Per sognare serve una lucida follia
Alzi la mano chi, dopo la quinta giornata, in cui l’Atalanta cedeva il passo in casa ad un modesto Palermo, avrebbe mai pensato di trovarla, solo due mesi più tardi, a ridosso della zona Champions.
Alzi la mano chi si sarebbe aspettato di vedere questi giovani ragazzi portare a casa lo scalpo di Napoli, Inter e Roma, solo per citare gli avversari più blasonati caduti sotto i colpi della Dea.
Perdonateci, ma se alzate la mano fatichiamo a credervi. Anche per il più inguaribile degli ottimisti, anche per il tifoso più sfegatato, tutto ciò era difficilmente immaginabile, se non andando a scomodare i sogni. Nel giorno in cui vi scriviamo, la squadra di Gasperini si trova al quarto posto in classifica (a pari merito con la Lazio), con sette vittorie nelle ultime otto gare disputate, con una striscia aperta di cinque successi consecutivi.
Ciò che stupisce, oltre al risultato in sé, che già è oltremodo rimarchevole, è il modo in cui i nerazzurri stanno interpretando questo campionato.
Spesso ci si riempie la bocca con locuzioni quali “progetto giovani”, “bel gioco” e altre cose simili quando poi, a ben guardare, di tutto questo c’è ben poco. Come a dire, noi facciamo giocare qualche ragazzo un paio di partite per vedere come va, proviamo a costruire qualcosa che non sia catenaccio e contropiede (non che ci sia qualcosa di male in questo, se fatto come Dio comanda), salvo poi abdicare a questo credo alle prime difficoltà, ed imbastire una minestra buona per tutte le stagioni.
Ecco, se Gian Piero Gasperini avesse avuto meno fede nelle proprie idee calcistiche, probabilmente questa Atalanta non sarebbe mai esistita. Non staremmo parlando di una squadra inguaiata in zona retrocessione, sia chiaro, perché ci sono comunque alcuni valori assoluti destinati ad emergere in ogni situazione, però è altrettanto evidente che il valore aggiunto di questa formazione siano le idee di gioco fornite dal proprio tecnico.
Se, d’altra parte, l’allenatore in questione è soprannominato il “profeta di Grugliasco” qualche motivo ci sarà, e tale motivo è proprio da ricercare nella fede incrollabile nei confronti delle sue idee di calcio ed è lo stesso per cui la sua avventura in nerazzuro, questa volta parliamo di Inter, non è mai decollata. Se credi ciecamente in ciò che fai, se sei convinto che quello che proponi, inteso come gioco, sia il migliore auspicabile per ottenere un risultato, difficilmente sei disposto a cambiare. Questo, come ben capite, è un ragionamento che funziona alla perfezione quando tecnico e squadra viaggiano sulla medesima lunghezza d’onda, altrimenti è facilmente destinato a naufragare.
E’ qui che si inserisce il discorso “giovani”, in quanto questa filosofia, per certi versi radicale, attecchisce più fermamente in chi non ha ancora vissuto carriere da professionista, che ti portano per forza di cosa ad elaborare convinzioni dalle quali è più difficile staccarsi.
Vedere giocare l’Atalanta di questi ultimi due mesi, è come guardare nella mente di Gian Piero Gasperini. C’è un’anima giovane (nessuno più dell’Atalanta fornisce giocatori all’under 21), proveniente da uno dei vivai più floridi della penisola, che ha sposato in tutto e per tutto la causa del proprio allenatore, con quel pizzico di follia, bè a volte non proprio un pizzico, necessaria per sognare in grande.
La spina dorsale dei nerazzuri, partendo da Caldara e passando da Gagliardini fino ad arrivare a Petagna è formata da ragazzi estremamente giovani, molti dei quali italiani, il che indubbiamente facilita il compito di creare in più breve tempo un’identità ben precisa di squadra. In questo telaio si inseriscono alcuni gioielli ancora grezzi, Kessie su tutti, che Gasperini sta plasmando in vere e proprie pietre preziose. A proposito, non tutti sanno che, arrivato in Italia, Kessie era un difensore centrale, ruolo che ricopre ancora spesso nella nazionale ivoriana, e solo Drago pensò di avanzare la sua posizione in campo per farne un Yaya Tourè in miniatura, non a caso suo idolo indiscusso.
Se però guardate le partite dell’Atalanta vi accorgerete che Gasperini ha avanzato ulteriormente il raggio d’azione di Kessie, sfruttandone oltremodo le qualità fisico-atletiche, che gli consentono di essere in un momento l’uomo più avanzato della truppa nerazzurra e un secondo dopo sulle caviglie del regista avversario. Non c’è nulla di lasciato al caso, non per niente i successi ottenuti anche contro le cosiddette “big” sono arrivati tramite il gioco e la brillantezza fisica, basti guardare il secondo tempo con la Roma in cui l’Atalanta ha letteralmente tritato i giallorossi.
Anche la scelta di Petagna, come terminale offensivo della manovra, era tutt’altro che facile o scontata. I pretendenti al ruolo, ad inizio anno, erano Pinilla e Paloschi, giocatori che, pur non avendo fatto carriere da fenomeni, avevano già dimostrato di poter reggere il peso della categoria, cose che non si poteva assolutamente dire di Andrea, che al Milan e alla Samp non aveva quasi mai trovato spazio.
Se la forza fisica, unita alle doti altetiche, di colui che in onore del padre esulta come un generale dell’esercito, è uno dei segreti di pulcinella della Dea, l’altro si chiama Papu Gomez. Il folletto argentino, con i suoi cambi di ritmo e l’incredibile capacità di saltare l’uomo, è l’elemento in grado di conferire imprevedibilità alla manovra nerazzurra, fondamentale per creare superiorità numerica con la sua posizione ibrida partendo dalla fascia (spesso sinistra ma qualche volta impiegato anche a destra) per poi accentrarsi e far partire il suo tiro velenosissimo.
Una menzione speciale la meritano indubbiamente Conti e Gagliardini: due tasselli importantissimi ,il secondo, vista anche la chiamata di Ventura, oseremmo dire ormai fondamentale, che insieme a Caldara formano il terzetto proveniente dal vivaio bergamasco.
Non sappiamo dove potranno arrivare questi ragazzi, immaginarli lassù fino alla fine è forse troppo anche per noi, ma in fondo non costa nulla e, a dirla tutta, pagheremmo di tasca nostra perché ciò avvenisse. Di certo, per fare quello che la banda del Gasp sta facendo, ovvero per sognare in grande, serve una lucida follia. Un ossimoro che, più precisamente di qualsiasi altra cosa, può spiegare il nuovo volto della Dea.
Paolo Vigo
Twitter: @Pagolo
fonte: delinquentidelpallone.it
ringraziamo i molti di voi che ce l'hanno suggerito.