Riflessioni, doveri ed opportunità nerazzurre - by ReMo
Una convinzione assoluta è che la tifoseria bergamasca voglia, davvero e sempre, il bene del sodalizio atalantino.
Poi si sa che ciascuno può sbagliare, in assoluta buona fede e pertanto disallinearsi dai propri reali intendimenti.
In questi giorni, dopo una forzata assenza dal tempio, noi nerazzurri ritroviamo la seppur ridotta possibilità, di tornare a frequentare il tempio della dea.
Non vado ad esaminare le motivazioni che ci impongono dei limiti al numero delle presenze, ma semplicemente auspico che vengano ad oggettivamente rimuoversi tutti i dubbi e le sue prospettive che potrebbero rimettere in circolo ripetizioni del contagio.
Diverse correnti di pensiero, al motto di ‘tutti o nessuno’, vanno propalando la teoria del restare al di fuori dello stadio, mutilando il supporto ed il sostegno, in una presunta chiave di solidarietà verso coloro che si vedono preclusa la possibilità di accesso.
Gesto apparentemente solidale verso i fratelli esclusi, ma, a mio avviso, non certamente costruttivo nei confronti della squadra.
Chiedo alla pazienza del lettore, la disponibilità ad una serena disamina dei fatti che vado a esporre, al fine di meglio definire l’opportuno atteggiamento.
Il numero delle richieste dei tagliandi d’ingresso, oltre alle restrizione indotta dal costo, non proprio popolare specialmente in questi momenti, si assomma alle defezioni per vari timori non ancora completamente rimossi, di rinunciatari che si pongono davanti al teleschermo, lasciando scoperti parte degli accessi disponibili.
Sappiamo bene quanto sia efficace il supporto alla squadra di quel possente dodicesimo uomo che spinge e sostiene le azioni difensive e d’attacco e quale possa essere lo scotto di dovervi rinunciare.
Credo di poter immaginare il gelo che i ragazzi abbiano sentito dentro, al momento del contatto a Zingonia, attraverso il quale è stato ufficializzato il ritiro del tifo dagli spalti bergamaschi.
Oltretutto, come si è visto dalle prime battute del campionato, molte squadre si sono efficacemente rinforzate mettendo a rischio la possibilità di centrare, per la quarta volta, il nostro accesso alla CL.
Riconoscendo che la società sta operando con determinazione all’allestimento di una compagine in grado di far fronte al triplice impegno, mi pare fuori misura togliere ai ragazzi il propellente di tanta sostanza quale è il tifo bergamasco.
Se astenersi dall’entrare allo stadio potrebbe sembrare una forma di solidarietà verso chi è costretto a rimanere fuori, certamente sarà gravemente deleterio, per il morale ed il rendimento della squadra, dover rinunciare, motu proprio, ad un pesante propellente, utile e necessario ad esaltare le nostre prestazioni.
Una forma concreta di autolesionismo non può essere contrabbandata per solidarietà sterile, di certo inutile e gravemente dannosa, che rischia di vanificare l’impegno della società e gli sforzi profusi.
In altre parole priveremmo l’Atalanta di una sua vera e propria forza, quella che in questi anni ci ha portato a livelli assolutamente incredibili.
Il futuro è nel grembo di Giove, ma il presente è quanto mai, nelle nostre potenti disponibilità di cui nulla deve essere sprecato.
Perdere la possibilità di raggiungere la CL sarebbe uno stop alla nostra crescita che, se capitasse, dovremmo saper accettare, ma non potrà mai trovare alcuna giustificazione qualora inducessimo grame ed assurde iniziative, atte ad agevolare il nostro regresso, prima intellettuale e poi sportivo.
Nel contesto atalantino, ogni comparto ha la propria funzione ed i propri compiti: la tifoseria deve e dovrà sempre garantire il necessario sostegno, senza dubbi o perplessità irrituali.
Riprendiamo tutti i nostri ruoli e riaccendiamo i migliori entusiasmi, dimenticando astensioni senza un reale e fattivo senso pratico.
Ora, come sempre, forza Atalanta !!
ReMo
Poi si sa che ciascuno può sbagliare, in assoluta buona fede e pertanto disallinearsi dai propri reali intendimenti.
In questi giorni, dopo una forzata assenza dal tempio, noi nerazzurri ritroviamo la seppur ridotta possibilità, di tornare a frequentare il tempio della dea.
Non vado ad esaminare le motivazioni che ci impongono dei limiti al numero delle presenze, ma semplicemente auspico che vengano ad oggettivamente rimuoversi tutti i dubbi e le sue prospettive che potrebbero rimettere in circolo ripetizioni del contagio.
Diverse correnti di pensiero, al motto di ‘tutti o nessuno’, vanno propalando la teoria del restare al di fuori dello stadio, mutilando il supporto ed il sostegno, in una presunta chiave di solidarietà verso coloro che si vedono preclusa la possibilità di accesso.
Gesto apparentemente solidale verso i fratelli esclusi, ma, a mio avviso, non certamente costruttivo nei confronti della squadra.
Chiedo alla pazienza del lettore, la disponibilità ad una serena disamina dei fatti che vado a esporre, al fine di meglio definire l’opportuno atteggiamento.
Il numero delle richieste dei tagliandi d’ingresso, oltre alle restrizione indotta dal costo, non proprio popolare specialmente in questi momenti, si assomma alle defezioni per vari timori non ancora completamente rimossi, di rinunciatari che si pongono davanti al teleschermo, lasciando scoperti parte degli accessi disponibili.
Sappiamo bene quanto sia efficace il supporto alla squadra di quel possente dodicesimo uomo che spinge e sostiene le azioni difensive e d’attacco e quale possa essere lo scotto di dovervi rinunciare.
Credo di poter immaginare il gelo che i ragazzi abbiano sentito dentro, al momento del contatto a Zingonia, attraverso il quale è stato ufficializzato il ritiro del tifo dagli spalti bergamaschi.
Oltretutto, come si è visto dalle prime battute del campionato, molte squadre si sono efficacemente rinforzate mettendo a rischio la possibilità di centrare, per la quarta volta, il nostro accesso alla CL.
Riconoscendo che la società sta operando con determinazione all’allestimento di una compagine in grado di far fronte al triplice impegno, mi pare fuori misura togliere ai ragazzi il propellente di tanta sostanza quale è il tifo bergamasco.
Se astenersi dall’entrare allo stadio potrebbe sembrare una forma di solidarietà verso chi è costretto a rimanere fuori, certamente sarà gravemente deleterio, per il morale ed il rendimento della squadra, dover rinunciare, motu proprio, ad un pesante propellente, utile e necessario ad esaltare le nostre prestazioni.
Una forma concreta di autolesionismo non può essere contrabbandata per solidarietà sterile, di certo inutile e gravemente dannosa, che rischia di vanificare l’impegno della società e gli sforzi profusi.
In altre parole priveremmo l’Atalanta di una sua vera e propria forza, quella che in questi anni ci ha portato a livelli assolutamente incredibili.
Il futuro è nel grembo di Giove, ma il presente è quanto mai, nelle nostre potenti disponibilità di cui nulla deve essere sprecato.
Perdere la possibilità di raggiungere la CL sarebbe uno stop alla nostra crescita che, se capitasse, dovremmo saper accettare, ma non potrà mai trovare alcuna giustificazione qualora inducessimo grame ed assurde iniziative, atte ad agevolare il nostro regresso, prima intellettuale e poi sportivo.
Nel contesto atalantino, ogni comparto ha la propria funzione ed i propri compiti: la tifoseria deve e dovrà sempre garantire il necessario sostegno, senza dubbi o perplessità irrituali.
Riprendiamo tutti i nostri ruoli e riaccendiamo i migliori entusiasmi, dimenticando astensioni senza un reale e fattivo senso pratico.
Ora, come sempre, forza Atalanta !!
ReMo
By staff