04/10/2016 | 20.57
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Petagna tra gol e fiducia: "E' il mio momento, sapevo sarebbe arrivato"

L'attaccante a Bergamo sta trovando spazio dopo un lungo peregrinare per l'Italia. Dopo il Milan qualche rimpianto: "Con me e Ganz non ha avuto pazienza, ma fa nulla

Centottanta minuti in campo, tre gol, uno ogni ora, sulle sue esultanze si può regolare l'orologio. Come media, Andrea Petagna fa meglio anche di Higuain. Dopo un lungo peregrinare per città, allenatori e varia sfiducia, l'attaccante dell'Atalanta è nel suo momento d'oro: il gol da tre punti al Napoli, la prima convocazione nell'Under 21 che tra una settimana, Lituania permettendo, può staccare il biglietto per l'Europeo di categoria. "Sì, è il mio momento, sapevo che sarebbe arrivato". 1,90 di altezza, scaricato dal Milan prima che i rossoneri iniziassero a riscoprire i giovani. Rimpianti? "Nessuno. Sono stato lì in un momento diverso da questo, ero di fatto il vice di Balotelli, Allegri mi ha lanciato anche in Champions, ma una vera occasione non l'ho mai avuta. Sono andato via in prestito, ho girato un po', Samp, Vicenza, Latina, cambiavano gli allenatori, scadeva la mia fiducia". È vero che ha rischiato di smettere? "È successo un paio di anni fa, non avevo offerte, se non quella dell'Ascoli, ma vincolata al ripescaggio in B della squadra. Per fortuna quel ripescaggio c'è stato. Non sarei qui ora. Non avere fiducia per un attaccante e per un giovane è devastante, molti si perdono per strada, non arrivano mai. Devo ringraziare anche il mio mental coach, Roberto Civitarese. Mi ha rimesso in carreggiata". L'Ascoli, i gol, la salvezza. Poi, il Milan la cede all'Atalanta a titolo definitivo. "Con me e Ganz il Milan non ha avuto pazienza. Fa nulla. Ora sono all'Atalanta, con un allenatore straordinariamente bravo, un maestro di calcio, importantissimo per un giovane. Gasperini è un tecnico che ti parla una volta e poi non ti parla più. Duro e paterno, nello stesso momento. Sa cosa vuole dalla sua squadra. Trasmette le sue idee. Sa rischiare". Il gol al Napoli, al primo tiro in porta, lo stadio che viene giù: com'è, per un quasi ex calciatore, sentirsi importante dopo tanto penare? "Il calcio è così, basta un rimpallo per cambiarti la vita. Bisogna saper lavorare bene e avere la fortuna di incontrare le persone giuste. So, da quel che mi dicono i compagni dell'Under, che Montella e Di Francesco sanno lavorare bene con i ragazzi, li sanno responsabilizzare, lo vediamo in campo. Al gol di Locatelli mi sono commosso, mi ha dato i brividi, ha 18 anni. Ci vuole un grande coraggio, ma vedo sempre più allenatori in giro con questo tipo di coraggio". Oltre a lei, Gasperini sta lanciando Kessié e Gagliardini. "E altri ne arriveranno, siamo una buona squadra con un grande futuro". Perché il numero 29 sulla maglia? "Perché ad Ascoli mi ha portato bene, era libero, mi piace, e poi ha il 9 dentro, il numero dei centravanti di una volta, cui somiglio forse, almeno fisicamente". Un

attaccante che le piace? "Zaza: è bravo, ha un gran piede, fa molto movimento. Del passato Vieri, naturalmente, anche se prima di arrivare ai suoi livelli devo segnare centinaia di gol. Anche lui è passato da Bergamo". Dove può arrivare Petagna? "Sapere di poter stare in A, questo è già un grande sogno realizzato. Ma ora andiamo a prenderci l'Europeo con l'Under".

fonte repubblica.it

 

By marcodalmen
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