17/03/2020 | 20.30
14

Sartori spiega come l'Atalanta sta sopravvivendo al centro dell'epidemia

Coronavirus, come l'Atalanta vive al centro dell'emergenza. Sartori: "Cuore e testa è coi medici"

 
 

All’indomani di una qualificazione storica ai quarti di finale di Champions League conquistata a Valencia, l’Atalanta ha ritrovato un’Italia in quarantena a causa dell’epidemia di coronavirus che la minaccia. Come fare sopravvivere una struttura inattiva, gestire i giocatori e i dipendenti? Il direttore tecnico del club bergamasco ha fatto il punto a Eurosport.fr.

 

“Non posso dire di stare male poiché la salute non manca, ma stiamo vivendo una situazione molto complicata.” Risponde una voce grave dall’altra parte del telefono. Giovanni Sartori è chiuso in quarantena nella sua casa da ormai una settimana, dopo l’annuncio del Primo Ministro Giuseppe Conte sulla applicazione del confinamento totale. “Bergamo si trova nell’epicentro. Siamo un po’ preoccupati e attendiamo tempi migliori” aggiunge il direttore tecnico dell’Atalanta. Nel frattempo, come testimoniano le centinaia di video che popolano  i social network, gli Italiani serrano le fila, nel vero senso della parola.

La Dea ha vissuto una settimana agitata. Durante l’annuncio della messa in quarantena del paese, la squadra si trovava a Valencia per giocarsi gli ottavi di finale. La gioia della qualificazione ottenuta martedì sera non è durata tanto e si è lievemente propagata nell’aria prima di essere strozzata dalle misure imposte dalle autorità. Sartori cerca di ricostruire la cronologia degli eventi:

" È una sensazione strana, non abbiamo potuto festeggiare la qualificazione con i nostri tifosi come siamo abituati a fare tutte le volte all’aeroporto cittadino. I nostri tifosi si sono comportati in maniera esemplare. Capiscono il momento che tutta l’Italia sta attraversando. Passare dall’euforia per la qualificazione alla dura realtà del coronavirus è stato difficile da gestire."

Il calcio ora passa in secondo piano:

" Non si tratta solamente di una storia di quarantena, tutto è legato al momento tragico che sta vivendo la città di Bergamo, con più di 1200 morti in Lombardia. Non c’è niente di che essere felici o sereni. Ben venga che si parli dell’Atalanta, la nostra squadra, ma tutti i nostri pensieri vanno ai dottori, al personale sanitario, alle famiglie colpite dalla tragedia. Il calcio resta in secondo piano."
Josip Ilicic

I giocatori vengono gestiti a distanza

Come tutto il resto della popolazione, i giocatori sono obbligati a rimanere a casa. I permessi sono rari e devono essere sostenuti da motivazioni valide. Lo sport quindi, non fa eccezione.

Il direttore tecnico commenta:

" È molto difficile da gestire. I giocatori sono a casa e non tutti hanno la possibilità di allenarsi su dei tapis roulants o su delle macchine specifiche. È normale che sia più complicato per qualcuno di loro."

Il club ha comunque fatto rispettare delle regole basilari:

" Tutti hanno un programma da seguire, ma è comunque molto difficile. Hanno solo due obblighi nei confronti della società: prestare attenzione alla loro alimentazione e cercare di tenersi in forma sfruttando i mezzi a loro disposizione."
Ilicic - Valencia-Atalanta - Champions League 2019/2020 - Getty Images

 

La società procede a rallentatore

Alla sede di Bergamo le porte sono chiuse. Il centro di allenamento, il centro di formazione, gli uffici amministrativi, i campi, gli spogliatoi… il blocco è totale. Pertanto, per organizzarsi e cercare di far girare un club che è qualificato ai quarti di Champions League, che occupa la quarta posizione in Serie A e dovrebbe già programmare la prossima stagione, bisogna mantenere i contatti. Il telefono diventa un alleato essenziale...

" Tutto il personale lavora da casa. La parte amministrativa è gestita dalle nostre abitazioni, a partire da quella del presidente. I nostri osservatori sono ugualmente bloccati in smart working. Ci si telefona regolarmente, si utilizza Skype quotidianamente, cercando di rimanere in contatto col mondo là fuori, ma è chiaro che non è più come prima."

La vita sociale e la gestione della società sono cambiate a Bergamo, come in tutte le squadre del mondo dove l’attività sportiva è stata sospesa. È una conseguenza delle misure adoperate in tutti gli angoli d’Europa. La quarantena è in procinto di essere applicata in tutti i paesi. Una misura radicale certo, ma anche l’unica risposta efficace per evitare la propagazione del COVID-19.

" Pensavamo di poterci allenare normalmente fino a una settimana fa."

Difficile fare previsioni al momento.

" Qui si seguono svolte di ora in ora. Si vive alla giornata. Ogni ora le cose possono cambiare. Pensavamo di poterci allenare in tutta sicurezza fino a una settimana fa ma il Governo ha messo in pratica la quarantena. Successivamente pensavamo di riprendere questo lunedì (16 marzo, ndr) poi abbiamo ripiegato su mercoledì perché attendevamo il Consiglio dei Ministri e la riunione UEFA per degli eventuali annunci. Poi il Valencia ha dichiarato 5 casi di coronavirus nel suo effettivo. Di colpo, obbligatoriamente, siamo posti in quarantena fino al 24 marzo visto che abbiamo affrontato il club spagnolo la scorsa settimana (martedì 10 marzo, ndr). Nessuno può uscire, e se qualcuno lo fa, viene arrestato. Questa è la situazione nella quale ci troviamo. Tutti gli stipendiati della nostra azienda sono costretti a casa."

"Non è solo una storia di calcio"

Il calcio. La vita. Così vicini e così lontani. Dalla testa delle organizzazioni sportive, delle squadre, delle leghe, delle federazioni, escluso qualche personaggio indecente, i pensieri si allontanano dal terreno di gioco. “Abbiamo tutti la testa un po’ altrove, rivolta alla situazione del paese. Credetemi non è proprio facile.” Conferma Sartori.

Rivolgendo lo sguardo alle immagini che filtrano dalle altre nazioni, il direttore dell’Atalanta vede disegnarsi un inquietante parallelismo:

" È simile alla nostra situazione di qualche tempo fa. Inizialmente abbiamo sottovalutato la minaccia. Prima del decreto (9 marzo, ndr) uscivamo tranquillamente nei weekend, passeggiavamo nei parchi… Nessuno aveva compreso la gravità del momento. Attualmente qui, penso che tutti abbiano capito ciò che stiamo attraversando, siamo arrivati a 2000 morti di cui 1200 provenienti dalla regione Lombardia, che è l’epicentro."
fonte it.eurosport.com
 
By marcodalmen
14 commenti