02/09/2017 | 04.44
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Questione di spessore

Come la grappa.

Via la testa, via la coda, si tiene solo il cuore. Così, più o meno, recitava una vecchia pubblicità che i più maturi sicuramente ricorderanno.

Cerchiamo di vederlo in questo modo il mercato estivo dell’Atalanta.

In testa e in coda abbiamo avuto le due vicende cattive, Conti e Spinazzola.

E’ di queste vicende poco usuali a Bergamo che ci vogliamo occupare in questo pezzo. Lasciando il cuore, la grappa buona, quella fatta di buoni giovani di prospettiva, di nomi importanti (Ilicic e De Roon) e di rinnovi significativi (Gomez), alla valutazione del mister.

Qualche anno fa avrei intitolato questo pezzo “Questione di stile”, ma lo Stile, quello maiuscolo, è già defunto da troppo tempo e sarebbe anacronistico, forse anche penoso, tentare di riesumarlo.

Già, lo stile. Quello che una volta era il vanto maggiore dei piemontesi zebrati. Lo stile impresso dalla classe e dalla personalità dell’Avvocato. Scoccia dirlo, ma era tutta un’altra cosa.

Lo stile di un tempo. Quello delle strette di mano fra Achille Bortolotti e Boniperti, che valevano più di un contratto, a suggellare passaggi di squadra di futuri campioni del mondo, non certo ragazzi dai capelli ossigenati o rospi, con tutto il rispetto, baciati dalla bacchetta fatata di un allenatore indubbiamente bravo a incastrare i pezzi di un meccanismo perfetto, facendo apparire, e dico apparire, perfetti anche i pezzi stessi.

Ecco, quello stile è rimasto sepolto con l’avvocato, con Cesare ed Achille e con tutti quegli uomini di spessore che “facevano” quel calcio.

Si dice che il calcio attuale sia stato rovinato, banalizzato, stuprato dai soldi delle televisioni a pagamento.

In parte è vero, ma non è tutto. Quello che manca è lo spessore di gran parte della gente che “fa” il calcio attuale.

Allora vediamo un ragazzo, poco più che ventenne, che bellamente ripudia la madre che lo ha messo al mondo, calcisticamente, perché questa è stata l’Atalanta per Andrea Conti, per accomodarsi fra le gambe di una rinomata amante a ore.

Questo è lo spessore del ragazzo di Lecco. Di cui ricordo due fotografie. L’ultima in neroazzurro, a sorreggere come un mantello da supereroe la bandiera europea, e subito dopo quella a farsi immortalare con la sciarpa rossonera. Due fotografie che accostate lasciano solo un piccolo anfratto dove infilarsi. Dove ci si passa solo se si ha un piccolo spessore.

Non parliamo dello spessore dei dirigenti del diavolo che, sapendo le intenzioni della dirigenza atalantina di non privarsi del biondo tinto, hanno preferito intrallazzare con un personaggio maldestro, il procuratore dalla finezza di linguaggio, piuttosto che dimostrarsi uomini e sedersi al tavolo dei Percassi per tentare di far valere il proprio blasone nei confronti del provincialismo orobico. Paura di scontrarsi contro i pochi ma decisi principi dei provincialotti?

Spessore, e professionalità, da sagra di paese.

Il caso in coda è forse ancora più emblematico. Lasciamo perdere lo spessore del ragazzo di Foligno, che hanno tentato di farlo passare in tutti i modi. Travolto da una situazione più grande di lui. Sedotto ed abbandonato dal gatto e la volpe. Capriccioso e freddo opportunista.

Da qualsiasi lato lo si voglia vedere, quello che appare è il suo spessore reale. Le sue patetiche scuse sono più che una pistola fumante.

Ma la più incredibile delle situazioni è quella che ha visto protagonisti Marotta e Paratici. Il gatto e la volpe, appunto.

Il primo, si è speso a dichiarare in televisione che il tornante sarebbe rimasto a Bergamo. Mentre con un occhio guardava l’intervistatore, con l’altro faceva l’occhiolino al ragazzo. Il secondo non ci ha nemmeno messo la faccia. Si è limitato a circuire Leonardo, sperando di non essere visto da nessuno. Un po’ come nei cartoni animati, quando gatto Silvestro pensa di nascondersi mettendosi dietro ad un filo di lana.

Poi, a frittata fatta, il duo patetico, di fronte alla granitica opposizione dei Percassi, ha tentato di mettere la pezza. Ma, come spesso capita ai personaggi di relativo spessore, essa è risultata peggio del buco. La velata minaccia de “il ragazzo rimane a Bergamo come da contratto, e quello che succederà il prossimo anno non si sa” non è passata inosservata. E giù critiche, fino a far loro dire “Leonardo ti aspettiamo a braccia aperte il prossimo anno”.

Finale ridicolo. Così come ridicola è stata l’arroganza con cui hanno tentato di tagliare e medicare. Gatto Silvestro si è nascosto dietro al filo di lana, ma tutti l’hanno visto.

Semmai, il dramma è che Gatto Silvestro è un personaggio dei cartoni animati, mentre costoro governano lo sport più popolare al mondo, che per definire sport, ormai, ci vuole del fegato.

E mentre Leonardo da Foligno finisce stritolato fra la goffaggine zebrata e la risolutezza orobica, rimanendo solo e nudo con la spada in mano ad attaccare il castello, uno di quelli che lì ce l’ha messo, il suo procuratore viareggino, se la spassa a fior di video idioti con il Bobone nazionale, che, almeno lui, ha la decenza di non rappresentare nessuno.

Nel calcio attuale ormai si dice che i contratti siano come carta straccia. Senza valore. Senza spessore, appunto. Noi invece diciamo che i contratti contano, hanno valore. Semmai, quello che manca, o che è relativo, è lo spessore di chi li sottoscrive.

Ma non è finita qui. Mi domando dove sia finito anche lo spessore dei giornalisti. Almeno di quelli che hanno peso a livello nazionale.

Non è da oggi che ci si lamenta di come la categoria di chi ci racconta di sport si sia ingrossata a livello numerico, ma sia esponenzialmente diminuito il suo spessore. La ciccia, l’arrosto, insomma, sono ridotti ad un piattino scarso scarso.

Abbiamo visto solo qualche timido accenno ai comportamenti dei sopraccitati. Qualche pallida riga di disappunto. E solo quando era impossibile fare o scrivere il contrario.

Provate a pensare cosa avrebbero scritto i Gianni Brera, i Beppe Viola a proposito di questi personaggi.

Pagherei il mio peso in oro per poter leggere con quali aggettivi Viola o Brera avrebbero pennellato i personaggi protagonisti di queste penose vicende.
Immaginatevi, per esempio, con quali parole Gianni Brera avrebbe definito il biondo di Lecco, lumbard come lui, che proprio dei valori semplici ma irrinunciabili, magari anche oltre misura, tipici dei lombardi si è fatto beffa spudoratamente.

Altri tempi? Forse.

Altri spessori? Sicuramente.

Ci resta solo la consolazione, magra ma legittima, che i fogli di spessore sottile il vento se li porta via. E questo calcio impazzito, di spifferi e folate, è sempre più in balìa.

Direte che ci siamo dimenticati di analizzare la posizione della società Atalanta, in questo marasma di mercato.

Non è una dimenticanza. E’ una scelta.

Come per la grappa, via la testa e via la coda. Teniamo solo il cuore.

E questo cuore, questa grappa, lasciamola decantare il giusto.

Poi sarà il campo a dirci se era buona o meno.

 

Rodrigo Dìaz

By staff
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