16/04/2020 | 11.50
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Remo Freuler: l'arte del non farsi notare

remo freuler

Quante volte avrete sentito dire “è un lavoro sporco, ma qualcuno dovrà pur farlo”. Capita di sentirla nella vita di tutti i giorni, quando dietro ad un grande lavoro c’è sempre chi si sporca le mani, molto spesso nell’ombra e senza grandi riconoscimenti, ma nonostante questo collabora alla riuscita di una grande opera, di un grande spettacolo, di una qualsiasi cosa che possa essere utile. Il lavoro “sporco” non è cosa da tutti, non bisogna avere alcun tipo di mania di grandezza, è necessario il cosiddetto “olio di gomito” e tanto spirito di sacrificio, senza dimenticare che molto probabilmente, una volta completato il proprio compito, gran parte dei meriti saranno affibbiati a qualcun’altro.

Il calcio è pieno di figure simili, nella storia ci sono stati migliaia e migliaia di operai di campo che hanno macinato chilometri, braccato avversari, sudato e lottato per mantenere intatti gli equilibri tattici di una squadra, lasciando poi meriti e lodi ai giocatori più talentuosi e più decisivi nei momenti topici. Basti pensare all’Atalanta, una squadra che sta facendo sognare i suoi tifosi, un gruppo che ha sorpreso – e quasi non sorprende più – tra i confini nazionali e che ha trovato la sua dimensione in Europa League, per poi affermarsi e fare la voce grossa anche in Champions. Ilicic, Papu Gómez, Duván Zapata e Muriel riempiono le pagine dei giornali, ma vi siete mai chiesti perché Gasperini raramente rinuncia ad un giocatore come Remo Freuler?

Fonte: profilo Instagram @remo_freuler

PERFETTO SCONOSCIUTO

Il film di Paolo Genovese raccontava delle dinamiche di un gruppo di amici e delle rispettive compagne che, riuniti a cena e con la possibilità di avere libero accesso a chiamate e messaggi di ciascuno di loro, scoprono di non conoscere quasi niente della vita privata del proprio o della propria partner, o di amici dei quali credevano di sapere tutto. La storia attuale di Remo Freuler con il calcio italiano è per certi versi simile, se vogliamo leggerla in una chiave leggermente diversa, perché per quanto tutti ormai conosciamo il suo ruolo all’interno dell’Atalanta, quasi nessuno conosce il suo passato calcistico e la conseguente evoluzione che lo ha portato ad essere elemento cardine dello scacchiere nerazzurro.

Il classe 1992 svizzero si forma a due passi dalla nostra Italia, proprio nel campionato di casa sua, dove esordisce all’età di 17 anni con la maglia del Wintherur, squadra che lo ha costruito nel settore giovanile e che gli apre per la prima volta le porte del calcio professionistico; dopo l’esperienza in biancorosso Freuler sente il bisogno di spiccare il volo, di tentare l’avventura in una squadra più blasonata del campionato svizzero, motivo per il quale a 18 anni viene acquistato dal Grasshoppers di Zurigo: con i biancoblu fa la spola tra la seconda squadra e la Serie A, nella quale arriverà nel momento in cui lo staff tecnico si rende conto che la dimensione della squadra B è troppo stretta per il giovane centrocampista elvetico. Esordisce nel massimo campionato nazionale proprio col Grasshoppers, ma il rischio di non poter trovare spazio con continuità lo riporta nuovamente al Wintherur. Sembra un passo indietro perché la squadra biancorossa gioca nella serie cadetta svizzera, ma Freuler ha evidentemente ancora bisogno di farsi le ossa, motivo per il quale per tre stagioni rimane nella squadra che lo ha lanciato e si plasma come mezzala di un centrocampo a tre. 

All’età di 22 anni si è formato a sufficienza per tentare nuovamente l’avventura nella massima serie e stavolta ad acquistarlo è il Lucerna. L’allenatore è Markus Babbel, ex centrale di Bayern Monaco e Liverpool con una cinquantina di presenze con la nazionale tedesca, quindi un uomo di calcio che ha avuto modo di convivere con giocatori molto talentuosi: Babbel dà tanto spazio a Freuler e lo accresce di nozioni tattiche che gli permettono di farsi notare non soltanto nei confini nazionali, ma anche al di fuori del calcio svizzero. Per questo motivo nel 2016 l’Atalanta annusa l’affare e lo acquista nella sessione invernale di mercato, anticipando gli altri club e sborsando una cifra attorno al milione e mezzo. A pensarci oggi in relazione alla valutazione attuale, praticamente nulla.

 

COSTRUZIONE DI UN CENTROCAMPISTA

Freuler arriva a gennaio a Bergamo, nell’Atalanta che ancora è di Edy Reja. Lo svizzero arriva in Italia senza aver mai calcato i campi di un campionato di massimo livello e la sua conoscenza tattica non è sufficiente per poter essere da subito impattante nella squadra titolare: i primi 6 mesi saranno di apprendistato, Freuler studia dai compagni di reparto più esperti come Carlos Carmona, Luca Cigarini e Giulio Migliaccio, e assieme a un altro nuovo arrivo – un certo Marten de Roon – lavora per mettersi al pari dei compagni. 6 presenze e 1 gol nel primo semestre italiano, in attesa della svolta che tarderà solo pochi mesi ad arrivare.

Nel destino di Freuler e tutti i suoi compagni infatti arriverà Gianpiero Gasperini, allenatore che tanto bene ha fatto in una realtà come Genova e che non era riuscito a replicare con l’Inter. Gasperini cerca a Bergamo una squadra da plasmare ad immagine e somiglianza dei suoi dettami tattici, e trova in Freuler pane per i suoi denti. Non è un caso che due dei giocatori più cresciuti sotto l’egida del Gasp siano stati proprio lo svizzero e de Roon, due giocatori ancora non totalmente plasmati dal tatticismo italiano e che il tecnico piemontese ha modellato secondo il suo credo calcistico. Nella prima stagione targata Gasperini i centrali di centrocampo titolari sono Gagliardini, Cristante e Kessié, ma il gioco dispendioso dell’Atalanta dà spazio anche a ricambi come Freuler e de Roon, che alle spalle degli inamovibili apprendono e si abituano ai ritmi forsennati dei bergamaschi, che iniziano a crescere a dismisura.

Una volta che Gagliardini viene ceduto all’Inter – a gennaio – e Kessié al Milan – a giugno – secondo molti l’Atalanta ha grosse lacune a centrocampo, ma Gasperini ha avuto un anno in cui ha potuto lavorare con i suoi due centrocampisti meno esperti. Freuler in particolare si dimostra un giocatore totale rispetto al compagno olandese, perché più capace nella divisione tra fase di costruzione, di interdizione e di inserimento; la trasformazione che Gasperini ha portato nel gioco di Freuler è evidente: una mezzala dal fisico perfetto – 180 cm per 80 kg – dal tempismo svizzero, e non è un caso, nelle scorribande offensive, viene plasmato anche in fase di regia, dove spesso, partendo dal centrosinistra, si abbassa quasi nella zona tipica di un terzino sinistro per lasciare campo all’esterno di fascia (oggi Gosens) e ad Alejandro Gómez, che negli ultimi anni del regno di Gasperini tende a venire ad occupare la posizione di mezzala in fase di costruzione.

In un nostro vecchio articolo sul gioco di Gasperini abbiamo mostrato il posizionamento dei centrocampisti in fase di costruzione. Oggi quello che fa Pasalic lo fa Gomez, mentre il ruolo del Papu lo occupa Ilicic.

Da quando il Papu viene a giocare maggiormente a ridosso dei centrocampisti, Freuler riveste nuovamente i panni della mezzala che fu ai tempi del Lucerna, perché nella trasformazione tattica dell’Atalanta che da 3-4-2-1 passa ad un più classico 3-5-2 (Ilicic gioca leggermente più indietro a Zapata), de Roon diventa il vertice basso, mentre il 10 argentino e Freuler diventano le due mezzali. Questo movimento ad abbassarsi di Gómez lascia peraltro più libertà di inserimento a Freuler, motivo per il quale lo svizzero ha già segnato 17 reti con la maglia della Dea. 

PRESSING E PALLEGGIO

A dispetto di quanto si creda, Freuler è un peperino non da poco anche a livello difensivo. Si pensa che l’invisibile Remo sia il costruttore di gioco messo accanto a chi fa da diga come de Roon, ma in fase di pressing Freuler è molto spesso uno dei principali indiziati a lanciare la pressione sugli avversari. Il calcio di Gasperini esaspera l’attacco immediato alla costruzione avversaria e se gli esterni attaccano immediatamente i terzini avversari, Freuler è quasi sempre il giocatore che porta la prima pressione su chi costruisce il gioco: rispetto a de Roon ha più gamba e sa alternare la pressione a seconda della posizione del regista, basti pensare che contro il Valencia si è occupato di Wass, che sulla fascia destra agisce come secondo regista dei pipistrelli di Spagna. Ciò che impressiona di Freuler non è soltanto il chilometraggio che accumula durante le partite – raramente sta al di sotto degli 11 chilometri per gara – ma la lucidità nel gioco e nella lettura delle situazioni: oggi lo svizzero è una sorta di centrocampista box-to-box, senza quella lucidità sotto porta dei giocatori che hanno creato questo termine in terra britannica come Gerrard o Lampard, ma la sua duttilità nell’interpretazione del ruolo lo hanno portato ad accumulare non solo miglia ma anche assist e diversi gol. 

L’Atalanta col passare delle stagioni è diventata una macchina perfetta, dagli ingranaggi perfettamente oliati e dalla varietà di talenti che le permettono di poter sentenziare chiunque. I giocatori crescono e si affermano, il centrocampo nerazzurro oggi ha a disposizione gente come Pasalic, Malinovskyi, de Roon e ormai lo stesso Papu è più centrocampista che attaccante, ma alla fine tra i titolari vedrete sempre comparire il nome di Remo Freuler, che nonostante continui a non farsi notare, rimane probabilmente uno degli insostituibili di Gasperini. Perché anche quando c’è talento, qualcuno deve pur fare il lavoro sporco. 

fonte numero-diez.com

By marcodalmen
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