09/09/2022 | 07.27
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Perché Atalanta-Cremonese resta un classico: gli anni ‘90 con il Mondo, il gol di Rampulla e le domeniche nebbiose

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Domenica Atalanta-Cremonese torna a essere una partita di Serie A dopo 26 anni dall’ultima volta (quando segnò Chicco Pisani) e lontano da un calcio fatto di giocatori epici e grandi provinciali

Le giacche a vento degli allenatori in panchina, i campi spelacchiati nei mesi invernali, il tedio domenicale e l’umidità che incombevano sulle partite del pomeriggio, le radiocronache ascoltate nei bar che puzzavano di sigarette e caffè. Ci sono partite che più di altre risvegliano i ricordi dell’era più gloriosa della Serie A, quella a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, di Maradona e del Milan di Sacchi. Un’epoca in cui le big andavano a comprare i futuri campioni dalle provinciali della Lombardia nebbiosa. Due tra i tanti: Roberto Donadoni e Gianluca Vialli, giocatori partoriti e modellati nei vivai di Bergamo e Cremona.





Atalanta-Cremonese, lunch match (a proposito di cose di un’altra era) di domenica, torna a essere una partita di Serie A oltre 26 anni dopo un 1-1 di inizio marzo 1996. Per la cronaca, gol di Chicco Pisani, uno degli ultimi dell’attaccante cui è dedicata la Curva Nord di Bergamo. Le immagini Rai dell’epoca restituiscono bene l’atmosfera di quel momento del calcio italiano. In quell’Atalanta militavano giocatori mitologici del calcio che fu, tipo Sandro Tovalieri, e gente destinata a grandi trofei, come Christian Vieri e Paolo Montero. In panchina un Emiliano Mondonico reloaded, al suo secondo giro in nerazzurro, un periodo magari non epico come gli anni di Stromberg e del Malines, ma che vide passare grandi calciatori, basti pensare al Pippo Inzaghi capocannoniere nella stagione ‘96-’97.





Mondonico fu protagonista e simbolo indiscusso sia con la Cremonese che con l’Atalanta di quel calcio provinciale che fece da ponte tra la vecchia Serie A e quella attuale. Portò entrambe le squadre — che erano le sue squadre — a traguardi storici, la Serie A per i grigiorossi a metà anni Ottanta, le notti europee con i bergamaschi. Poi fece un altro salto, verso un altro luogo del suo cuore, la Torino granata, ed era lì quando a Bergamo andò in scena l’episodio più curioso negli incroci tra Atalanta e Cremonese.





Dal servizio di Novantesimo Minuto filtra cos’erano una partita e uno stadio di A nel febbraio 1992. Il grigiolino, le maglie ampie, il pubblico infreddolito. In campo gente come Nicolini, Caniggia, Pasciullo, da una parte, e Favalli, Maspero, Marcolin dall’altra. Atalanta-Cremonese non è una gran partita, i grigiorossi a fine stagione retrocederanno, un fallo di mano vale il rigore che Bianchezi trasforma per l’1-0 bergamasco. Bisogna notare che il calcio provinciale italiano di quell’era pre Guardiola, pre Klopp, pre tutto, viene ricordato come un calcio catenacciaro, in realtà entrambe le squadre giocano con tre punte. È quindi ancora più incredibile che a segnare il gol decisivo per l’1-1 finale sia un portiere: Michelangelo Rampulla nei minuti di recupero si butta in avanti su un calcio d’angolo e trova un colpo di testa, finendo in porta insieme alla palla. Un evento più unico che raro (in realtà replicato da altri due portieri nei decenni a venire, Taibi e Brignoli), che viene commentato con una pacatezza appena velata di divertito stupore nelle interviste del dopo gara. Fabrizio Ferron, portiere dell’Atalanta, è lì nel retro degli spogliatoi del Comunale che dice pacatamente di essere dispiaciuto per aver preso gol da un collega, con il suo cappotto e l’aria di uno che fa un lavoro quasi normale. Diciamo che siamo lontani dai quasi rapper o quasi influencer che dominano la scena attuale. Rampulla se la ride, ha 30 anni e sembra un uomo decisamente maturo, anche se il bello della sua carriera deve ancora venire con gli anni da secondo alla Juve.





Domenica a mezzogiorno magari ci saranno 30 gradi e in tutto su 22 giocatori in campo scenderanno un paio di sperduti italiani (ah, ecco cos’era quella sensazione di provincia che davano i calciatori degli anni 90), ma il potere rievocativo della diade Atalanta-Cremonese resta perfettamente intatto.


fonte bergamo.corriere.it

By marcodalmen
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