Rocky, l'atalantino
Guardate cosa dice il nostro eterno Capitano Glenn Stromberg in altro articolo che citiamo a parte sulla partita di domenica. Eppure questo mio pezzo era gia' pronto e dice le stesse cose.
"Una battaglia alla pari, che capita una volta nella vita. Da giocarsi al massimo senza nulla da perdere prima per trovarsi senza rimpianti dopo"
ROCKY
Il 21 novembre 1976, quarant’anni fa, fu presentato a New York l’opera prima di un attore americano semi-professionista, che aveva insistito per fare la parte del protagonista in un film che voleva essere autobiografico. Il film costò pochissimo e fu girato in meno di un mese; nel cast non c’era nessun attore famoso o quantomeno riconoscibile. Parlava di un pugile italo-americano di Philadelphia che passa metà del film a borbottare battute poco comprensibili. C’erano tutti gli elementi per un risultato disastroso: invece il film in questione, Rocky, divenne il più visto dell’anno, vinse tre Oscar tra cui quello per il miglior film, e avviò una saga che in totale ha guadagnato più di un miliardo di dollari dalla sola vendita dei biglietti.
Si sono sprecati fiumi di inchiostro su questo film : il mito di colui che viene dal nulla, l'uomo della porta accanto che vince i suoi limiti e che resta un antieroe, il paladino del popolo nato dalla gente e cosi' via...
Penso che la nostra Atalanta si troverà sabato sera nella stessa identica situazione. Sabato non ci saranno i 120 mila tifosi atalantini in Italia (fonte ISTAT) a soffiare alle spalle dei nostri, saranno molti milioni e cioè tutta quella parte d'Italia che non è juventina.
Perchè la nostra vecchia cara Dea, che da sempre ci culliamo nel nostro piccolo, è veramente entrata nel cuore di milioni di signor Nessuno nel nostro Paese. E piu' seguo le trasmissioni sportive in questo periodo e piu' ne sono convinto. Resto a ieri, alla vittoria contro un Pescara pieno di riserve, con il Televideo a titolare "Altro show dell'Atalanta" e poi "sabato Juventus - Atalanta da brividi". Oppure i giornalisti di Zona11 a rammentare e srotolare tutti gli ultimi successi nerazzurri come solo a Lourdes sanno fare con i rosari, forse.
E cosa dire delle settimane appena trascorse? titoli cubitali, mirabolanti e l'ammirazione incondizionata degli esperti del settore e non. O vogliamo parlare dei servizi giornalistici radiotelevisivi al limite dell'adorazione divina?
La Dea E' Rocky
giovane, senza macchia e venuta dal niente che osa sfidare non solo i campioni di sempre di Torino ma anche un certo modo di intendere il calcio.
Loro, cosi' potenti, cosi' ricchi, cosi' arroganti e cosi' irrispettosi sia in campo, che in societa' che sugli spalti.
Noi umili, misurati, coerenti, organizzati e abituati a guadagnarci un centimetro alla volta contro il palazzo. In campo e sugli spalti.
La gente alla fine l'ha capito. E non parlo di noi atalantini, parlo del resto d'Italia che juventino non è. Sabato sarà l'occasione di un riscatto, per noi e per loro. Con una grande differenza : lo sarà anche se perderemo avendo dato tutto.
Proprio come Rocky nel film.
Siamo a quarant'anni da quel film epico, a basso budget, che rivoluzionò la vita del suo quasi fallito attore protagonista e la storia dei film a carattere sportivo. Il film di Rocky è stata una cosa da Rocky. Il perdente, diciamo pure lo sfigato, che ribalta la propria vita : Rocky nel film grazie all'incontro, Sylvester Stallone nella vita grazie al film.
Non so se per l'Atalanta sarà occasione di cambiare la sua storia futura ma il palcoscenico non sarà mai piu' cosi' vasto e curioso. Umili, concentrati e con indosso il vestito "della festa", un'intera nazione ci guarda.