21/03/2017 | 13.20
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Odiate lo spezzatino? preparatevi al frullato alla cinese...

"Mi fa schifo giocare alle 12.30". Lo sfogo di Sarri è arrivato sulle tavole di tutta Italia mentre molti avevano ancora il boccone in bocca: il tecnico del Napoli fresco di vittoria sull'Empoli, seppure con più ansia del previsto, sfogava sulla Lega di serie A la frustrazione per un secondo tempo da dimenticare. Inveendo contro il match del "lunch time". "Abbiamo giocato in un orario in cui nessun vuole giocare. Tutti lo pensano, ma la differenza è che io lo dico: giocare a quest'ora comporta una serie di problemi in più". Ed è vero. Ma se il Napoli, impegnato fin qui 2 volte alle 12.30, si lamenta, cosa dovrebbe dire l'Atalanta, scesa in campo a quell'ora già 4 volte? O Inter, Samp, Sassuolo e Udinese, che prima della fine del campionato raggiungeranno le 4 apparizioni mattutine? Nulla. Per un motivo semplicissimo: anche i club hanno capito, ormai, che giocare a pranzo costa poco in termini di organizzazione (i giocatori sostituiscono la colazione con un brunch) ma può portare evidenti vantaggi. E pazienza se in campo si muore di caldo.

SGUARDO ALL'ORIENTE - Il prossimo passo sarà il derby di Milano, già fissato per le 12.30 del sabato di Pasqua. Ma come nasce l'idea della partita all'ora di pranzo? In ossequio ai desiderata delle tv, ovviamente: per vendere la pubblicità, serve "spezzettare" le gare: siamo abituatissimi, ormai. Ma non solo. In Inghilterra, prima di tutti, hanno capito che il pubblico locale non bastava a far crescere il movimento. E che per attirare spettatori a Oriente, era ragionevole giocare a orari in cui da quelle parti potessero vedere le partite. Così nacque l'anticipo della Premier League alle 12.45. Anche in serie A è ormai da anni prassi consolidata la partita delle 12.30 di domenica. Un orario morto? Tutt'altro, visto che porta anche risultati in termini di ascolti: Crotone-Roma, un mese fa, ha tenuto davanti alla tv 1,1 milioni di telespettatori. Quasi il doppio di Inter-Empoli, iniziata lo stesso giorno alle 15. Un "record" che certamente collasserà con il prossimo Inter-Milan delle 12.30: quale orario migliore per mandare in Cina le immagini di una squadra ormai sotto l'egida del Dragone e una in odore di diventarlo (closing permettendo)? A testimoniare la bontà della scelta, la "promessa" di quasi mezzo milione di telespettatori che sperano di garantire per quel match CcTv e LeTv (ha i diritti digitali), le emittenti cinesi che trasmettono la serie A.

FUTURO: 10 GARE IN 10 ORARI DIVERSI - In Spagna - dove pure erano abituati a fissare i big match alle 21.30 - lo hanno capito da tempo e l'anticipo del Clasico alle 16.15, a dicembre, è stato deciso proprio per favorire la visione sulle tv del Medio Oriente. Ora nel calendario spagnolo si gioca regolarmente alle 13 di sabato e alle 12 di domenica: un'attraente finestra sulla Liga due volte a settimana per tutti i paesi dell'est. La serie A andrà presto nella stessa direzione. Per incrementare il valore di un campionato che in Italia rischia di "tirare" sempre meno (anche se gli ascolti sono aumentati di 15 milioni in un anno), è pronto il super spezzatino. Dal 2018, avremo un weekend con le 10 partite di serie A giocate in 10 orari diversi: venerdì sera, sabato alle 15, sabato alle 18, sabato alle 20.45, domenica alle 12.30, e poi alle 15 , alle 17, alle 19 e alle 20.45, per chiudere con il monday night. Grazie a orari così, riusciremo forse a compensare il rischio di calo dell'offerta delle tv italiane recuperando dalla cessione dei diritti all'estero 220 milioni di euro. Con buona pace di Sarri.

 

repubblica.it

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