20/04/2020 | 11.56
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Una partita per sempre. 20 aprile 1988, 32 anni fa, Atalanta - Malines

Oggi sono trentadue anni da Atalanta - Malines

E' difficile fare capire cosa rappresenta per chi l'ha vissuto come me e come tanti di noi che erano sugli spalti o la seguivano con ogni mezzo tra quelli allora disponibili.

Sotto vi riportiamo in video l'intero evento ma nessuno e niente potra' ricondurci a quelle ore. Piu' che per la partita in sè è stato l'ambito, la circostanza, le situazioni e lo sviluppo

Intanto una generazione intera non l'ha vissuto. Il solo pensare che un signore 35enne di oggi non abbia ricordi nitidi di Atalanta - Malines per il semplice fatto del tempo trascorso fa pensare e non poco.

Cercando di tornare a quei giorni occorre pensare alla dimensione esclusivamente e profondamente provinciale della Bergamasca dell'epoca. Non si era mai vista l'Atalanta confrontarsi su palcoscenici europei di un certo livello e notorieta'. E' vero che c'era stato il precedente della coppa delle Coppe 1964 ma si era usciti subito con chi avrebbe poi vinto la competizione (Sporting Lisbona) ed era epoca nella quale la diffusione dei media e dei trasporti, quindi della partecipazione, non era nemmeno lontanamente paragonabile a quella di adesso. Qualche Mitropa o amichevole oltre confine ma nulla piu', decenni di altalena tra A e B, con puntatina in C, sino alla prima cavalcata europea dell' 87-88, quasi inaspettata e guadagnata da perdenti della finale di Coppa Italia e per il solo fatto che il Napoli (vincitore di campionato e coppa) ci aveva liberato il posto. Mentre in campionato si retrocedeva.

A Bergamo non c'erano molte aspettative all'inizio, in fondo eravamo squadra di B e praticamente nessuno aveva affrontato con successo le competizioni europee non appartenendo alla massima serie della propria nazione.
Poi la circostanza fortuita di incrociare gallesi e cretesi ci aveva catapultato per i quarti a Lisbona contro una squadra con un certo palmares, finalmente nota anche da noi a dispetto delle prime due. Confronto diretto e infortuni avevano minato le certezze della maggior parte dei tifosi e si sperava solo in una eliminazione onorevole. Sappiamo com'e' andata, con il corollario, da non trascurare assolutamente, della "vendetta" coi Portoghesi per l'eliminazione di 24 anni prima.

L'andata con il Malines, con la sconfitta onorevole in Belgio, non aveva fatto altro che accrescere l'adrenalina e l'aspettativa per un incontro alla "now or never" per l'accesso alla finale di Strasburgo in Francia contro il grande Ajax.


Atalanta - Malines è stata ed è tuttora una partita manifesto, simbolo di un'intera generazione, ed anche oltre, di atalantini. Un Italia - Germania 4-3 in ambito provinciale e senza "happy ending", piuttosto la trasposizione del film "Rocky" in ambito calcistico: una sfida difficile ma non impossibile, un qualcosa di simile ad un' utopia onirica pronta a realizzarsi tra le mani. In sintesi, un sogno ad occhi aperti.

Noi, che eravamo presenti e gia' adulti allora "eravamo tutti là" come dice Roberto Vecchioni in "Luci a San Siro", composta guarda caso per un'altra partita memorabile. Noi ci siamo rimasti, ancora dopo 31 anni, e oggi il ricordo è piu' vivo che mai, un po' perche' il nostro Condottiero di allora, il Mondo, ci ha lasciato e un po' anche perche' la nostra nuova dimensione potrebbe regalarci momenti simili, forse superiori, come gia' accaduto in questi anni.

Fu forse il momento piu' alto della storia centenaria della Dea, un "record d'altitudine" che deve essere lasciato andare. Perche' il destino di tutti i record è quello di essere superati, perche' il loro ricordo non finisca per travolgerci. Era un altro tempo, era un'altra storia ed è stato meraviglioso esserci.

Ora il Gasp ha quasi chiuso la storia con il ricordo. La Champions e le imprese di Kharkiv, Valencia e tante altre.

Poi quel piccolo bastardo che ci ha chiuso in casa tutti. Ma questa è già tutt'altra storia... 

Calep

By staff
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