Pasalic, da svogliato e inconcludente all'apoteosi di San Siro
"Bellino Pasalic, ma dove lo mettiamo". Questo era il commento più ascoltato, a Bergamo e provincia, dopo l'arrivo del croato. Perché danzava sulla punta dei piedi, come se fosse in una grande squadra nonché la star. Arrivato per contrastare l'addio di Cristante - che invece aveva fatto bene sin da subito, nell'ingrato compito di sostituire Gagliardini - Pasalic riusciva ad alternare bellissime cose ad altre disastrose, senza mai andare a influire sul risultato. Una sfilza di 5,5 (o 5) che facevano presagire un futuro difficile: riscatto a 15 milioni, mai rimasto un secondo anno in prestito nella stessa società, crescita esponenziale di Ilicic, nuovo ruolo di Gomez. Insomma, era chiuso e la situazione dovuta anche ai gol mangiati (da Pasalic) a Copenaghen.
DA SCONTARE UN APPRENDISTATO - In realtà Gasperini inserisce a poco a poco i nuovi. È stato così per uno che nuovo non era, come De Roon, ai tempi del suo ritorno. Gli stessi Djimsiti e Freuler hanno avuto problemi, Zapata è esploso tra novembre e dicembre dello scorso anno, il trio sulle fasce ha impiegato ancora di più, Gollini era la riserva di Berisha. Difficile che Gasp decida di traumatizzare la squadra e l'undici tipo: Pasalic ora è un titolare quasi acclarato perché, dopo De Roon e Freuler, c'è lui. E spesso pure davanti allo svizzero, oppure davanti a Malinovskyi. L'ucraino ha fatto vedere ottime cose finora, ma sta imparando quello che è lo scacchiere Atalanta, dove gli ingranaggi sono curati da oramai tre anni.