03/11/2016 | 04.20
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“Quo Vadis Dea?” – Un passo alla volta

Qui a Bergamo si sogna, non tanto per la classifica, quanto per la progressione incredibile dell’Atalanta, che dai bassifondi ora respira aria europea al sesto posto.
Breve analisi dei fattori che stanno facendo la differenza e dei segreti per trovare la giusta continuità, in primis la capacità del mister di saper cambiare i titolari in campo senza alterare la fluidità di manovra e l’impiego dei giovani.
Il Sassuolo è l’ultimo ostacolo prima di una meritata sosta, poi sarà tempo di grandi sfide con Roma e Juve.



OLTRE OGNI SCARAMANZIA

Dove eravamo rimasti? Ah si dicevamo che dopo questa settimana con tre partite in otto giorni avremmo capito molto di più sul destino dell’Atalanta…
Sono arrivate tre vittorie, i nerazzurri sono stabilmente al sesto posto e la pratica salvezza, con le terzultime a tredici (!) punti di distanza, sembra già in archivio. La parola “Europa” è la più gettonata, ma qualcuno scaramanticamente preferisce addirittura parlare di “Champions” e addirittura “Scudetto”, dopo il recente precedente del Leicester. Chiaro che tra questi ultimi ci sono anche molti che, più che sognare ad occhi aperti, sono i più scettici e si divertono a prendere in giro i soliti illusi che, almeno secondo loro, si risveglieranno presto durante il calciomercato di Gennaio.
Come dare loro torto? In fondo anche l’anno scorso con Reja si accarezzava l’idea di Europa, dopo aver mostrato bel gioco e risultati, avere vinto a Roma e incantato a San Siro dominando il Milan. Poi le sirene di mercato avevano devastato il gruppo, le cessioni fatto il resto ed è arrivata una serie senza vittorie interminabile, 14 turni. Altro che Europa, il fieno in cascina è servito giusto ad agguantare poi una tranquilla salvezza, una volta ritrovato lo spirito di squadra.
Eppure sia tra gli addetti ai lavori che tra i tifosi caldeggia la speranza che questa stagione possa essere decisiva per fare il salto di livello. Se togliamo le prime 4 partite, quelle in cui la panchina di Gasperini ha davvero tremato, l’Atalanta ha trovato un ritmo devastante, che davvero la vedrebbe nei primissimi posti. E il campionato di Serie A è quello con gli equilibri più fragili, tanto da consentire a qualche grande di partire in sordina e poi rimontare durante tutto l’arco del campionato. Chi trova continuità e ha la qualità per emergere prima o poi si troverà al suo giusto posto in classifica, ma ogni passo falso permette a una new entry di approfittarne e magari rubare un posto di prestigio: è successo l’anno scorso al Sassuolo e niente può impedirci di pensare che stavolta sia il turno dell’Atalanta.
Ovviamente diversi fattori devono coesistere per permettere ai nerazzurri di restare in alto, ma se sono bastate sei partite per riportarla dal penultimo posto al sesto significa che esistono le condizioni per fare bene, anche nel caso qualche passo falso venga commesso.


NEL SEGNO DEI GIOVANI

Cosa è cambiato rispetto a un anno fa? Perché stavolta tanti pensano si possa davvero fare sul serio e non essere un fuoco di paglia?
Innanzi tutto la squadra è diversa, a partire dal mister che la guida e dal tipo di gioco messo in campo. Tutto fa pensare che la serie di partite negativa iniziale, vittoria con Torino a parte, consistesse nella fase di rodaggio, quella necessaria per prendere coscienza delle carte in possesso dell’allenatore e come usarle in maniera appropriata.
Nella squadra titolare sono spariti tutti i senatori, quelli che rendevano a corrente alternata, e sono comparsi molti giovani, alcuni davvero inaspettatamente rispetto alle previsioni. Nel giro di un anno tanti a fine ciclo hanno lasciato, e tutto fa pensare che a gennaio probabilmente arriverà un’altra sfoltita definitiva. Non dimentichiamo che giocatori importanti come Carmona e Stendardo trovano posto in tribuna stabilmente, di fatto bocciati dal mister, mentre in panchina troviamo elementi di qualità come Sportiello e Paloschi, ma anche giocatori importanti per lo spogliatoio, come Migliaccio e Raimondi.
Petagna ha messo in ombra le rovesciate di Pinilla e lo score di Paloschi, ma soprattutto si è dimostrato il più adatto per il gioco del Gasp, tenendo palla e trovando anche gol e assist: è letteralmente esploso, abbinando alla sua mole una rapidità di esecuzione e una velocità che lo rendono paragonabile ai migliori Vieri e Borriello.
Il momento di Caldara è arrivato un attimo dopo, ma da allora non ha mai lasciato il campo, se non per una mezza influenza non del tutto smaltita: è diventato un pilastro della difesa, accanto a un veterano come Masiello e un Toloi che stava rendendo al massimo, prima dell’infortunio. Anche Conti e Gagliardini stanno crescendo e questo è un ottimo segnale per il futuro, ma il mister ha puntato gli occhi anche su Bastoni e Latte.
Non dimentichiamo Kurtic: il suo nuovo ruolo è stato determinante, soprattutto per gli equilibri della squadra. Sa ripiegare, sa attaccare e ora sa anche segnare.
Il modulo 3-4-3 trovato da Gasperini, dopo una serie di tentativi, necessita di due terzini a centrocampo, e Conti e Dramè sono i migliori per la loro capacità di saltare l’uomo nella fase offensiva. Lo sloveno invece bilancia perfettamente la presenza di Gomez, che da sinistra si inserisce in attacco e approfitta delle sponde di Petagna, ma è stato provato anche come trequartista con ottimi risultati, tanto che ci chiediamo in quante posizioni potremmo vederlo ancora. Di sicuro finche corre così è insostituibile, anche se non è più un giovanissimo.
Il segreto dell’Atalanta di Vavassori erano i giovani, e anche stavolta pare che sia così. Il gioco dispendioso di Gasperini, ma soprattutto i duri allenamenti durante la settimana, richiedono giocatori nel pieno delle forze, resistenti agli infortuni e con una gran forma fisica. Chiaro che i giovani partono avvantaggiati, ed avere un’età media bassa è la miglior garanzia di non aver cali durante l’intera stagione. In effetti il Genoa, quando era guidato da lui, non aveva periodi nettamente negativi, come spesso succede ad altri tecnici, se non dettati da una serie di infortuni concomitanti: questo è il vero e unico punto interrogativo.


ORA E’ IL SASSUOLO A TEMERCI

Quindi, se andiamo ad analizzare i fattori fondamentali per trovare continuità, troviamo al primo posto la capacità del tecnico di variare gli interpreti, di modo da non dipendere dai singoli giocatori. Le risposte positive sono arrivate: pensavamo che Kessie fosse fondamentale e Gagliardini non lo ha fatto rimpiangere, così come le assenze di Toloi, Zukanovic, Konko e Dramè non hanno pesato più di tanto nella gestione delle tre partite in una settimana. E in panchina abbiamo giocatori importanti come Grassi, D’Alessandro e Paloschi. Tocchiamo ferro, ma in caso il Papu dovesse rifiatare questi ultimi due vedrebbero certamente maggiormente il campo, cercando di dimostrare di poter sopperire anche alla sua mancanza.
Domenica affrontiamo un Sassuolo in fase calante e con diverse defezioni, ma il livello di attenzione non deve calare. La trasferta è sempre insidiosa, anche se ultimamente è arrivata la dimostrazione di un ottimo approccio anche su campo avversario, altro segreto per volare ad alte quote. Tanti ricordano la disfatta che sancì qui a Bergamo la fine del sogno europeo, dopo la serie di sei vittorie di Colantuono, ma quelle erano arrivate quasi casualmente e non per un gioco convincente, mentre con il Genoa i nerazzurri sono apparsi superiori in ogni settore di campo. Ora il Sassuolo europeo è stabilmente tra le migliori e sarebbe a pochi punti di distanza se non avesse regalato tre punti al Pescara, per un errore tecnico imperdonabile: tempo fa ci disperavamo per i punti regalati a una concorrente alla salvezza, ora ci accorgiamo di quanto possano essere importanti per un piazzamento di prestigio. Fa impressione pensare che quello di domenica sarà uno scontro di alta classifica in cui i nerazzurri potranno tentare la fuga dagli emiliani, avversari che potrebbero tornare in corsa per un posto europeo allo stesso modo di Torino, Inter e Fiorentina, ma non solo.
Il bello di questa nuova Atalanta è che in campo ha dimostrato di avere le caratteristiche per imbrigliare l’avversario, grazie a questa marcatura a uomo a tutto campo e allo spirito del gruppo, sempre pronto a raddoppiare sul portatore di palla e mettere in inferiorità numerica l’avversario. Abbiamo un gran momento di forma e il morale a mille, quindi in questo momento sono i ragazzi di Di Francesco a doverci temere.
Arriverà sicuramente una sconfitta, ma l’importante è che non succeda per un approccio sbagliato alla partita, che in questo momento avrebbe poco senso. In ogni caso dopo la serie negativa iniziale sappiamo che la nostra squadra possiede le capacità per rialzarsi subito, già dalla partita successiva, perché ha già visto il fondo ed è riuscita a risollevarsi con una grande dimostrazione di carattere.
Dopo il Sassuolo arriverà una sosta, e sappiamo già che in ogni caso saremo sesti in classifica, poi arriveranno le partite con Roma, Bologna e Juventus. Dopo la sfida di Torino avremo le idee più chiare, e sarebbe bello presentarsi con un bel vestito all'incontro con la Vecchia Signora. E magari con il morale alle stelle come adesso.
BY MACCIU
By staff
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