16/03/2020 | 11.15
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Da San Siro al Mestalla, via Covid-19

L'immagine può contenere: una o più persone e persone sedute

SAN SIRO

Il grande giorno arrivò, era settimane che custodivo gelosamente il biglietto per la gara d'andata degli ottavi di Champions, non che me ne freghi molto della manifestazione, ma la mia Dea, rincorsa per tutta Italia e alcune volte in Europa, stava per toccare il punto più alto della sua storia, per ora! Allora bardato di sciarpa e bandiere con prole al seguito e tre amici, direzione primo anello verde. Ormai come a Reggio la strada la si fa a memoria, partenza anticipata per evitare il mega ingorgo preventivato e sosta sotto il settore in attesa che arrivi il gruppo. L'emozione è palpabile, si entra, e si inizia a fare il possibile perché quei 45.000 possano essere una voce sola. non ci sono particolari coreografie, come l'evento pretenderebbe, ma ci siamo noi con le nostre ugole, il nostro battimani incessante le nostre bandiere che tagliano l'aria. Tifo incessantemente scatenato in mezzo alla Curva, mi piazzo dietro il bandierone "PRIMA DURANTE DOPO" che 4 ragazzi sventolano continuamente, non vedo nulla della partita, ma sono li per viverla, avessi voluto solo vederla avrei acceso la TV. Alla fine si vince, sono stremato ma soddisfattissimo e dopo aver portato a casa i soci, all'1,15 sono a casa anch'io.

PAPA GIOVANNI XXIII

Ancora carico d'adrenalina, inizio a sentire dei brividi, come aver la febbre, do colpa alla stanchezza e me ne vado a dormire. Il giorno dopo sento di non star bene, provo la febbre ma nulla, allora come tutti i bergamaschi vado al lavoro, ancora carico del successo, ma sempre più affaticato, il giorno seguente uguale, ma quando finisco di lavorare al sabato e torno a casa, cambio termometro e mi rendo conto di avere la febbre altissima. Mi metto a letto, una medicina per la febbre, ma non passa, mi sento sempre più male, mi accorgo di essere affannato, non riesco più nemmeno a parlare, se mi capita di fare respiri profondi è come se mille aghi si conficcassero nel petto, cerco di risparmiarmi il più possibile, mi muovo pochissimo perché faccio fatica a respirare. Chiamo il dottore ma essendo partita l'emergenza Coronavirus, non può visitarmi, i numeri verdi o non rispondono o si limitano a tranquillizzarmi, "se non è stato in Cina o nella zona rossa non c'è problema". Ma mi rendo conto che qualcosa non va, chiamo la guardia medica che mi dice di chiamare il 112 che a sua volta mi dice di sentire la guardia medica. insomma dopo 10 giorni nessun dottore mi visita, risento il 112 e li informo che sarei andato al pronto soccorso di Bergamo mi danno l'ok perché li si sono organizzati con un area per sospetti Covid-19. Dopo 11 ore di attesa (dalle 19.00 alle 05.00) con altri pazienti, sdraiati ovunque vengo chiamato e la scena che mi si para di fronte è impressionante, in uno stanzone 20-25 persone su lettighe, attaccate a tubi che escono dal muro, i più hanno solo due tubicini che portano ossigeno direttamente al naso, ma c'è chi deve usare strumenti più incisivi, maschere, caschi. Si susseguono prelievi e verifiche di temperatura e soprattutto saturazione dell'ossigeno. alcuni calano drasticamente, e allora vengono intensificati i trattamenti, i dottori e gli infermieri sono lodevoli nelle cure dei pazienti, la maggior parte anziana, con altri problemi, alcuni sono caduti per strada o a casa e sono visibilmente feriti, anche in modo serio, sanguinano, i più lucidi chiedono dei loro famigliari, presto il telefono ad un paio di signori che riescono così ad informare della situazione e tranquillizzare i parenti. Dopo un giorno in PS si libera un posto e mi trasferiscono in reparto pneumologia, quando arrivo stanno intubando d'urgenza un signore e attendo mezz'ora sulla barella sul pianerottolo con l'infermiera che mi trasporta, portano via il paziente e la tensione tra i dottori e infermieri è evidente, eppure non mi risparmiano sorrisi e saluti. Nella stanza peggiora la mia situazione, mi viene messo un pallone sulla testa per intensificare il flusso d'ossigeno. Sono fortunato le terapie funzionano e dopo un paio di giorni mi cambiano di nuovo di reparto. sono in camera con una signora anziana di Alzano Lombardo, è più grave di me. Io posso alzarmi e stare un po' senza ossigeno, così senza mai toccarla, la aiuto sollevandole il letto, aprendole le bottigliette d'acqua e sistemandole il comodino per il pranzo o la cena. Pian piano migliora anche lei, scopro che è milanista appassionata di gialli. La sera vediamo i programmi che vuole lei ma si avvicina il 10 marzo quindi la minaccio, o guardiamo "Valencia Atalanta o le stacco il respiratore!" e ci facciamo una risata. Iniziamo a star meglio!

MESTALLA

Avevo già deciso di non andarci, per via del lavoro, dei costi, della gestione della famiglia, l'avrei vista da qualche parte in compagnia di amici, ci saremmo divertiti di sicuro, invece sto maledetto virus ha rovinato tutto. L'aria che si respira è mesta, i tanti cari che ci hanno lasciato e che sono in gravi condizioni, mettono in secondo, terzo, quarto piano gli eventi sportivi. Anche la Dea scivola nei pensieri della gente, ma questa gara ha un valore straordinario, non solo dal punto di vista sportivo ma anche morale, come comunicherà lo stesso primario al Gasp. La gente ha avuto 2 ore di sollievo e l'Atalanta ha donato loro una prestazione di cuore! La vittoria, ininfluente è stata cercata, voluta e ottenuta con determinazione dai nostri, perché non si può dedicare una sconfitta! Bisogna dedicare una vittoria e così fanno! Prima di mezzogiorno del 10 marzo mi comunicano che sono guarito e che verrò dimesso. Torno a casa! in quarantena, lontano dai miei cari per preservarli, ma torno a casa! Non devo più minacciare la mia compagna di stanza, ma le raccomando di guardare l'Atalanta e di cambiare squadra. Lei annuisce, sta meglio, spero possa tornare a casa anche se ci vorrà sicuramente più tempo. Seguo la partita dalla taverna, dove sto in isolamento, gioisco ai gol ma lo stadio vuoto è malinconico e continua a far tornare a mente i bollettini delle 18.00 che snocciolano i numeri degli infettati, dei decessi e dei guariti. Io sono fortunato sono nell'ultima categoria! Grazie a medici stupendi, infermieri cortesi, puntuali, amorevoli gli stessi inservienti, sempre con una parola gentile e di conforto. Grande professionalità e grande cuore!

Ora da guarito ho potuto partecipare ad una sperimentazione che stanno facendo a Bergamo, donando gli anticorpi si pensa si possano aiutare malati gravissimi, io l'ho fatto sabato, chi come me l'ha superata e venisse contattato dall'ospedale lo faccia, è un grande gesto che può salvare vite!

FORZA ATALANTA - FORZA BERGAMO

Andrà tutto Bene!

GRAZIE DI CUORE A TUTTI I DOTTORI, E OPERATORI SANITARI!

By Cuginus
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