed il previsto sapore di buon vino si conformerà a quello dell’aceto.
Credo di aver focalizzato, con certezza, che dalla qualità dell’arbitraggio possa scaturire quella conseguente della gara e che purtroppo ogni botte possa dare il vino che contiene.
Troppo spesso da noi lo spettacolo è compromesso dagli uomini in nero ed il guaio è che si faccia troppo poco per rimuovere personaggi che già troppi danni hanno indotto all’ambiente.
Motivi che mi inducono a sperare che i sodalizi sportivi rigettino e denuncino ogni tipo di negativo condizionamento delle gare, senza subirne passivamente gli effetti.
Solo in questo modo sarà possibile ritrovarsi profeti del gioco, anche in casa nostra, perché tutti i presupposti della qualità presuppongono serietà e correttezza, spesso invocata a parole ma troppe volte disattesa nei fatti.
Ancora grazie ragazzi per la splendida prestazione, nella speranza che le condizioni per ripetersi possano moltiplicarsi.
Sempre orgogliosi di voi e fieri dei nostri colori.
Forza Atalanta !!
ReMo
Positivamente sorpresi dagli scambi velocissimi che hanno articolato stupore tra gli avversari e timore tra i loro tifosi, abbiamo spuntato un risultato assolutamente positivo contro una squadra tosta, attrezzata e valida.
Non che questo possa cancellare talune ingenuità che hanno consentito prima il recupero e poi il provvisorio sorpasso, ma è doveroso sottolineare come il predominio sia stato equamente ripartito tra le contendenti che hanno dato vita ad un incontro bello ed affascinante.
Certo le tradizioni consolidate negli stadi d’Europa generano slancio e dedizione estese a tutti questi incontri, ma, non di meno, stride il contrasto tra le esibizioni del campionato e le prestazioni espresse a livello continentale.
D’altro canto la partita di sabato era talmente prossima all’incontro europeo da poter linearmente escludere un salto qualitativo di tanto spessore, che comunque si è espresso.
L’arbitro di ieri non è stato impeccabile, come del resto non può esserlo nessun vivente che per definizione è fallace malgrado correttezza ed impegno profusi, ma dobbiamo riconoscere come si sia conformato alle logiche del proprio ruolo, quello della vestale di uno sport che richiede la concessione del massimo spazio alla creatività ed al fluire delle azioni di gioco.
Il nostro essere di parte induce spesso critiche ingenerose, pur senza dequalificare un atteggiamento permissivo, sempre che tale resti ed accettabile nel contesto e rispetto delle regole.
L’ atteggiamento del giudice di gara ha reso possibile ampie espressioni di gioco, appannaggio sia dell’una che dell’altra squadra, che hanno regalato ampi squarci di godibilità di un avvincente spettacolo sportivo.
Penso che a questo punto si renda opportuno spendere qualche considerazione a riguardo del tipo e della qualità degli arbitraggi, cui compete una troppo ampia discriminazione sulla qualità del gioco espresso, confermando che l’ingrata ‘patria’ si concretizza proprio qui.
Gli arbitri tricolori hanno la propensione a diventare il fulcro del gioco invece che accompagnatori dello stesso ed esplicano questa loro ossessione con innumerevoli trilli di fischietto, che mortificano il gioco, spesso invertendo le valutazioni dei falli.
Per parte nostra possiamo considerarci vittime designate, cui impunemente sottrarre finali di coppa, o semplicemente addurre danni, senza che gliene derivino conseguenze restrittive.
Le nostre preoccupazioni pre partita, incredibilmente si concentrano sulle designazioni arbitrali, che temiamo, spesso, più delle formazioni avversarie.
Talvolta ci pervade un senso di tranquillità, leggendo il nome di un benemerito del fischietto che ci arbitrerà, salvo poi scoprire che l’improvvida soddisfazione si riafferma in delusione ed il previsto sapore di buon vino si conformerà a quello dell’aceto.
Credo di aver focalizzato, con certezza, che dalla qualità dell’arbitraggio possa scaturire quella conseguente della gara e che purtroppo ogni botte possa dare il vino che contiene.
Troppo spesso da noi lo spettacolo è compromesso dagli uomini in nero ed il guaio è che si faccia troppo poco per rimuovere personaggi che già troppi danni hanno indotto all’ambiente.
Motivi che mi inducono a sperare che i sodalizi sportivi rigettino e denuncino ogni tipo di negativo condizionamento delle gare, senza subirne passivamente gli effetti.
Solo in questo modo sarà possibile ritrovarsi profeti del gioco, anche in casa nostra, perché tutti i presupposti della qualità presuppongono serietà e correttezza, spesso invocata a parole ma troppe volte disattesa nei fatti.
Ancora grazie ragazzi per la splendida prestazione, nella speranza che le condizioni per ripetersi possano moltiplicarsi.
Sempre orgogliosi di voi e fieri dei nostri colori.
Forza Atalanta !!
ReMo
By staff