09/11/2016 | 04.44
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Respiriamo e andiamo avanti

Da qualche tempo sembra che il calcio, non solo quello italiano, si sia accorto dell’esistenza dell’Atalanta: sette partite giocate (un pareggio e sei vittorie) stanno ad indicare un periodo positivissimo. Settimo migliore attacco, quarta migliore difesa, quinta migliore differenza reti. Giocatori della vecchia guardia che girano alla grande, i più giovani che vengono chiamati nelle nazionali dei rispettivi Paesi, infortuni che sembrano non riuscire ad influire negativamente sul comportamento in campo, sul rendimento e sui risultati della squadra (qui una grattatina dove non picchia il sole ci sta davvero molto bene…), inserimento in campo di giocatori precedentemente poco utilizzati che riescono a “nascondere” l’assenza di quelli che hanno giocato in precedenza. Sembra un sogno, ed invece è tutto vero.

Inutile sottolineare come questo trend non continuerà fino a maggio 2017: lo sappiamo tutti che arriveranno tempi meno fortunati. Intanto, però, godiamoci classifica, soddisfazioni e la settimana di pausa. Ed aspettiamo che qualcuno riesca a riportarci per terra: finora siamo stati noi quelli che hanno impallinato gli altri. Si era mai visto niente di tutto ciò a Bergamo prima d’ora? Io dico di no, ma i conti si faranno alla fine, come sempre.

La condizione mentale è ottima: più si vince e più si continua a vincere. Quando si e in questo stato di grazia, in campo i giocatori provano soluzioni alle quali non ricorrerebbero normalmente, ed è allora che si innalza il livello tecnico. Il gol di Caldara a Reggio Emilia contro il Sassuolo è un’esecuzione tecnica che non si vede spesso dalle nostre parti (magari in allenamento si, ma non in partita). Se la condizione fisica potrà essere gestita opportunamente, sarà difficile per gli avversari riuscire a mettere sotto i nostri.

Credo sia evidente a tutti di chi sia il merito di questa realtà: Gasperini ed il suo staff. Sembra blasfemo ricordare oggi che circa sei settimane fa si dava ormai per scontato il suo allontanamento, ma quelle sconfitte e il modo in cui si erano materializzate non portavano ad altre considerazioni: sia ringraziato chi ha avuto pazienza e chi ha saputo fare il proprio lavoro.

Le differenze con le precedenti gestioni tecniche sono evidenti: allora, quando un giocatore chiave si infortunava, si apriva una crisi anche profonda. Ultimamente, tipico esempio, si ferma Toloi, perno difensivo, e si mette in campo il giovane Caldara (non uno qualunque: uno che a Trapani e a Cesena ha fatto benissimo in passato). Ed i risultati li abbiamo visti tutti noi. Un esempio chiaro a tutti, si diceva. Ma la lista dei giovani è lunga e la conosciamo tutti noi tifosi atalantini. Negli scorsi anni si riusciva a far crescere un Bonaventura: poi, dietro, il vuoto pneumatico. Rispetto allo scorso anno, oggi si possono lasciare in panchina cinque o sei giocatori, perché i nuovi inseriti portano un grande valore aggiunto. Ecco perché è importante sapere far crescere i giovani.

Se si fanno crescere i giovani, questi vengono valorizzati. Ne beneficia la squadra, innanzitutto: se arrivano i risultati, migliora la classifica, la tensione è un fattore positivo che va nella giusta direzione, l’ambiente ne trae giovamento. Ne beneficia il giocatore stesso, perché gli si aprono prospettive migliori in termini di carriera (leggi mercato ed ingaggio). E ovviamente ne beneficia il club stesso in termini di plusvalenza in caso di cessione del tesserato, e magari anche in termini di risultato sportivo. Ma non solo: in questo modo cresce anche il livello del campionato stesso (e sappiamo bene quanto la serie A abbia bisogno di crescere per far sì che diminuisca la distanza con gli altri campionati di punta europei), e pure il movimento.

È evidente come diventi cruciale riuscire ad avere a disposizione allenatori completi: che sappiano cioé non solo mettere in campo la migliore formazione, gestire il gruppo sotto l’aspetto atletico, tecnico e tattico, ma che sappiano anche insegnare il calcio. Ed ovviamente fare in modo che chi va in campo sappia dare il meglio di sè, come singolo; ma anche come parte del gruppo. Ecco il significato del concetto di “valore aggiunto”.

Spesso, quando si parla dell’esonero di un allenatore, si sottolinea come a volte la crisi di risultati sia responsabilità più dei giocatori che non dell’allenatore stesso. Il che non è sbagliato. Si dimentica però di dire che tocca all’allenatore fare in modo che ogni singolo componente della rosa riesca a dare il meglio di sé affinché i risultati siano soddisfacenti ed in linea con le aspettative del club. Naturalmente questo discorso è valido quando tutte le componenti societarie sono organiche (nel senso funzionale) al risultato preventivato in fase pre-stagionale: se anche una sola componente è carente, le difficoltà potrebbero diventare insormontabili, rischiando di mandare a monte il lavoro di tutta l’organizzazione.

Non ci è dato sapere cosa succederà, in termini di risultati, da qui a Natale, e poi oltre. Sono molte le variabili che potrebbero influire negativamente da qui a maggio. Ma non tutti hanno un Gasperini in panchina: nemmeno quei club che normalmente ci sono tradizionalmente superiori.

Che si continui quindi a lavorare sui giovani. E ricordiamoci che da Zingonia partono altri giocatori che vanno a rimpolpare altre squadre nazionali di fascia di età inferiore. Solo prospetti, forse, per ora. Tutta gente che aspettiamo di vedere all’esordio in prima squadra. Magari anche prima di quanto potremmo immaginare.

 

BY GOALIE

By staff
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