19/07/2021 | 12.00
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Scudetto a poco prezzo: Sacchi, ti ricordi il Leicester? - by Albo

“Se spendi 10 e le altre 100, è difficile risultare favoriti per lo Scudetto”. Pensieri e parole rilasciate alla Gazzetta da Arrigo Sacchi, grande mente illuminata del calcio italiano che sicuramente non parla a vanvera, ma che personalmente cozzano un poco con la filosofia del “calcio totale” mostrato con il Milan degli olandesi e la Nazionale.

L’ex c.t degli Azzurri meglio di tutti dovrebbe sapere come i milioni contano relativamente su un campo da gioco, perché spesso è il collettivo, non il singolo a vincere. O meglio, un gruppo di stelle pagate a peso d’oro.

Certo, grazie ai miliardi di lire spesi dal patron Berlusconi per i vari Rijkard, Gullit e Van Basten, forse il suo concetto di bel gioco passò leggermente in secondo piano, dato che quella triade di fenomeni bastava e avanzava per pagare il metaforico ristorante dello Scudetto da 100. E soprattutto le cene luculliane di Champions League.

Qualche decennio dopo Antonio Conte riprese il concetto del tecnico emiliano, con la famosa frase “Non puoi mangiare con 10 euro in un ristorante da 100 euro”, segno di come nel calcio moderno sia vigente la presunta equazione “Più spendo= più vinco senza problemi”.

Equazione confutata dai vari City e PSG in campo internazionale negli ultimi anni, ma dettagli. O forse no.

Già perché l’Atalanta in questo lustro ha dimostrato di saper raggiungere i propri obiettivi e addirittura superarli alla grande spendendo poco.

I trofei ancora stentano ad arrivare, vero, ma i piazzamenti raggiunti in campionato e in Champions sono risultati più esaltanti rispetto alle più blasonate Inter, Milan e Juventus, che non hanno certo badato a spese per tornare ai vecchi fasti del passato, ma ancora una volta qualcosa è andato storto.

Fortuna per qualcuno, capacità di approfittare del momento di calo delle altre per raggiungere il massimo splendore per altri, ma non per il caro Sacchi che riconosce la forza delle idee di Gasperini, che tutto sommato vede con un erede ideologico, ma senza coppe o trofei da vantare.

Già, perché alla fine conta solo vincere per non passare come un eterno incompiuto, ma sono rari i casi in cui la sola fortuna e il solo lavoro di squadra hanno trionfato su squadroni ben più attrezzati.

E allora come se lo spiega il caso del Leicester di Ranieri campioni di Premier League nel 2016, squadra partita in sordina con una campagna acquisti di circa 50 milioni (alti per gli standard italiani, ma là c’è più grana anche per le piccole) e che è riuscita ad avere la meglio sulle mostruose United, City, Chelsea, Arsenal , Liverpool e Tottenham?

Altro raro momento storico in cui Davide sconfigge Golia, ma passato alle cronache proprio perché alla fine l’agognato (ma non aspettato) trofeo è arrivato.

Un trofeo (come lo Scudetto) che ora in molti confidano che la Dea possa vincere, per non dimostrare di essere un’eterna compiuta, ma come i soldi alla fine possono accorciare i tempi verso momenti di gloria. Come diceva una vecchia frase di Spiderman “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. In questo caso da grandi milioni deriva l’obbligo di vincere, perché a noi basta solo riassaporare quei momenti di gloria, rimanendo fedeli a ciò che siamo.

 

Albo



 
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