04/11/2019 | 16.16
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Papu Gómez racconta la sua Atalanta

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Gómez ci porta nella sua Bergamo. E’ cresciuto insieme alla sua Atalanta, diventandone capitano e trascinandola prima in UEFA Europa League e poi in UEFA Champions League.

"Qua siamo nella Piazza Vecchia, uno dei posti più importanti della Città Alta”. Gómez ci porta a casa sua, nella sua Bergamo. Passeggiando nella Città Alta tanti tifosi lo fermano. Gli occhi pieni di gioia e di rispetto. Bergamo è diventata casa sua, e lui ne è diventato un simbolo calcistico da esportare in Europa. La gente lo apprezza, e lui ricambia. Sorrisi, foto, saluti, abbracci. Un rapporto genuino, costruito nelle vie della città e sul campo, con prestazioni e risultati.

Che ruolo ha avuto la città di Bergamo nella crescita di questa Atalanta?

L’etica del lavoro di Bergamo e della sua gente è chiave. Ovviamente quando sono arrivato qua avevo già una certa esperienza, già 26-27 anni e la stabilità della mia famiglia, mia moglie e mio figlio. E’ una città tranquilla, con tanta passione e voglia di vedere l’Atalanta sempre migliorare. E’ uno spirito che ha svolto un ruolo chiave nella crescita del club. Abbiamo visto l’Atalanta migliorare anno dopo anno, e questo spirito ha avuto un impatto decisivo sulle prestazioni dei giocatori.

E il ruolo di Gian Piero Gasperini?


E’ un tecnico con uno stile di calcio definito, unico in Italia. Vuole che le sue squadre giochino all’attacco e puntino a vincere in qualsiasi stadio. Ha cambiato la mentalità del club e dei calciatori. E’ questo che ci ha aiutato a centrare i nostri obiettivi in questi anni. Quando sono arrivato l’Atalanta lottava per non retrocedere, e da allora siamo cresciuti costantemente, da quando è arrivato Gasperini. Abbiamo iniziato a giocare un calcio più divertente e migliore, e abbiamo iniziato a conquistare grandi risultati, dalla qualificazione alla UEFA Europa League in poi.

Fino ad arrivare a giocare la UEFA Champions League…

Anni fa sarebbe stato assurdo pensare all’Atalanta in Champions League. Ora è realtà. Se pensi che solo pochi anni fa la squadra giocava in Serie B, lottava per non retrocedere in Serie A, e adesso gioca in Champions League, è pazzesco. In 110 anni di storia, finalmente l’Atalanta gioca in Champions League. Per questo, nonostante i risultati, è un momento di felicità per il club, i tifosi e la città. Ovviamente il debutto è stato un momento bello, ma anche doloroso visto il risultato. Non è semplice giocare in Champions League, tutte le squadre sono molto organizzate. Però rimane un momento storico per il club, e cercheremo di guardare il lato positivo.

Per te è un sogno che si realizza…


Il mio primo ricordo della Champions League è il gol al volo di [Zinédine] Zidane nella finale del 2001 contro [Bayer] Leverkusen. Era il Real Madrid dei Galácticos. Sognavo di giocare questo tipo di partite da bambino, e adesso lo sto facendo. Può darsi che sia tardi nella mia carriera, a 31 anni. Ma vivere queste partite è qualcosa che ho sempre desiderato.

Cosa significa essere capitano?

Sono stato capitano per diversi anni adesso, ed è una grande responsabilità, ma anche un’emozione speciale. Devo essere da esempio per tutti i giovani calciatori nel club, con aiuti e consigli. Anche io sono stato giovane, ho fatto i miei errori e ho imparato dai giocatori più esperti. Io dò sempre consigli ai più giovani, in campo e fuori dal campo.

fonte uefa.com

By marcodalmen
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