Partenza lenta
La partenza più lenta della carriera dell’ex ‘predestinato’ Alberto Paloschi. Zero goal in maglia Atalanta in 7 match di Serie A e un posto da titolare perso in favore di Petagna.
“Un attaccante davvero importante in un momento in cui non ci sono tantissimi esponenti del ruolo. E’ uno dei più forti”. Parola di Gasperini all’arrivo di Alberto Paloschi in quel di Bergamo. Un acquisto sulla carta in grado di dare quel qualcosa in più all’attacco atalantino. Capace a suon di goal di ripercorrere le orme dell’ultimo grande bomber nerazzurro: German Denis. Un’eredità pesante ma sostenibile per il classe 1990 di Chiari che sin dalle prime uscite in carriera è stato accostato ad un certo Pippo Inzaghi. Un paragone di livello che lo stesso Paloschi ha cercato di sostenere: “Spero di ripercorrere le orme di Inzaghi, di fare come fece lui vent’anni fa a Bergamo. Il mio obiettivo è fare più gol possibili. Voglio superare il mio record di gol in A, 13″. Tanto entusiasmo e una valigia di sogni da aprire al più presto hanno accompagnato il caloroso arrivo dell’ex Parma all’Atalanta.
Freno a mano
Tra la teoria e la pratica c’è però di mezzo un abisso e lo ha scoperto presto lo stesso Paloschi a sue spese. Dopo la bellezza di sette giornate di campionato, quello che doveva essere il fiore all’occhiello della campagna acquisti bergamasca è misteriosamente sparito nel nulla. Una presenza evanescente quella dell’attaccante lombardo che vive la partenza più lenta della sua carriera. Un freno a mano tirato che gli impedisce di fare ciò per cui l’Atalanta ha sborsato circa 7 milioni di euro. Non certo bruscolini per un club come quello bergamasco. Male contro la Lazio all’esordio, malissimo addirittura contro la Samp alla seconda tanto da rimediare una bocciatura all’intervallo. Intanto l’Atalanta ne soffre e non riesce a vincere. Alla terza giornata Gasperini gli preferisce Pinilla dal primo minuto.
L’occasione per sbloccarsi e diventare finalmente eroe arriva nella ripresa. Calcio di rigore per l’Atalanta ma dopo un breve scambio di opinioni il pallone finisce sul destro di Kessiè. Tutto rinviato dunque per il primo assaggio di Paloschi che intanto comincia a patire la panchina. Una situazione quasi inedita per lui. Gasperini tenta quindi di recuperarlo schierandolo dall’inizio nella disastrosa trasferta di Cagliari. Il suo momento sembra finalmente arrivato: rigore per i bergamaschi e pallone questa volta per Alberto. L’ex milanista prende la rincorsa e spara su Rafael. La maledizione continua e l’attaccante rimane a secco.
L’ultima chance
Appena tre punti in quattro giornate. La crisi di Paloschi si sposa alla perfezione con l’avvio choc di un’Atalanta che non gira. Gasperini è già sulla graticola, proprio in compagnia del numero 43 ma l’aiuto arriva dai tifosi. “È presto per processi e soliti teatrini… Fiducia a Paloschi e Gasperini”. Così recitava uno striscione esposto dalla Curva Nord la sera di Atalanta-Palermo. Il ‘Palo’ parte ancora dalla panchina. In campo c’è Pinilla ma i nerazzurri rimangono a secco. Per il finale dentro dunque Paloschi ma la musica non cambia ed anzi peggiora. Le cose girano nel verso sbagliato ancora una volta e il Palermo piazza la zampata del KO. Atalanta in ginocchio, Gasperini a rischio e Paloschi mai così in crisi in carriera.
Svolta e panchina
Tecnico e squadra hanno bisogno di una svolta. Ecco che dal nulla Gasperini pesca Andrea Petagna, classe 1995 l’anno scorso ad Ascoli in Serie B. Una mossa che profuma di disperazione ma che questa volta da i suoi frutti. L’Atalanta ritorna al successo e piazza due colpi di fila: KO Crotone e soprattutto Napoli. Due match che ridanno vigore ai nerazzurri e ossigeno alla panchina di Gasperini. Ma che fine ha fatto Paloschi? Il 26enne ex Chievo viene accantonato. Il numero 43 vive interamente le due vittorie dalla panchina, contrariato e scuro in volto. L’esplosione di Petagna, terzo attaccante nelle gerarchie, esalta l’Atalanta e rimpicciolisce Paloschi. Una mossa azzardata ed inaspettata che contro il Napoli mette ancora più a nudo il disagio momentaneo dell’attaccante lombardo. A ripresa inoltrata Gasperini decide infatti di inserire un nuovo centravanti dopo l’uscita di Petagna. Paloschi guarda speranzoso ma in campo ci va il semi-sconosciuto Pesic, addirittura quarto attaccante della rosa atalantina.
La concorrenza
Ecco proprio quel qualcosa in più che avrebbe dovuto regalare l’ex Swansea e che a conti fatti ha servito su un piatto d’argento il giovane Petagna.
18 secondi di storia
Un avvio del tutto inconsueto per Paloschi che in 8 match tra coppa e campionato non è ancora andato a segno. Una novità assoluta per lui che in carriera è sempre stato piuttosto precoce. La sua avventura in Serie A iniziò infatti nel migliore dei modi nel febbraio del 2008 dopo circa 18 secondi. Tanto bastò all’appena maggiorenne Alberto per bagnare l’esordio in massima serie a San Siro con una rete arrivata al primo tocco del pallone. Una giocata incredibile in un Milan in cui mancava gente del calibro di Kakà, Pato e Gilardino. Ancelotti crede però in lui e lo lancia nella mischia al posto di Serginho. 18 secondi per ritagliarsi un pezzo di storia e lasciare tutti a bocca aperta. “Un esordio così dopo venti secondi, non me l’aspettavo neanche io. Non ci credo ancora. Pensavo di giocare solo cinque minuti, neanche. Invece..”.
Il predestinato
Al termine di quel favoloso esordio arrivarono anche i complimenti dall’idolo Inzaghi e dal portierone Buffon. Il pensiero più significativo lo espresse però lo stesso Ancelotti che disse: “Sembra un predestinato è l’attaccante con la migliore media realizzativa che abbiamo. Era andato al Viareggio, poi l’abbiamo richiamato per l’emergenza in attacco. Per adesso resta ancora con noi. Contro il Livorno potrebbe giocare. Poi tornerà nella Primavera perché è giusto così”. Al termine della sua prima annata in A i goal furono addirittura due ma per Paloschi era solo l’inizio.
La grande occasione
Alberto si fa le ossa al Parma in B prima del ritorno in A. Con gli emiliani il fisico però cresce troppo repentinamente e gli infortuni lo bloccano. Ci riprova al Genoa ma le soddisfazioni in sei mesi non sembrano arrivare. Ecco dunque la svolta nel 2011 con l’approdo in quel di Verona, sponda Chievo. Un exploit dietro l’altro che lo portano nel 2013/14 a realizzare anche 13 reti in Serie A (record personale). Nel gennaio 2016 dopo tanta gavetta in provincia arriva la telefonata in grado di cambiargli la vita. E’ Guidolin che lo vuole allo Swansea. 153 presenze e 45 goal dopo lascia la sua Verona per la Premier League. In Inghilterra la vita è dura, il ragazzo si forma dal punto di vista umano ma segna poco. Due reti e poi il ritorno in patria, a Bergamo dove ad oggi del vero Alberto non c’è ancora traccia.
fonte maidirecalcio.com