13/12/2019 | 12.50
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Essere atalantino: investimento a lungo termine

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La notte è passata... Non pensavo di riuscire a dormire invece, il mio sonno è stato tranquillo, sereno. Forse perché quello che è successo ieri, e che ormai succede da mesi e anni, va a compensare quello che non funziona, o che potrebbe andare meglio, nella mia vita reale.
Insomma l'Atalanta va riempire quei vuoti che sto vivendo in questo periodo della mia vita.
Mi trovo a scrivere queste righe per la necessità, l'esigenza di condividere ciò che sto passando in queste ore con qualcuno; e se state leggendo sono felice di farlo con voi popolo atalantino.
Perché nella mia condizione di tifoso atalantino, residente nella provincia di Milano, non è facile trovare qualcuno con cui gioire o dispiacersi per le imprese della nostra Dea al di fuori delle mura domestiche. Mi rivolgo a voi perché solo voi potete capire il significato di ciò che sta accadendo.
Mi ritrovo ad aver superato da poco i trenta e a vivere serate indimenticabili come quella di ieri o la finale di coppa Italia, senza dimenticare la trasferta a Dortmund.
Benissimo, dopo questo doveroso preambolo vado a esprimere il pensiero che mi è balzato in mente stamattina...

Come dicevo, sono nato e cresciuto in provincia di Milano con origini bergamasche da parte di entrambi i genitori e quando ero piccolo piccolo ho iniziato tenendo il Milan o l'Inter fino a quando non ho visto coi miei occhi la Dea giocare e con davanti il suo marcatore principe, ancora imbattuto per reti segnate in una sola stagione... un certo Pippo Inzaghi.
Come voi sto vivendo questi momenti e anni magici della Dea ma ho vissuto, sempre come voi, anche periodi più difficili e complicati.
Quanta fatica da ragazzino ogni lunedì mattina a scuola con mai nessuno con cui gioire di una vittoria e mai nessuno a difendermi dagli scherni dei compagni interisti, milanisti o juventini che fossero; un bersaglio facile. Si parlava sempre e solo delle gesta di Shevchenko in Champions League o di Vieri, Ibra...
Ero solo... ma ero fiero di andare in giro col mio cappellino della Dea e di indossare la mia maglietta da calcio personalizzata con orgoglio. Sempre orgoglioso dei miei colori e dei principi che mi portavo dentro di umiltà e sacrificio, principi che ho fatto miei anche nella vita di tutti i giorni.
Insomma ho sempre pensato che tenere l'Atalanta fosse una scelta di sacrificio e ora, solo ora ho capito che non era un sacrificio, bensì un “investimento”, passatemi il termine.
Un investimento perché oggi andiamo a raccogliere i frutti di quei sacrifici fatti in passato. Tutte le serate magiche di cui parlavo sopra sono una sorta di “risarcimento” per tutta quella sofferenza passata e quei momenti difficili, quelle prese in giro, le esclusioni dai gruppetti principali perché “diverso”. Beh oggi mi sento ripagato di tutto e dico semplicemente GRAZIE!
Grazie a questa squadra che mai avrei pensato di vedere volare così in alto, grazie al popolo atalantino che insieme a me ha vissuto momenti memorabili, ma sopratutto dico grazie a ME perché quando è arrivato il momento di scegliere la mia fede calcistica ho avuto il coraggio di tifare Atalanta, contro tutto e tutti.

Spero di non avervi annoiato con queste parole e di non essermi dilungato troppo,

un saluto a tutti.


Yari.

By sigo
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