Papu Gomez: ingloriosa fine di una storia.
Uno degli aspetti magici dell’epopea storica atalantina è fissata dal rapporto tra il Mister ed il Papu Gomez, un binomio che reciprocamente innestava effetti speciali e conseguenti positive valutazioni che ne hanno determinato il mito.
Tutto è nato da un incontro che ha cambiato la vita di entrambi, innalzandola sportivamente ai livelli più imprevedibili. Gasperini ha consolidato i precedenti successi genoani prospettando aspettative poi concretate, di allenatore tra i migliori in Europa, mentre Gomez, con precedenti poco illustri si è iscritto a protagonista di successo, grazie alla cure del nuovo mister.
Facendo proprio l’orgoglio bergamasco ed incarnandone lo spirito, Gomez ha fornito alla tifoseria bergamasca, una serie di partite, in cui dando davvero spettacolo, ha permesso alla squadra di qualificarsi, per due anni di seguito, alla CL.
Bergamo ha riservato alla squadra un sostegno ed un amore sconfinato, nella buona fortuna e quand’anche la sorte, girando a ritroso, ci ha appioppato sette reti a San Siro. Il tifo atalantino è diventato fede grazie alla dedizione ed all’entusiasmo che capitan Papu ci ha trasmesso e che resterà sempre nella mente e nel cuore.
Recente il diverbio che li ha, nel bel mezzo di una gara europea, fatti scontrare e dove il capitano, doverosamente soggetto all’autorità dell’allenatore, ha preso una posizione gravemente avversa,da cui non ha voluto recedere. Dovuta e conseguente la presa di posizione del mister, che lo ha tolto dalla formazione, avviando il processo del distacco. A questo punto, malgrado le moltissime sollecitazioni della tifoseria a deporre e risolvere i contrasti, l’ormai ex capitano, ha stilato messaggi ben poco pacifici e rispettosi, in cui si dichiarava impossibilitato a difendersi (?) assicurando tutta la tifoseria di volerla successivamente ragguagliare sui motivi che lo avevano indotto a questo.
Il giocatore non ha voluto tener conto della negatività di uno strappo, negativo per lui, pessimo per l’immagine della compagine atalantina. ed inaccettabile per una tifoseria che lo aveva adorato.
Immemore delle promesse e dei favori che si era assicurato anche grazie al loro sostegno, non si è voluto piegare alla regola ed ha persistito nell’inconcepibile atteggiamento che lo ha messo fuori dalla convocazione per l’incontro contro la Roma. Un doloroso caso di tradimento delle attese di tutto un seguito cittadino che non si meritava l’oltraggio di essere rinnegato.
L’esclusione ’per scelta tecnica’ sancisce la chiusura di un rapporto troppo bello, forse, per essere vero. Sta di fatto che ci costringe a rivedere il significato dei suoi successi, tecnicamente del maggior grado di eccellenza, quale consacrazione narcisistica, più che prodezze destinate alla folla dei propri tifosi. Ingenuamente pensavamo giocasse per noi, quando invece giocava solo per se stesso: seppur delusi, ora lo abbiamo capito.
Personalmente avevo valutato apparente il legame all’ambiente, quando egli stesso aveva parlato di possibile migrazione presso fonti di maggior reddito, che avevano di fatto, rimpinguato lo stipendio, seppur restando da noi. L’ultima apparente e sontuosa opportunità venne scartata pochi mesi or sono e dopo altalene comprensibili, rinunciò ai petroldollari per restare in terra bergamasca: ma non per molto. Un rimpianto della ricca proposta allora respinta, sostiene qualcuno, potrebbe averlo indotto a scappare via, ma anche ammesso fosse così, si sarebbe dovuto agire con maggior trasparenza od, almeno, consultare una proprietà che, a suo tempo gli diede la possibilità di rientrare da un ambiente divenuto teatro di guerra. Persino il fatto di essersi accasato da noi ed aver avviato diverse attività, Non l’ha indotto a tornare sui suoi passi. Un distacco che forse arriverà a tentare di voler motivare, ma che nessuno dei bergamaschi che conosco, pare interessato a voler considerare come reale scusa.
Resta il fatto che abbia disilluso una città e la sua tifoseria che si reputava, erroneamente nei fatti, la prerogativa del suo legame ai colori ed a Bergamo, quale oggetto delle sue attenzioni e del suo affetto. Un vero peccato di leggerezza nel valutarci e di egoismo nel comportarsi, una mancanza grave di rispetto e di gratitudine verso un ambiente che aveva fatto di un mediocre giocatore un personaggio sportivo di primo piano. Ora cambierà casacca ed ambiente, ma passati i primi tempi , rimpiangerà la considerazione di una tifoseria che lo considerava primus inter pares, in quanto sarà soltanto uno dei tanti e assai difficilmente troverà compagni che lo riconoscano unico e capitano, come era da noi. A Bergamo si è rotto un sogno di cui era interprete quanto lo eravamo diventati noi: se il nostro è sfumato maldestramente, non ci mortificherà vedere cadere tante illusioni che egli, magari, sogna di vedersi realizzare fuori da qui. Mi intristisce una conclusione siffatta, ma sono determinato a voler considerare il suo ricordo come una biglietto di banca, di grossissimo taglio, che ora è scaduto di validità: magari conserva l’antico fascino, ma è ormai privo di ogni valore. Questo non toglie il pregio di quanto ci ha regalato in questi anni e men che meno, la gratitudine per quanto egli ha fatto per noi.
Anche se, mi pare, gratitudine sia un termine che, forse per il fatto di non essere la prima lingua in casa sua non abbia un grande significato.
Un vero peccato che, comunque non intacca la nostra grande passione, che sopravvive a tutto, anche a questo tipo di delusioni.
Forza Atalanta !
ReMo
Tutto è nato da un incontro che ha cambiato la vita di entrambi, innalzandola sportivamente ai livelli più imprevedibili. Gasperini ha consolidato i precedenti successi genoani prospettando aspettative poi concretate, di allenatore tra i migliori in Europa, mentre Gomez, con precedenti poco illustri si è iscritto a protagonista di successo, grazie alla cure del nuovo mister.
Facendo proprio l’orgoglio bergamasco ed incarnandone lo spirito, Gomez ha fornito alla tifoseria bergamasca, una serie di partite, in cui dando davvero spettacolo, ha permesso alla squadra di qualificarsi, per due anni di seguito, alla CL.
Bergamo ha riservato alla squadra un sostegno ed un amore sconfinato, nella buona fortuna e quand’anche la sorte, girando a ritroso, ci ha appioppato sette reti a San Siro. Il tifo atalantino è diventato fede grazie alla dedizione ed all’entusiasmo che capitan Papu ci ha trasmesso e che resterà sempre nella mente e nel cuore.
Recente il diverbio che li ha, nel bel mezzo di una gara europea, fatti scontrare e dove il capitano, doverosamente soggetto all’autorità dell’allenatore, ha preso una posizione gravemente avversa,da cui non ha voluto recedere. Dovuta e conseguente la presa di posizione del mister, che lo ha tolto dalla formazione, avviando il processo del distacco. A questo punto, malgrado le moltissime sollecitazioni della tifoseria a deporre e risolvere i contrasti, l’ormai ex capitano, ha stilato messaggi ben poco pacifici e rispettosi, in cui si dichiarava impossibilitato a difendersi (?) assicurando tutta la tifoseria di volerla successivamente ragguagliare sui motivi che lo avevano indotto a questo.
Il giocatore non ha voluto tener conto della negatività di uno strappo, negativo per lui, pessimo per l’immagine della compagine atalantina. ed inaccettabile per una tifoseria che lo aveva adorato.
Immemore delle promesse e dei favori che si era assicurato anche grazie al loro sostegno, non si è voluto piegare alla regola ed ha persistito nell’inconcepibile atteggiamento che lo ha messo fuori dalla convocazione per l’incontro contro la Roma. Un doloroso caso di tradimento delle attese di tutto un seguito cittadino che non si meritava l’oltraggio di essere rinnegato.
L’esclusione ’per scelta tecnica’ sancisce la chiusura di un rapporto troppo bello, forse, per essere vero. Sta di fatto che ci costringe a rivedere il significato dei suoi successi, tecnicamente del maggior grado di eccellenza, quale consacrazione narcisistica, più che prodezze destinate alla folla dei propri tifosi. Ingenuamente pensavamo giocasse per noi, quando invece giocava solo per se stesso: seppur delusi, ora lo abbiamo capito.
Personalmente avevo valutato apparente il legame all’ambiente, quando egli stesso aveva parlato di possibile migrazione presso fonti di maggior reddito, che avevano di fatto, rimpinguato lo stipendio, seppur restando da noi. L’ultima apparente e sontuosa opportunità venne scartata pochi mesi or sono e dopo altalene comprensibili, rinunciò ai petroldollari per restare in terra bergamasca: ma non per molto. Un rimpianto della ricca proposta allora respinta, sostiene qualcuno, potrebbe averlo indotto a scappare via, ma anche ammesso fosse così, si sarebbe dovuto agire con maggior trasparenza od, almeno, consultare una proprietà che, a suo tempo gli diede la possibilità di rientrare da un ambiente divenuto teatro di guerra. Persino il fatto di essersi accasato da noi ed aver avviato diverse attività, Non l’ha indotto a tornare sui suoi passi. Un distacco che forse arriverà a tentare di voler motivare, ma che nessuno dei bergamaschi che conosco, pare interessato a voler considerare come reale scusa.
Resta il fatto che abbia disilluso una città e la sua tifoseria che si reputava, erroneamente nei fatti, la prerogativa del suo legame ai colori ed a Bergamo, quale oggetto delle sue attenzioni e del suo affetto. Un vero peccato di leggerezza nel valutarci e di egoismo nel comportarsi, una mancanza grave di rispetto e di gratitudine verso un ambiente che aveva fatto di un mediocre giocatore un personaggio sportivo di primo piano. Ora cambierà casacca ed ambiente, ma passati i primi tempi , rimpiangerà la considerazione di una tifoseria che lo considerava primus inter pares, in quanto sarà soltanto uno dei tanti e assai difficilmente troverà compagni che lo riconoscano unico e capitano, come era da noi. A Bergamo si è rotto un sogno di cui era interprete quanto lo eravamo diventati noi: se il nostro è sfumato maldestramente, non ci mortificherà vedere cadere tante illusioni che egli, magari, sogna di vedersi realizzare fuori da qui. Mi intristisce una conclusione siffatta, ma sono determinato a voler considerare il suo ricordo come una biglietto di banca, di grossissimo taglio, che ora è scaduto di validità: magari conserva l’antico fascino, ma è ormai privo di ogni valore. Questo non toglie il pregio di quanto ci ha regalato in questi anni e men che meno, la gratitudine per quanto egli ha fatto per noi.
Anche se, mi pare, gratitudine sia un termine che, forse per il fatto di non essere la prima lingua in casa sua non abbia un grande significato.
Un vero peccato che, comunque non intacca la nostra grande passione, che sopravvive a tutto, anche a questo tipo di delusioni.
Forza Atalanta !
ReMo
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