Un evento memorabile, per certi versi leggendario.

Leggo che per molti sarà il coronamento di un sogno fatto da bambino.

Per me, invece, non lo è.

Non l’ho mai neppure saputa sognare la Champions League.

Nemmeno il mio subconscio ha mai avuto il coraggio di immaginarsela.

E reputo non sufficiente l’entusiasmo attuale.

Io vorrei una banda composta da 50 elementi che ogni mattina suoni per le vie della città.

Un sottofondo di nusiche allegre, che faccia scendere in piazza chiunque con i bambini sulle spalle, intenti a battere le mani a tempo, con gli occhi scintillanti.

Vorrei zucchero filato offerto all’inizio della via, con i polpastrelli appiccicaticci da risciacquare alla fontanella.

Vorrei che ogni auto avesse una sciarpa dell’Atalanta fuori dal finestrino.

Vorrei che le bandiere della Dea si aggiungessero a quelle dell’Italia fuori dai Municipi e scuole.

E chiedo scusa a chi non capisce il momento, e che è persino infastidito da quello che certamente definirà come una esagerazione.

Io, invece, capisco loro.

Sappiate che qui, non si è realizzato un sogno.

Si è andati oltre.

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