Scamacca, una notte da fenomeno
Scamacca nella sua carriera di gol belli ne ha fatti diversi e più di una volta s’è preso la copertina dei giornali. Gli inglesi direbbero che si tratta del più grande wonderkid italiano passato quasi immediatamente ad essere un what if, il futuro del calcio italiano finito troppo presto ad essere un rimpianto. Ieri sera però, forse per la prima volta nella sua vita calcistica, Scamacca è stato quello che lui ha sempre pensato di essere, quello che tutti gli osservatori fino a cinque anni fa pensavano sarebbe diventato: un fenomeno.
Perché la partita di Gianluca da Fidene ieri è stata letteralmente una partita da fenomeno, manco di quelli veri, proprio di quelli che si vedevano nelle puntate di Holly&Benji. Glaciale, spaccone, dominante: il cosplay perfetto di Mark Lenders ( o Hyūga Kojirō se siete più giovani).
Sul primo gol, mentre Zappacosta galoppa sul fondo, distende un braccio verso il terreno indicando al compagno dove mandare il pallone, per la serie “Mettilamela lì che poi ci penso io”. Niente botte di collo da campetto di periferia ma un piattone di quelli che solo se dai del tu al pallone ti sogneresti mai di provare sotto la curva del Liverpool, perché un tiro forte va dove gli pare ma un piazzato va esattamente dove vuoi che vada. Portiere battuto, un’esultanza di due passi e un grido. Roba che un cristiano qualsiasi avrebbe fatto diciotto giri di campo ma lui no, perché sotto sotto non è per niente stupito dal suo gesto.
Il secondo gol è una biografia di Scamacca in trenta secondi. CDK serve un pallone morbidissimo in mezzo all’area, Scamacca è da solo non ha manco un uomo addosso, se fosse uno qualsiasi potrebbe stopparla per sicurezza, quanto meno gestirla che un’occasione simile quando ti ricapita, ma lui non fa nemmeno toccare terra alla fesa: piattone lì dove tanto il portiere non può arrivare nemmeno se vola e sono due. Una cosa difficilissima, trasformata nel gesto più semplice che si possa vedere. L’esultanza? Cammina verso i nostri tifosi, allarga le braccia come a dire “Cosa volete che vi dica, ho fatto quello per cui mi pagano” e con la mano indica il due per ribadire il concetto. Nessuna incredulità, nessuno stupore: ne ha fatti due, al Liverpool, ad Anfield e la reazione è quella di chi quella scena l’ha vissuta talmente tante volte nella sua testa da esserci familiare.
Sul terzo gol, c’è ancora il suo zampino. Szoboszlai prende palla a centrocampo, Gianluca lo aspetta come un Leone con la preda e quando s’accorge che l’ungherese al posto di smistarla vuole provare a passarlo con una zampata alla “Ma non provarci nemmeno” si riprende il pallone, va a ficcarsi in mezzo a tre per darla ad Ederson davanti alla porta, respinta e tapin di Pasalic che fa 3 a 0.
Al ritorno potrebbe succedere di tutto, non si può dare nulla per scontato. Ma sicuramente, della notte di ieri, ce ne ricorderemo per il resto della vita. Diventerà una storia della buonanotte, La storia di Gianluca che in una notte a Liverpool decise di diventare un fenomeno.
Perché la partita di Gianluca da Fidene ieri è stata letteralmente una partita da fenomeno, manco di quelli veri, proprio di quelli che si vedevano nelle puntate di Holly&Benji. Glaciale, spaccone, dominante: il cosplay perfetto di Mark Lenders ( o Hyūga Kojirō se siete più giovani).
Sul primo gol, mentre Zappacosta galoppa sul fondo, distende un braccio verso il terreno indicando al compagno dove mandare il pallone, per la serie “Mettilamela lì che poi ci penso io”. Niente botte di collo da campetto di periferia ma un piattone di quelli che solo se dai del tu al pallone ti sogneresti mai di provare sotto la curva del Liverpool, perché un tiro forte va dove gli pare ma un piazzato va esattamente dove vuoi che vada. Portiere battuto, un’esultanza di due passi e un grido. Roba che un cristiano qualsiasi avrebbe fatto diciotto giri di campo ma lui no, perché sotto sotto non è per niente stupito dal suo gesto.
Il secondo gol è una biografia di Scamacca in trenta secondi. CDK serve un pallone morbidissimo in mezzo all’area, Scamacca è da solo non ha manco un uomo addosso, se fosse uno qualsiasi potrebbe stopparla per sicurezza, quanto meno gestirla che un’occasione simile quando ti ricapita, ma lui non fa nemmeno toccare terra alla fesa: piattone lì dove tanto il portiere non può arrivare nemmeno se vola e sono due. Una cosa difficilissima, trasformata nel gesto più semplice che si possa vedere. L’esultanza? Cammina verso i nostri tifosi, allarga le braccia come a dire “Cosa volete che vi dica, ho fatto quello per cui mi pagano” e con la mano indica il due per ribadire il concetto. Nessuna incredulità, nessuno stupore: ne ha fatti due, al Liverpool, ad Anfield e la reazione è quella di chi quella scena l’ha vissuta talmente tante volte nella sua testa da esserci familiare.
Sul terzo gol, c’è ancora il suo zampino. Szoboszlai prende palla a centrocampo, Gianluca lo aspetta come un Leone con la preda e quando s’accorge che l’ungherese al posto di smistarla vuole provare a passarlo con una zampata alla “Ma non provarci nemmeno” si riprende il pallone, va a ficcarsi in mezzo a tre per darla ad Ederson davanti alla porta, respinta e tapin di Pasalic che fa 3 a 0.
Al ritorno potrebbe succedere di tutto, non si può dare nulla per scontato. Ma sicuramente, della notte di ieri, ce ne ricorderemo per il resto della vita. Diventerà una storia della buonanotte, La storia di Gianluca che in una notte a Liverpool decise di diventare un fenomeno.
By Otis