Quando il prezzo è giusto
Il dibattito sulla congruità dei costi fissati per i tagliandi d’ingresso ha tenuto banco in aspri dibattiti al fine di rendere accessibile l’accesso alle partite programmate al Gewiss Stadium, da parte di tutti coloro che anelano seguire , passo passo, il cammino dell’Atalanta.
In primis perché il momento, economicamente non favorevole non ha solo cancellato le ipotesi di previsto accesso delle famiglie, ormai classificato impossibile, ma ha bensì contratto le tante singole possibilità, diventate autentico lusso per molti bilanci familiari.
Depennare agevolazioni rivolte a bimbetti adescati con la maglietta atalantina ed ora respinti di fatto dalla possibilità di consolidare l’auspicato rapporto di fidelizzazione, suona antitesi dello stesso illuminato, ma non sostenuto progetto.
Morale: i vuoti osceni che la visione televisiva ha distribuito nel mondo, idonei a suggerire ipotesi di mancato sostegno ed attaccamento del proprio pubblico ad una squadra superlativa, in realtà, conseguono solo all’eccessivo gravame economico da parte della proprietà.
L’annuncio societario che ha promosso la volontà di ridimensionamento dei costi, correlandolo di apprezzamento e di sollecita volontà di poter recuperare il perduto, pare, dalle prime valutazioni un parto prematuro ed asfittico, assolutamente inferiore alle attese e pertanto non risolutivo del problema.
In molti rimpiangono lo stadio ed i suoi vetusti gradoni, in grado di sostenere davvero la reale e concreta appartenenza della squadra alla tifoseria e della tifoseria alla squadra.
Il lungo intermezzo di tante ipotesi realizzative del nuovo tempio della dea, appare il frutto di una grande, pia illusione che ora presenta tanti aspetti amari ed una globale delusione che sta demolendo amore, legami e passioni di sempre.
Era meglio allora, si dicono in molti, ma ora la strada è tracciata ed il seguito della storia non pare si possa conformare a quello che era, salvo che un amaro ridimensionamento dei risultati sportivi ne generi la globale ristrutturazione.
Mala tempora currunt, proprio come in occasione di quella colossale astensione dal lavoro di tutta la servitù dell’impero romano che si era rifugiata sul monte sacro,con il chiaro intento di arrecare gran danno alla classe patrizia che fruiva del loro lavoro, in termini di presunto sfruttamento.
Menenio Agrippa, nobile e saggio romano, si recò sul monte per svolgere un dibattito risolutore.
Paragonando l’intera società ad un organismo, narrò della ribellione delle membra e di altri organi e illustrò la contestazione nei confronti dello stomaco, che inattivo ed in perenne riposo, viveva a ufo, grazie alle attività di chi era sistematicamente al lavoro.
Equiparando valori e dignità di ogni singolo componente dell’organismo, Menenio spiegò che era proprio lo stomaco ad estrarre energie dai cibi per distribuirle all’intero organismo e che, dalla sua funzionalità conseguiva il buono stato di salute ed efficienza del complesso fisiologico.
Tutti capirono il grado di indispensabilità dei singoli ruoli e ne determinarono, coscientemente uniti da una reale armonia, il rispetto che avrebbe consentito il massimo grado di garantita efficienza, risolvendo la questione, con piena soddisfazione di tutti.
Solo una ben determinata volontà, lineare ed obiettiva può risolvere questa situazione, sulla scorta di una storia che ha allineato società e tifoseria verso conclamati e comuni obiettivi, grazie al legame di dignità e di affetto che le hanno sorrette anche nei momenti più difficili e tribolati.
Sarebbe il colmo che tutto iniziasse a sgretolarsi nel momento aureo della nostra storia di atalantini e di bergamaschi.
Siamo bergamaschi, atalantini e conterranei su entrambi i fronti: conosciamo la nostra storia e ne rispettiamo i comuni valori.
Senza la possibilità di fare l’impossibile ma il desiderio di fare del nostro meglio: proviamoci anche
stavolta, che l’Atalanta, intesa nella sua globalità, ce lo chiede e se lo merita!
By ReMo
In primis perché il momento, economicamente non favorevole non ha solo cancellato le ipotesi di previsto accesso delle famiglie, ormai classificato impossibile, ma ha bensì contratto le tante singole possibilità, diventate autentico lusso per molti bilanci familiari.
Depennare agevolazioni rivolte a bimbetti adescati con la maglietta atalantina ed ora respinti di fatto dalla possibilità di consolidare l’auspicato rapporto di fidelizzazione, suona antitesi dello stesso illuminato, ma non sostenuto progetto.
Morale: i vuoti osceni che la visione televisiva ha distribuito nel mondo, idonei a suggerire ipotesi di mancato sostegno ed attaccamento del proprio pubblico ad una squadra superlativa, in realtà, conseguono solo all’eccessivo gravame economico da parte della proprietà.
L’annuncio societario che ha promosso la volontà di ridimensionamento dei costi, correlandolo di apprezzamento e di sollecita volontà di poter recuperare il perduto, pare, dalle prime valutazioni un parto prematuro ed asfittico, assolutamente inferiore alle attese e pertanto non risolutivo del problema.
In molti rimpiangono lo stadio ed i suoi vetusti gradoni, in grado di sostenere davvero la reale e concreta appartenenza della squadra alla tifoseria e della tifoseria alla squadra.
Il lungo intermezzo di tante ipotesi realizzative del nuovo tempio della dea, appare il frutto di una grande, pia illusione che ora presenta tanti aspetti amari ed una globale delusione che sta demolendo amore, legami e passioni di sempre.
Era meglio allora, si dicono in molti, ma ora la strada è tracciata ed il seguito della storia non pare si possa conformare a quello che era, salvo che un amaro ridimensionamento dei risultati sportivi ne generi la globale ristrutturazione.
Mala tempora currunt, proprio come in occasione di quella colossale astensione dal lavoro di tutta la servitù dell’impero romano che si era rifugiata sul monte sacro,con il chiaro intento di arrecare gran danno alla classe patrizia che fruiva del loro lavoro, in termini di presunto sfruttamento.
Menenio Agrippa, nobile e saggio romano, si recò sul monte per svolgere un dibattito risolutore.
Paragonando l’intera società ad un organismo, narrò della ribellione delle membra e di altri organi e illustrò la contestazione nei confronti dello stomaco, che inattivo ed in perenne riposo, viveva a ufo, grazie alle attività di chi era sistematicamente al lavoro.
Equiparando valori e dignità di ogni singolo componente dell’organismo, Menenio spiegò che era proprio lo stomaco ad estrarre energie dai cibi per distribuirle all’intero organismo e che, dalla sua funzionalità conseguiva il buono stato di salute ed efficienza del complesso fisiologico.
Tutti capirono il grado di indispensabilità dei singoli ruoli e ne determinarono, coscientemente uniti da una reale armonia, il rispetto che avrebbe consentito il massimo grado di garantita efficienza, risolvendo la questione, con piena soddisfazione di tutti.
Solo una ben determinata volontà, lineare ed obiettiva può risolvere questa situazione, sulla scorta di una storia che ha allineato società e tifoseria verso conclamati e comuni obiettivi, grazie al legame di dignità e di affetto che le hanno sorrette anche nei momenti più difficili e tribolati.
Sarebbe il colmo che tutto iniziasse a sgretolarsi nel momento aureo della nostra storia di atalantini e di bergamaschi.
Siamo bergamaschi, atalantini e conterranei su entrambi i fronti: conosciamo la nostra storia e ne rispettiamo i comuni valori.
Senza la possibilità di fare l’impossibile ma il desiderio di fare del nostro meglio: proviamoci anche
stavolta, che l’Atalanta, intesa nella sua globalità, ce lo chiede e se lo merita!
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