Oggi c’è l’esordio in Champions League.

Siamo arrivati allo stadio galleggiando, quasi fossimo sospesi sopra dei cuscini morbidi di velluto nerazzurro.

Abbiamo parlato davvero poco durante il viaggio, ogni tanto ho sentito un brivido, non certo provocato dal primo fresco dovuto al tramonto imminente, che arriva sempre prima alla sera.

Lo stadio ribolle di un brusio mai sentito, a metà tra stupore ed emozione.

Un brusio soppiantato dopo pochi minuti da cori incessanti, che sono diventati assordanti man mano che lo stadio va riempiendosi, al limite dei decibel ammessi nel quartiere.

Guardo negli occhi mio papà.

E in quegli occhi vedo l’intero film della nostra vita atalantina.

Dalla prima volta da bambino mano nella mano, ai pianti per le retrocessioni, alle feste Promozioni, a Dortmund, al rigore al novantesimo contro la Roma, alla rovesciata di Zampagna col Brescia, al gol di Sgró a Roma, a quello di Bonacina a San Siro, a quelli di Caniggia ed Evair a Torino, alla rimessa non ridata dal Milan, al Malines, alla Polenta prima di andare all’Atalanta, alla scritta “EUROPA” sulla Nord, a Reggio Emilia, e a tutti gli abbracci forti dopo ogni gol.

E poi è partita quella musichetta, solo sognata finora, ed io sono pronto ad urlare “THE CHAMPIONS”...

...ma la musichetta era solo la sveglia ⏰...

...sono solo le 6.50 del 20 agosto, e devo andare a lavorare.

Ma noi dell’Atalanta siamo già tutti lì.

Non svegliateci.

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