12/08/2020 | 11.30
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Sconcertato



Su uno dei maggiori quotidiani nazionali appariva ieri un articolo di Mario Sconcerti dedicato al quarto di finale dell'Atalanta. Il giornalista toscano, dopo una stagione in cui ci ha remato contro a favore delle solite note con un bacino di utenza da blandire, terminato il tempo in cui la nostra posizione ed il nostro gioco potevano (ai suoi occhi) apparire come una insperata serie di coincidenze (bravi ma dopo la gita ai quartieri alti tornatevene al vostro posto), ha cominciato a salire sul carro ed ad elencare nei suoi articoli i luoghi comuni più diffusi riguardanti i motivi della posizione acquisita. Nulla di sbagliato, le pagine le deve riempire ed i numeri impongono certi argomenti.

Dicevo, ieri Sconcerti ha dedicato, in vista del quarto di finale, un articolo in cui ci incitava ad andare fino in fondo ma nel mezzo una frase mi ha "sconcertato" non nel senso che sono rimasto basito ma nel senso che ho avuto conferma che chi non vive l'Atalanta come passione (come ogni altra passione ovviamente) non riesce a calarsi fino in fondo nella realtà che vuole analizzare.

Una frase in particolare, nel mezzo dell'articolo: "Conosco Bergamo, il suo senso della vita e la sua concretezza, non voglio portarvi dove la città non vuole andare. Ma conosco anche il calcio e il calcio non ama i giusti, non gli bastano, non ama i timidi, ha gusti selvaggi e chiede che tu li fermi per lui".

Due considerazioni su questa frase, la prima è che riflette il modo di pensare di chi vede il risultato prima di tutto e non si ferma al pensiero ma manovra sotto traccia (o a volte neppure tanto sottotraccia, vedi la premiazione di Rocchi a Torino da parte di una società, non della federazione, per il suo addio al calcio fischiato) per indirizzare i risultati fregandosene a volte di quello che dicono il senso dello sport e le evidenze del campo.

La seconda, strettamente legata alla prima, è che la città di Bergamo, o perlomeno la maggior parte dei tifosi nerazzurri, questi metodi non solo non li vuole seguire ma neppure che siano accostati ai nostri colori.

Stasera vincere o perdere è importante ma relativo, stasera vogliamo vedere chi scende in campo dare l'anima, non per soldi o per il valore del risultato e dei conseguenti vantaggi ma perché loro giocheranno per Bergamo e per far vedere che, almeno in Europa, conta lo sport più che gli interessi economici.

Caro Sconcerti non ci accomuni al pensiero comune, ci lasci "timidi" ma calcisticamente sfrontati, le chiedo gentilmente di lasciar stare certe idee o di riservarle a chi questo modo di pensare apprezza e segue.

 

p.s. molto meglio sarebbe se anche lei convergesse sul nostro pensiero ma capisco che le idee su cui ha basato una carriera siano difficili da scalfire

 

nostro crollo. Poi pian piano ha capito che gli conveniva cambiare obbiettivo ed ha cominciando a capire qualcosa di più. Col pezzo certifica che per vincere in Italia non basta essere i migliori e corretti, io questo da persona, da bergamasco e da atalantino non lo accetto. Ho quasi litigato con un mio collega gobbo il quale dopo l'1 a 3 dell'andata frutto di una serie di nefandezze arbitrali in linea con quanto scrive Sconcerti "il calcio non ama i giusti, non li accetta", ghignando mi disse "c'è ancora più soddisfazione a vincere così, rubando". Il resto del pezzo è retorica. Scusate ma per quel che mi riguarda va dritto nel cestino.
By brignuca
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